I palestinesi usano i social media per eliminare gli agenti israeliani sotto copertura che si infiltrano nelle loro proteste.

I Mista’arvim effettuano arresti spesso violenti, ma i manifestanti sono sempre più efficaci nel contrastarli.

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Hiba Yazbek a Nazareth -mercoledì 6 aprile 2022

Immagine di copertina: forze di sicurezza israeliane e polizia sotto copertura arrestano un giovane manifestante beduino durante una manifestazione di gennaio. Fotografia: Menahem Kahana/AFP/Getty Images

Lo scorso maggio, mentre infuriava la guerra a Gaza e si intensificavano gli scontri per l’accesso dei palestinesi a Gerusalemme, grandi proteste interessarono quasi tutte le città arabe e miste di Israele. Ad Haifa, la città costiera israeliana con una popolazione mista araba ed ebrea, Yousef Ibrahim ha partecipato a quasi tutte le manifestazioni.

Nel corso degli anni, l’attivista di Daburiyya, un villaggio arabo nel nord di Israele, ha avuto la sua giusta dose di scontri con agenti israeliani sotto copertura che si atteggiano a cittadini arabi, noti come Mista’arvim. Ma questa volta è stato diverso, ha detto.

In precedenza, gli agenti erano sempre stati una presenza fantasma, più percepita che vista, ma questa volta attivisti come Ibrahim, insieme a organizzazioni legali, hanno inviato avvisi sui gruppi WhatsApp e Telegram per aumentare la consapevolezza sulla presenza di questi agenti, così come istruzioni su come fare per evitare di essere arrestati da loro.

A differenza del passato, quando sarebbero scappati dai Mista’arvim, Ibrahim e i suoi colleghi attivisti hanno iniziato ad affrontarli apertamente e persino a scontrarsi direttamente con gli agenti, ha detto. Il cambiamento di questa dinamica potrebbe significare che questi agenti non sono potenti come una volta.

” Durante una protesta di Haifa nel maggio 2021, i più forti di noi hanno marciato in prima fila tenendosi per mano per proteggere le migliaia di persone che camminavano dietro di loro”ha ricordato Ibrahim. “Poi le granate stordenti e i proiettili di gomma hanno iniziato a esplodere. Loro hanno trascinato via due ragazze e un ragazzo, ma siamo riusciti a riprenderli. È stata dura ma ce l’abbiamo fatta”.

I Mista’arvim, una parola derivata dall’arabo che si traduce come “coloro che vivono tra gli arabi”, sono unità operative speciali d’élite che includono reclute ebree, beduine e druse addestrate dai potenti servizi militari e di intelligence di Israele. All’interno di Israele, dove i cittadini palestinesi sono soggetti alla legge civile piuttosto che alla legge militare che si applica nei Territori Occupati, gli agenti svolgono attività di raccolta di informazioni, inclusa l’osservazione delle proteste per identificare organizzatori e volti ricorrenti.

I Mista’arvim hanno anche poteri di polizia e negli ultimi anni sono diventati famosi per aver condotto arresti in cui agenti in borghese si infiltrano nella folla per poi improvvisamente rapire un sospetto.

Secondo Esmat Omar, un esperto palestinese di affari e intelligence israeliani, uno degli obiettivi di queste unità è creare un’atmosfera di sfiducia, paura e paranoia tra i manifestanti “perché non puoi davvero sapere se la persona accanto a te in una protesta è un manifestante come te, o un agente sotto copertura che può rapirti o estrarre un’arma in qualsiasi momento”.

Attivisti palestinesi, avvocati e giovani affermano che il dispiegamento di Mista’arvim contro la specifica minoranza etnica di un paese non è democratico. Israele ha ammesso solo di recente di usarli contro i propri cittadini.

In una dichiarazione, la polizia israeliana ha affermato: “Le unità Mista’arvim sotto copertura della polizia di frontiera operano in vari settori in tutto il paese, con la principale missione di dissimularsi all’interno di bande criminali e con capacità avanzate di lotta al terrorismo.

“Continueremo ad agire con determinazione utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione, il tutto per mantenere la sicurezza di tutti i cittadini dello Stato di Israele”.

Nei gruppi di WhatsApp si sono diffusi messaggi che consigliano ai giovani manifestanti di coprirsi sempre il viso per evitare di essere ripresi dai Mista’arvim; di indossare abiti che coprano completamente la  pelle in modo da non essere facilmente feriti da granate stordenti o gas lacrimogeni; di annotare sulle braccia il numero di un avvocato nel caso vengano arrestati e gli vengano portati via i cellulari; di fare attenzione a coloro le cui camicie non sono infilate nei pantaloni, nascondendo le pistole nelle cinture, in quanto potrebbero essere Mista’arvim.

A differenza delle precedenti rivolte – in particolare la prima e la seconda Intifada – la presenza degli agenti durante le proteste di maggio nelle città arabe e miste di Israele è ben documentata grazie alla diffusione dei social media e dei cellulari.

Giovani palestinesi si riparano dalla polizia dietro una lastra di lamiera ondulata nel 2000. La seconda intifada scoppiò nel settembre dello stesso anno. Fotografia: Thomas Coex/AFP/Getty Images

Due palestinesi e due israeliani sono morti durante gli scontri di maggio, mentre centinaia di persone da entrambe le parti sono rimaste ferite, nella peggiore violenza in Israele da anni.

Questa protesta faceva parte di una rivolta durata quasi un mese in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, innescata dalle minacce di espulsione di famiglie palestinesi in un quartiere di Gerusalemme est, degenerata poi in una guerra di 11 giorni tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Un totale di 256 palestinesi, inclusi 66 bambini, sono stati uccisi, insieme a 13 persone in Israele.

Sebbene i cittadini palestinesi di Israele costituiscano circa un quinto della popolazione, la comunità è stata spesso vista come osservatore passivo nel conflitto durato 74 anni. A maggio, tuttavia, ha mostrato un livello di solidarietà senza precedenti, protestando in gran numero.

Le proteste sono diventate violente in città miste ed è iniziata una vasta campagna di arresti: circa 2.000 persone sono state arrestate dalla polizia israeliana, il 91% delle quali, secondo i rapporti della polizia, era araba

Infiltrati in questo caos c’erano i Mista’arvim. Rawan Bisharat, un attivista di Jaffa, ha affermato che queste unità non si preoccupavano più di operare nell’ombra. “Per me, è come se fossero usciti dall’armadio”. Ha ricordato come in una protesta di Jaffa avesse sospettato che un uomo fosse un agente sotto copertura. “Con mia sorpresa, ha detto: ‘Sì, sono qui, e ci sono altri 19 di noi, ma non ti stiamo disturbando, vero?'”

Afnan Khalifa, avvocato e attivista di I’bilin, ha affermato che gli arresti ad opera dei Mista’arvim  avvengono generalmente in modo  più violento di quelli della polizia regolare, perché non indossano badge identificativi. “Si sentono più liberi di usare la violenza perché sono anonimi”, ha detto.

I cittadini palestinesi di Israele si lamentano da tempo che il loro governo e la polizia stanno lavorando contro di loro. Sessantacinque leggi nella costituzione israeliana discriminano esplicitamente la popolazione araba del paese e la classificano come cittadini di seconda classe, secondo l’Adalah Legal Center for Arab Minority Rights in Israele.

Nel marzo 2021, Adalah ha citato in giudizio la polizia israeliana per il dispiegamento illegale di agenti Mista’arvim sotto copertura, filmati mentre arrestavano e attaccavano violentemente i manifestanti. Adalah afferma che queste pratiche violano il diritto democratico alla protesta pacifica e sostiene che la presenza dei Mista’arvim nelle città arabe sfida lo status di Israele come democrazia.

La creazione di due distinti sistemi di applicazione della legge è “una delle caratteristiche dei regimi di apartheid che sono proibiti nel mondo e che contravvengono al diritto internazionale”, ha affermato l’avvocato di Adalah Wissam Sharaf.

Ido Rosenzweig, della facoltà di giurisprudenza dell’Università Ebraica, è d’accordo. “Israele ha un problema continuo con la discriminazione razziale ai sensi del diritto internazionale”, ha detto, quindi “se l’obiettivo è la profilazione razziale, allora hai un problema”.

Tuttavia, ha aggiunto che non ci sono limitazioni all’uso di unità sotto copertura per scopi di contrasto all’interno dei confini statali, “purché si identifichino come agenti delle forze dell’ordine [quando effettuano un arresto] e operino in un modo che non causi ulteriori danni o rischi per la vita di nessuno.

Nell’ottobre 2020 diversi agenti dei servizi segreti in abiti civili arrestarono Yusuf Ibrahim durante una protesta, lo interrogarono per tre giorni e poi lo rilasciarono senza accusa.  Yusuf riferì che il suo arresto era avvenuto dopo che un agente dei Mista’arvim, che aveva smascherato in una precedente protesta, lo aveva denunciato alla polizia, sostenendo che Ibrahim incitava alla violenza e minacciava di rapire i soldati. La polizia non trovò alcuna prova di ciò.

Ibrahim ha detto che avrebbe continuato a organizzare proteste e sarebbe stato in prima linea a cantare e guidare la folla, ma che si aspettava una lunga lotta contro un oscuro avversario.

“Era lì per prendermi perché io ero lì per prendere lui. Lo vedo ancora ad ogni protesta a cui partecipo, in agguato nel retro, mentre osserva ogni mia mossa e fa rapporto alla polizia. In ogni singola protesta”.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono  moralmente uguali” –Invictapalestina.org