Fin dalla sua istituzione, l’agenzia di spionaggio israeliana è stata un’organizzazione terroristica.
Fonte: english version
Di As`ad AbuKhalil – 30 dicembre 2021
Immagine di copertina: Reuven Rivlin Benjamin Netanyahu e Yossi Cohen assegnano certificati di eccellenza a 13 dipendenti del Mossad per il 2017 Dicembre 2017(Kobi Gideon,GPO Israel, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons)
Il Mossad gode da tempo di una reputazione stellare nei media e nelle culture occidentali; storie e film che rendono omaggio alla presunta genialità del servizio di spionaggio israeliano continuano a proliferare e Hollywood spesso si affida all’agenzia per sviluppare sceneggiature spettacolari.
La storia di Eli Cohen (una spia israeliana che visse in Siria e che fu successivamente catturata e impiccata, non è certo una storia di successo) è stata raccontata in libri e film in molte lingue. Ma come il direttore della C.I.A. sotto Carter, Mansfield Turner, una volta disse ad ABC News: il Mossad è una media agenzia di spionaggio con un eccezionale servizio di pubbliche relazioni.
I media occidentali spesso e volentieri producono storie interamente basate sulle affermazioni del Mossad senza fornire sempre prove per tali affermazioni. È vero, all’inizio della storia dello Stato di occupazione israeliano, l’agenzia svolse un ruolo nel corrompere politici e giornalisti arabi e riuscì a infiltrarsi nelle organizzazioni dell’OLP. Ma il Mossad è anche un’organizzazione omicida e terroristica e, sin dal suo inizio, ha ignorato le vite arabe e non si è mai preso la briga di distinguere tra civili arabi e combattenti.
Ora sappiamo dal libro di Ronen Bergman del 2018, “Rise and Kill First, The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations ” (Alzati e Inizia ad Uccidere: Storia Segreta Degli Omicidi Mirati di Israele), che l’agenzia di spionaggio israeliana gestiva una rete terroristica in Libano usando auto, camion e persino asini con trappole esplosive per uccidere gli arabi in nome di una fittizia organizzazione libanese, il Fronte per la Liberazione del Libano dagli Stranieri.
Molti tiranni arabi, specialmente quelli che non erano affatto coinvolti nel conflitto arabo-israeliano, trovarono utile il Mossad. Israele è stato in grado di sedurli con la sua fantastica esagerazione sui suoi presunti successi. In realtà, fin dall’inizio del Movimento Sionista, l’agenzia incaricata di spiare e trattare con gli arabi (l’Agenzia Ebraica) aveva a sua disposizione un enorme disponibilità in valuta estera. I leader arabi furono comprati a buon mercato.
Non furono l’abilità o le profonde intuizioni nella cultura araba che diedero al Mossad il suo primo vantaggio. Invece, fu il denaro e la totale incompetenza dei servizi di controspionaggio dei paesi arabi, molti dei quali gestiti da potenze occidentali, a rendere più facile il suo lavoro.
Monarchie facili obiettivi
Non sappiamo quando iniziarono le intrusioni del Mossad nella politica araba, ma chiaramente le monarchie erano molto più facili da infiltrare rispetto ai regimi militari che vigilavano contro l’infiltrazione dei servizi israeliani. È stato riferito all’epoca che l’agenzia non aveva una sola risorsa all’interno dell’Iraq di Saddam al tempo delle guerre del Golfo (nel 1991 e nel 2003), nonostante gli stretti rapporti con i partiti curdi nel nord.
Allo stesso modo, l’Egitto di Gamal Abdel Nasser non fu infiltrato da agenti israeliani; un primo tentativo negli anni ’50 di reclutare individui ebrei locali per organizzare un sabotaggio (non meno contro gli interessi occidentali) fu scoperto e neutralizzato dal governo. Israele negò fermamente ogni coinvolgimento, e le bugie israeliane in seguito furono catalogate come tattiche segrete di depistaggio note con l’appellativo di “Affare Lavon”, dal nome dell’allora Ministro della Difesa israeliano.
Si è parlato molto del genero di Nasser, Ashraf Marwan (che Israele sostiene fosse la sua spia), ma non ricopriva alcun incarico di rilievo sotto Nasser. Il suo ruolo politico crebbe sotto l’antagonista di Nasser, Anwar Sadat. Marwan era un faccendiere, anche secondo i racconti israeliani, e non era il prodotto di qualche ingegnosa operazione del Mossad. Offrì volontariamente i suoi servizi per i quali fu ricompensato profumatamente.
Non conosciamo i modi in cui il Mossad all’inizio cooperò con i tiranni arabi, ma alcuni paesi sembravano essere più inclini ai suoi servizi rispetto ad altri. L’agenzia di spionaggio aveva un grande vantaggio in quanto molti israeliani avevano la doppia cittadinanza e potevano entrare nei paesi arabi usando passaporti non israeliani. Il Libano era forse il paese più aperto ai suoi agenti, seguito dal Marocco, dove il Re manteneva segretamente stretti legami con il governo israeliano.
Il Mossad collaborò con i servizi segreti marocchini e ora sappiamo che Israele fu determinante nel rapimento e nell’omicidio del leader dell’opposizione marocchina Mahdi ben Barka nel 1965. Una collaborazione così stretta tra un governo arabo e Israele non era rara, poiché anche il governo saudita cercò l’aiuto israeliano nella guerra in Yemen degli anni ’60.
Terreno di gioco libanese
La firma degli accordi di pace tra i governi arabi e Israele nel 2020 aprì altre porte al Mossad. Egitto e Giordania furono i primi governi arabi a firmare trattati di pace con Israele, ma il Libano durante gli anni della guerra civile fu un terreno di gioco aperto per gli agenti israeliani.
Erano così coinvolti nella guerra civile libanese che avevano un edificio speciale come quartier generale a Beirut Est (George Freiha racconta la storia della costruzione di una villa per il Mossad a Beirut Est nel suo libro, Ma’a [Cento] Bashir).
L’agenzia di spionaggio israeliana è stata pesantemente coinvolta in ogni guerra civile e conflitto regionale in Medio Oriente dal 1948: dalla ribellione curda in Iraq, alla ribellione dell’Oman nel Dhofar, al Sahara occidentale, Sud Sudan, la guerra civile libanese, Settembre Nero in Giordania nel 1970 e la recente guerra siriana (bombardando martedì il porto di Latakia, per esempio).
Il ruolo del Mossad si è notevolmente ampliato negli ultimi anni, poiché i regimi degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita hanno stretto legami con il governo di Benjamin Netanyahu. È stato in grado di abbagliare rapidamente i despoti del Golfo con la tecnologia di spionaggio militare israeliana. Il recente scandalo su Pegasus mostra come il Mossad possa essere utile (come lo è stato per i governanti marocchini) contro oppositori e dissidenti.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno ora il più esteso sistema di sorveglianza di massa mai costruito nella storia dei servizi di sicurezza arabi. Nemmeno i governi Bath in Siria e Iraq sono stati in grado di stabilire uno stretto sistema totalitario di controllo e sorveglianza come quello degli Emirati Arabi Uniti (che si affida all’assistenza e alla tecnologia israeliana e agli esperti di spionaggio americani in pensione per costruire una versione più piccola della NSA).
La repressione araba, specialmente nel Golfo, ora porta le impronte digitali dei servizi segreti israeliani.
C’è spazio per la crescita delle relazioni tra il Mossad e i tiranni arabi, che hanno molto in comune. L’agenzia è disposta a proteggere i tiranni dai loro oppositori e dai dissidenti e può rintracciare e uccidere gli oppositori di un regime. In passato faceva proprio questo.
Inoltre, il Mossad può addestrare ed equipaggiare i migliori guardiani del sovrano. La tecnologia israeliana viene utilizzata dai tiranni arabi, non solo contro dissidenti e critici, ma anche contro i membri delle famiglie dei governanti, come è stato rivelato nel caso del sovrano di Dubai, Muhammad bin Rashid.
Il Mossad riceve enormi benefici da quei tiranni: possono essere pagati somme redditizie in cambio dei servizi di omicidio e sorveglianza. Sono chiaramente in corso operazioni congiunte e l’omicidio del leader di Hamas Mahmoud Mabhouh da parte del Mossad non avrebbe potuto essere compiuto senza la cooperazione e l’acquiescenza del regime degli Emirati Arabi Uniti (naturalmente, la goffaggine dell’operazione ha costretto il regime ad ammetterla, forse a causa dell’esuberanza del capo della polizia di Dubai).
Un ruolo più importante in arrivo
Il Mossad giocherà un ruolo sempre più importante nella politica araba: può fornire non solo armi letali ma anche tattiche strategiche, trasmettendo informazioni sulla vita privata dei nemici dei despoti o persino dei membri problematici delle loro famiglie. Inoltre, l’agenzia può fornire formazione e sponsorizzazione dei servizi di spionaggio arabi: è molto probabile che i servizi segreti sauditi, degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein stiano seguendo le orme dei servizi segreti marocchini nell’ottenere la sponsorizzazione e l’assistenza del Mossad.
Netanyahu ha persino usato l’agenzia come collegamento ufficiale con i tiranni arabi, che sapeva essere molto impressionati dalla reputazione in gran parte miticizzata dell’agenzia di spionaggio. Israele ha investito molto nell’esagerare le sue imprese per il pubblico arabo e occidentale (per ragioni diverse). Il fatto che il Mossad fosse il canale preferito di Netanyahu per rapportarsi con i despoti arabi sottolinea i servizi che Netanyahu era disposto a fornire in cambio del riconoscimento e della cooperazione ufficiali.
Di conseguenza, i tiranni arabi sono tenuti in ostaggio dalla disinformazione del Mossad quando si tratta della “minaccia” iraniana, un tema in cui gli Stati Uniti e Israele hanno investito molto nel promuovere in Medio Oriente e nel mondo.
Israele e gli Stati Uniti hanno anche investito molto nella conservazione dell’ordine tirannico arabo. Solo mantenendo quell’ordine Israele può sognare di continuare il suo processo di normalizzazione con varie capitali arabe. Il Mossad sarà cruciale in quella missione.
Il popolo arabo ha reso chiaro il suo risentimento per Israele e l’agenzia sarà necessaria per aiutare i despoti arabi a rintracciare e possibilmente uccidere i leader della causa palestinese nel mondo arabo. Quando i media occidentali parlano della mancanza di democrazia tra gli arabi, anche loro vengono influenzati dalla propaganda israelo-americana che favorisce una spiegazione orientalista della politica araba, perché la realtà dell’oppressione porta prove della complicità USA-Israele.
As`ad AbuKhalil è un professore libanese-americano di scienze politiche presso l’Università Statale della California, Stanislaus. È autore del Dizionario storico del Libano (1998), Bin Laden, Islam and America’s New War on Terrorism (Bin Laden, l’Islam la Nuova Guerra Americana al Terrorismo – 2002) e The Battle for Saudi Arabia (La battaglia per l’Arabia Saudita – 2004). Twitter @asadabukhalil
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org