Il co-fondatore dell’ISM Neta Golan si rifiuta di presentarsi in tribunale in solidarietà con i detenuti amministrativi palestinesi

Dal 1° gennaio, 500 detenuti amministrativi palestinesi, incarcerati nelle prigioni israeliane senza accusa né processo,  hanno intrapreso un boicottaggio collettivo e globale dei tribunali militari israeliani.

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DI Yumna Patel – 24 febbraio 2022 

Immagine di copertina: Neta Golam (credit ISM)

Un tribunale israeliano ha emesso un mandato d’arresto per l’attivista israeliana anti-apartheid Neta Golan, dopo che si è rifiutata di comparire in tribunale in solidarietà con un boicottaggio durato mesi dei tribunali israeliani da parte dei detenuti amministrativi palestinesi.

Il 21 febbraio il tribunale di Ashdod ha emesso un mandato di comparizione per Golan, co-fondatrice del Movimento di Solidarietà Internazionale (International Solidarity Movement – ISM), dopo che si era rifiutata di presentarsi in tribunale per un’udienza in merito a un’accusa contro di lei.

Il caso contro Golan riguarda la sua partecipazione alle proteste di solidarietà al confine di Gaza nel 2020.

Nella sua lettera alla Corte, Golan ha scritto: “Questo atto è in solidarietà con i 500 detenuti amministrativi palestinesi che sono attualmente detenuti a tempo indefinito, senza un atto d’accusa e senza che i loro avvocati abbiano accesso alle prove contro di loro. Mi unisco alla richiesta dei detenuti che Israele fermi l’uso esteso e cinico della detenzione amministrativa contro i palestinesi”.

Dal 1º gennaio, 500 detenuti amministrativi palestinesi incarcerati nelle prigioni israeliane senza accusa né processo, hanno intrapreso un boicottaggio collettivo e globale dei tribunali militari israeliani.

Nell’ambito del boicottaggio, i detenuti si sono rifiutati di partecipare alle procedure e alle udienze dei tribunali di qualsiasi grado, mentre i loro avvocati si sono anche rifiutati di partecipare alle procedure giudiziarie per loro conto.

“Il tribunale che mi concede diritti come ebreo in virtù della mia origine etnica, e non offre gli stessi diritti ai nativi di altra origine, fa parte di un sistema discriminatorio che mira a favorire la conservazione di una maggioranza ebraica tra i fiumi e il mare”, ha scritto Golan nella sua lettera alla Corte.

“Lo stesso sistema commette atti criminali allo scopo di mantenere un regime di controllo da parte di un gruppo razziale su un altro e la sua sistematica oppressione. Questa è la definizione del crimine di apartheid. E non sono disposta a rendermi complice di questo crimine”, ha detto.

Nella sua lettera, Golan ha evidenziato il caso dell’adolescente  palestinese Amal Nakhleh, che è stata imprigionata da Israele in detenzione amministrativa per oltre un anno e soffre di una rara malattia autoimmune.

Nakhleh è uno dei 500 prigionieri palestinesi attualmente in detenzione amministrativa e uno dei 180 minori palestinesi imprigionati da Israele.

I detenuti protestano contro le misure punitive nelle carceri israeliane

Oltre al boicottaggio attuato dai detenuti amministrativi, nelle ultime settimane i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane hanno intrapreso ulteriori boicottaggi, in segno di protesta contro la “punizione collettiva” israeliana dei prigionieri.

I boicottaggi sono iniziati il ​​6 febbraio, dopo che il Servizio Penitenziario Israeliano (IPS) ha ridotto la quantità di tempo e il numero di prigionieri ammessi all’esterno contemporaneamente per la ricreazione, in violazione di precedenti accordi tra i prigionieri e l’IPS.

Da allora, i prigionieri si sono rifiutati di lasciare le loro celle per il tempo loro assegnato, chiamato anche “Fora”.

Nelle ultime settimane, Al Jazeera ha riferito che le autorità dell’IPS hanno minacciato i prigionieri di isolamento nella prigione di Hadarim, hanno effettuato irruzioni e aggredito prigionieri nel carcere di Ofer e hanno sottoposto i detenuti a perquisizioni arbitrarie nella prigione di Nafha.

La Società dei Prigionieri Palestinesi (PPS) ha condannato le azioni dell’IPS, affermando che “il tentativo dell’amministrazione di imporre un maggiore controllo sulla durata dei Fora, così come sul numero dei prigionieri, fa parte dei tentativi di imporre maggiore controllo e supervisione sui prigionieri”.

PPS fa notare che storicamente, attraverso innumerevoli scioperi e boicottaggi, l’aumento del tempo passato all’aperto in cortile è sempre stato in cima alla lista delle richieste dei prigionieri.

PPS ha osservato che il Fora gioca un ruolo importante nella vita carceraria, poiché “trasforma efficacemente questo spazio del carcere in un forum in cui si costruiscono la conoscenza, la lotta e le relazioni sociali e contribuisce a organizzare la vita quotidiana dei detenuti, oltre all’importanza per la salute fisica e mentale del detenuto”.

“Un obiettivo centrale dell’IPS è colpire la struttura della vita collettiva dei prigionieri a livello organizzativo e di detenzione, riducendo così il ruolo delle strutture dirigenziali in modo da influenzare negativamente la capacità dei detenuti di organizzare i loro programmi autogestiti, di detenzione, culturali, sociali ed educativi”.

Yumna Patel è il Direttore delle notizie sulla Palestina per Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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