L’Europa è davvero più civilizzata? il conflitto ucraino: un palcoscenico di razzismo per riscrivere la storia

La guerra tra Russia e Ucraina è stata un palcoscenico di commenti e comportamenti razzisti, alcuni espliciti ed ovvi, altri impliciti ed indiretti.

Fonte: english version

Ramzy Baroud – 4 aprile 2022

Immagine di copertina: Il corrispondente della CBS Charlie D’Agata ha suscitato reazioni negative dopo aver paragonato la violenza in Afghanistan all’invasione della “relativamente civile” Ucraina . (Foto: dal web)

Quando un orribile video di 6 minuti che mostrava dei soldati ucraini che sparavano e torturavano dei soldati russi legati e incappucciati è circolato in rete, la gente indignata sui social media e altrove ha paragonato tali atti alle torture perpetrate da Daesh(Isis).

In una rara ammissione di responsabilità morale, Oleksiy Arestovych, un  consigliere del presidente ucraino, ha prontamente ricordato ai combattenti ucraini della loro responsabilità rispetto al diritto internazionale. “vorrei ricordare, ancora una volta,  a tutti i nostri soldati, civili e forze di difesa che la violenza nei confronti dei prigionieri è un crimine di guerra che non prevede amnistia sotto il diritto militare e non è soggetto a prescrizione,” ha detto, affermando che “Noi siamo un esercito europeo”, come se quest’ultimo fosse sinonimo di una condotta civile.

Tuttavia, anche quella parvenza di ammissione  di responsabilità trasmette un sottile razzismo/lascia trasparire una vena di razzismo, come a dire che i “non-occidentali”, “non europei”, potrebbero compiere tali   atti di violenza vili e ignominiosi, ma certamente non gli europei, più razionali, umani e intellettualmente superiori.

Questo commento, seppur meno esplicito, ricorda una delle osservazioni razziste del corrispondente della CBS, Charlie D’Agata, del 26 febbraio, quando aveva vergognosamente paragonato le città mediorientali alla capitale ucraina, Kiev, affermando che “a differenza dell’Iraq e dell’Afghanistan,(….) questa è una città relativamente civilizzata, quasi europea”.

La guerra tra Russia e Ucraina è stata un palcoscenico di commenti e comportamenti razzisti, alcuni espliciti ed ovvi, altri impliciti ed indiretti. Tuttavia lo scorso febbraio,il primo ministro bulgaro, Kiril Petkov, tutt’altro che implicito nell’affrontare la questione dei profughi ucraini, senza troppi giri di parole ha affermato che “queste persone sono europee. (..) questa è gente intelligente, che ha studiato. Non si tratta dell’ondata di migranti a cui eravamo abituati, gente dall’identità incerta, persone con un passato oscuro che sarebbero potute essere addirittura terroristi.”

Un’altro dei tanti esempi parlanti che mette in risalto il razzismo occidentale  e la continua negazione della sua tetra realtà, è stata un’intervista del quotidiano italiano  “La Repubblica” al comandante del battaglione ucraino Azov, Dmytro Kuharchuck. Milizia, quest’ultima, nota per essere una frangia di estrema destra, palesemente razzista e avvezza ad atti di violenza. Tuttavia, il giornale ha descritto Kuharchuck come “il combattente che non ti aspetti. Legge Kant e non usa soltanto il suo bazooka.” Se questa non è la perfetta definizione di negazione, cos’altro può essere?

Detto questo, i nostri fieri amici europei devono fare attenzione prima di soppiantare la parola “europeo” con “civiltà” e rispetto per i diritti umani. Non devono dimenticare il loro passato o riscrivere la loro storia perché, dopo tutto, la schiavitù su base razziale è un marchio  europeo ed  occidentale. La tratta degli schiavi, a causa della quale milioni di africani vennero rapiti e venduti nel corso di quattro secoli, è stata una pratica tutta europea. Secondo l’Encyclopedia Virginia, “circa 1,8 milioni di persone morirono  nel Middle Passage(passaggio di mezzo)  della tratta atlantica degli schiavi”. Altre stime riportano cifre molto più alte.

Il colonialismo è un’altra peculiarità europea, iniziata nel quindicesimo secolo, si è protratta per molti secoli devastando l’intero emisfero meridionale. A differenza della tratta degli schiavi, il colonialismo ha ridotto in schiavitù interi popoli e diviso interi continenti in sfere di influenza europee, come l’Africa..

Il Congo apparteneva letteralmente ad una sola persona, il re belga Leopoldo II. L’India fu, di fatto, colonizzata e controllata dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali e, successivamente , dal governo inglese. Le sorti del Sud America furono ampiamente influenzate dalle dottrine Monroe imposte dagli Stati Uniti nel 1823. Per circa 200 anni, questo continente ha pagato, e continua a pagare, il carissimo prezzo del colonialismo e neocolonialismo statunitense. Nessun numero o cifra può realmente esprimere la distruzione e il bilancio delle vittime che il colonialismo dell’Europa occidentale ha inflitto al resto del mondo, semplicemente perché si stanno ancora contando le vittime. Ma per dovere di cronaca, secondo lo storico americano Adam Hochschild, dieci milioni di persone hanno perso la vita in Congo tra il 1885 e il 1908.

E come possiamo dimenticare che entrambe le guerre mondiali sono state interamente europee e si sono lasciate alle spalle rispettivamente  circa 40 e 75 milioni di morti. (esistono stime sensibilmente più alte).

L’aspetto raccapricciante di queste guerre europee può essere paragonata soltanto alle atrocità perpetrate, anche dagli europei, in tutto il sud del mondo, per centinaia di anni .

Pochi mesi dopo la costituzione della NATO nel 1949, i zelanti paesi europei non esitarono ad ostentare i propri muscoli in Corea nel 1950, provocando una guerra che durò tre anni e portò alla morte di circa 5 milioni di persone. La guerra di Corea, così come tanti altri conflitti innescati dalla NATO, rimane un ferita aperta ancora oggi. E la lista va avanti, dalle vergognose Guerre dell’Oppio in Cina, iniziate nel 1839, ai bombardamenti nucleari del Giappone nel 1945, alla distruzione del Vietnam, Laos, Cambogia, rispettivamente nel 1954, 1959 e 1970, fino all’intromissione politica, agli interventi militari e i cambi di regime in numerosi paesi del mondo. E’ tutta opera dell’Occidente, degli Stati Uniti e dei suoi disponibilissimi “partner europei”, tutto in nome della democrazia, della libertà e dei diritti umani.

Se non fosse stato per gli europei, la Palestina avrebbe raggiunto l’indipendenza decenni fa, e la sua gente, compreso il sottoscritto, non sarebbe diventata un popolo di rifugiati che soffre sotto il giogo dello stato sionista israeliano. Se non fosse stato per gli Stati Uniti e gli europei, l’Iraq sarebbe rimasto un paese sovrano e si sarebbero risparmiate milioni di vite appartenenti ad una delle più antiche civiltà del mondo; e l’Afghanistan non avrebbe dovuto sopportare queste immense sofferenze.

Nonostante lo scorso anno,  gli Stati Uniti e i loro  amici europei abbiano finalmente ceduto lasciando l’Afghanistan, oggi continuano a tenere in ostaggio il paese bloccando i suoi fondi e portandolo  lentamente alla fame.

Perciò, prima di esaltare le virtù dell’Europa, sminuendo il resto del mondo, i sostenitori di Arestovych, D’Agata, e Petkov dovrebbero guardarsi allo specchio e riconsiderare la loro infondata visione etnocentrica del mondo e della storia. Infatti, se c’è qualcuno che merita di far valere i propri diritti ,sono le nazioni colonizzate che hanno resistito al colonialismo, gli schiavi che hanno combattuto per la loro libertà e le nazioni oppresse che hanno resistito agli oppressori europei, nonostante il dolore e la sofferenza che tali lotte hanno comportato.

Purtroppo, però, invece di utilizzare il conflitto russo-ucraino come un’opportunità per riflettere sul futuro del progetto europeo, qualunque esso sia, l’Europa lo sta sfruttando come occasione per guadagnare punti a buon mercato contro le vere vittime dell’Europa stessa. Ancora una volta, le lezioni più preziose vengono ignorate.

Ramzy Baroud è giornalista ed editore del “The Palestine Chronicle”. Autore
di sei libri, l’ultimo dei quali, scritto e pubblicato in collaborazione con Ilan
Pappè, è ““Our Vision for Liberation: Engaged Palestinian Leaders and
Intellectuals Speak out”. Il dottor Baroud è un Ricercatore esperto presso il
Center for Islam and Global Affairs (CIGA).

Traduzione di Nicole Santini -Invictapalestina.org