Il termine insediamento ebraico “illegale” porta a credere che da qualche parte là fuori ci siano insediamenti ebraici “legali” e la domanda che si pone è “Dove?” Dove ci sono insediamenti ebraici legali in Palestina?
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Di Miko Peled – 21 dicembre 2021
Immagine di copertina: Coloni estremisti israeliani prendono parte a una “Marcia delle Bandiere” nella città di Lod, 5 dicembre 2021. Foto | Activestills
Homesh, Palestina occupata – Torna di attualità la questione degli insediamenti ebraici illegali, questa volta a causa di un recente attacco di combattenti palestinesi che hanno aperto il fuoco su un’auto con a bordo coloni israeliani nel nord della Cisgiordania. Uno dei coloni è stato ucciso e due sono rimasti feriti mentre la loro auto viaggiava vicino a quello che fonti israeliane chiamano un “insediamento illegale” di nome Homesh, un avamposto eretto e mantenuto senza il permesso del governo o dell’esercito israeliano. I coloni stavano tornando a casa in un altro insediamento, Shavei Shomron. I coloni della regione sono fanatici militanti noti per essere particolarmente violenti e in numerose occasioni hanno attaccato i palestinesi che vivono nei villaggi vicini.
Legge internazionale
Secondo Amnesty International, “la politica israeliana di insediare i suoi civili nei territori palestinesi occupati e di sfollare la popolazione locale contravviene alle regole fondamentali del diritto internazionale umanitario”. Come elencato sul sito web di Amnesty, l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra sancisce:
“La Potenza occupante non può insediare o trasferire parti della propria popolazione civile nel territorio che occupa”.
La Convenzione di Ginevra proibisce anche “i trasferimenti forzati individuali o di massa, nonché le deportazioni di persone protette dal territorio occupato”. Israele lo aggira affermando di non essere una “potenza occupante”, ma piuttosto l’unico potere sovrano in tutta la Palestina. Questa opinione, sebbene non popolare o un interpretazione della legge, è sostenuta anche da molti amici di Israele in tutto il mondo.
Un rapporto pubblicato questo novembre da France24 afferma che le Nazioni Unite hanno accusato Israele di “violare palesemente il diritto internazionale espandendo gli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est”. Secondo il rapporto, le Nazioni Unite hanno anche affermato che “gli insediamenti sono illegali” e hanno esortato il governo israeliano a fermare immediatamente l’espansione pianificata degli insediamenti.
Il rapporto di France24 prosegue affermando che l’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Tor Wennesland, in un incontro ha dichiarato: “Sottolineo ancora una volta, senza mezzi termini, che gli insediamenti israeliani costituiscono una flagrante violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”. Wennesland ha anche definito gli insediamenti come “un grave ostacolo al raggiungimento di una soluzione a due Stati e di una pace giusta, ampia e duratura”.
I vari governi di Israele non hanno nascosto il fatto che non hanno interesse in una soluzione a due Stati, o in qualsiasi altra soluzione per quella materia. Dal 1967, Israele ha fatto tutto ciò che era in suo potere per assicurarsi che una tale soluzione non fosse possibile. Nell’ottobre del 2020, il sito di notizie delle Nazioni Unite UN News ha riferito che il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi, Michael Lynk, ha commentato che: “gli insediamenti israeliani continuano a erodere la terra destinata allo Stato palestinese indipendente”. Poiché tutti i governi israeliani hanno dichiarato apertamente di non avere alcun interesse nella creazione di uno Stato palestinese, questo non sorprende. Lynk ha anche aggiunto che la comunità internazionale “osserva, a volte obietta, ma non agisce”. Lynk ha rilasciato i commenti mentre la Commissione di pianificazione del Ministero della Difesa israeliano stava approvando la costruzione di quasi 5.000 ulteriori unità abitative per i coloni ebrei in Cisgiordania. “È giunto il momento di rendere conto”, ha detto Lynk.
Gli ebrei possono vivere dove vogliono
Il corteo funebre del colono che è stato ucciso nell’attacco è iniziato presso l’avamposto “illegale” dove è stato ucciso, Homesh. Diversi politici israeliani hanno parlato durante il funerale, svoltosi a Gerusalemme. Al funerale era presente l’ex sindaco di Gerusalemme, Nir Barakat, che a un certo punto ha invitato i cittadini ebrei della città a portare armi per proteggersi dagli “attacchi palestinesi”. Barakat è uno dei numerosi membri del Partito Likud che rappresentano una seria sfida per l’attuale leader del partito, Benjamin Netanyahu.
Durante il funerale, Barakat ha detto: “Agli ebrei è permesso di vivere dove vogliono, e noi proteggeremo questo diritto”, ponendo così fine a qualsiasi questione che potesse sorgere riguardo alla legittimità, o alla mancanza di legalità, di qualsiasi insediamento israeliano in Palestina.
Secondo il Times of Israel, Bezalel Smotrich, leader del partito militante religioso-sionista di estrema destra, ha affermato che Homesh dovrebbe essere fortificato e ulteriormente ampliato come risposta all’attacco. Smotrich disse di credere che: “Dio ha inviato Yehuda (il colono ucciso) per indurci a tornare a Homesh, a costruire la Yeshiva e ad affermare la Torah a Homesh”. L’avamposto di Homesh avrebbe dovuto essere abbandonato nel 2005, ma da allora è stato rioccupato da un gruppo di coloni.
Gli Stati Uniti non offrono soluzioni
Il Portavoce del Dipartimento di Stato Americano Ned Price ha rilasciato una dichiarazione in merito all’attacco: “Condanniamo fermamente l’attacco terroristico di oggi in Cisgiordania che ha ucciso un cittadino israeliano e ne ha feriti altri due. Il nostro pensiero va alle vittime di questo attacco e alle loro famiglie”.
In una conferenza stampa a marzo, quando a Price fu chiesto ripetutamente dal giornalista dell’Associated Press Matt Lee “Dove vanno i palestinesi per affrontare i loro problemi?” si rifiutò di dare una risposta. Poi, a maggio, parlando del diritto di Israele all’autodifesa, Price ha affermato: “Il diritto all’autodifesa include l’uso della forza”.
Non si può fare a meno di vedere le evidenti contraddizioni e i doppi standard nella politica estera degli Stati Uniti. Se i palestinesi non hanno alcun ricorso e nessuno a cui rivolgersi per affrontare l’ingiustizia e la violenza che subiscono da Israele, e se il diritto all’autodifesa include il permesso di usare la forza, perché allora Price condanna l’attacco palestinese contro gli autori della violenza?
Ipocrisia
Il termine insediamento ebraico “illegale” porta a credere che da qualche parte là fuori ci siano insediamenti ebraici “legali” e la domanda che si pone è “Dove?” Dove ci sono insediamenti ebraici legali in Palestina?
Un’altra domanda che solleva è “Cosa rende legale un insediamento?” Secondo Israele, non c’è differenza tra la legalità degli insediamenti ebraici costruiti nel Naqab, in Galilea, a Gerusalemme o in “Giudea e Samaria”.
Inoltre, dovrebbe essere chiarito che gli insediamenti sono, in molti casi, grandi centri urbani e persino città. La città di Omer nel Naqab non è più legale di Kiryat Araba a Hebron, Ariel in Cisgiordania o Ma’ale Edomin alla periferia di Gerusalemme. Praticamente tutte le città israeliane sono insediamenti illegali. Se accettiamo la legalità di Tel-Aviv, allora possiamo anche accettare la legalità di Homesh. Israele lo fa certamente. Se è così, le Nazioni Unite e Amnesty International dovrebbero ammettere che Israele non ha alcuna legittimità, o almeno smettere di fingere di preoccuparsi.
Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five”.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org