L’analisi del Washington Post di immagini, audio e testimonianze disponibili mostra che a sparare il colpo mortale fu plausibilmente un soldato israeliano
Fonte: english version
Di Sarah Cahlan, Meg Kelly e Steve Hendrix – 12 giugno 2022
Immagine di copertina: il memoriale nel luogo in cui la giornalista Shireen Abu Akleh è stata uccisa a colpi di arma da fuoco. (Osama Hasan/The Washington Post)
“Ora siamo alle porte del campo profughi di Jenin”, dice Ali al-Samoudi, produttore di un canale di notizie di Al Jazeera, mentre inizia un live streaming su Facebook la mattina dell’11 maggio, durante un’operazione militare israeliana all’interno del campo. In lontananza risuonano dei colpi di arma da fuoco. Si sentono “scontri pesanti”, come Samoudi dice nel video, registrato poco dopo le 6 del mattino.
Meno di 30 minuti dopo, la scena è abbastanza tranquilla, tanto che Samoudi, insieme ad altri tre giornalisti, si avvicina a una colonna di veicoli militari israeliani coinvolti in uno dei raid mattutini. Nel gruppo c’è la giornalista palestinese americana Shireen Abu Akleh, corrispondente veterana di Al Jazeera che aveva coperto innumerevoli operazioni simili in una carriera che durava da decenni, hanno detto i colleghi.
I giornalisti indossano caschi e giubbotti protettivi etichettati “PRESS” a grandi lettere bianche. Si fermano per circa cinque minuti in un luogo in cui pensavano che il convoglio israeliano potesse identificarli chiaramente come membri della stampa, ha detto in seguito Samoudi in un’intervista al Washington Post.
“Eravamo assolutamente sicuri che non ci fossero palestinesi armati, e nessuno scambio di fuoco o scontri con gli israeliani”, ha detto Samoudi. Poi i giornalisti si sono diretti in strada, verso il convoglio israeliano. “Era assolutamente calmo, non c’erano affatto spari”. Improvvisamente, parte una raffica di proiettili. Uno ferisce Samoudi. Un altro uccide Abu Akleh, mentre i colleghi corrono al riparo
Gli spari sembravano provenire dai veicoli militari, ha ricordato Samoudi.
Il Washington Post ha esaminato più di cinque dozzine di video, post sui social e foto dell’evento, ha condotto due ispezioni fisiche dell’area e ha commissionato due analisi acustiche indipendenti sugli spari. Questa inchiesta suggerisce che un soldato israeliano del convoglio ha plausibilmente sparato e ucciso Abu Akleh. Le forze di difesa israeliane, o IDF, hanno affermato che è possibile che uno dei suoi soldati abbia sparato il colpo mortale, ma ha affermato che qualsiasi arma da fuoco era diretta verso un palestinese armato che si trovava tra i soldati israeliani e i giornalisti e che questi avrebbero potuto essere colpiti accidentalmente.
L’esercito israeliano non ha rilasciato alcuna prova che dimostri la presenza di un uomo armato. Le prove video e audio disponibili contestano le affermazioni dell’IDF che ci sia stato uno scontro a fuoco nei minuti precedenti l’uccisione di Abu Akleh e supportano i resoconti di più testimoni oculari intervistati da The Post, che hanno affermato che in quel momento non c’era nessuno scontro a fuoco.
Le analisi audio degli spari che presumibilmente hanno ucciso Abu Akleh indicano che una persona ha sparato da una distanza che corrisponde all’intervallo tra i giornalisti e il convoglio dell’IDF. Sulla base del video girato da The Post a Jenin, Abu Akleh e altri giornalisti identificati come giornalisti sarebbero stati visibili dalla posizione del convoglio dell’IDF, che era a circa 182 metri (597 piedi) di distanza. Almeno un soldato nel convoglio stava usando un cannocchiale telescopico, ha detto l’IDF più tardi in un comunicato stampa. Un live streaming su TikTok girato sette minuti prima delle riprese mostra una scena relativamente calma, con persone che gironzolavano attorno. Occasionalmente si sentono singoli colpi di pistola in lontananza, ma non ci sono segni di uno scontro a fuoco.
Il video girato da The Post dal punto di osservazione privilegiato di dove si trovava il convoglio israeliano mostra che l’IDF poteva chiaramente vedere Shireen Abu-Akleh l’11 maggio. (Osama Hasan/The Washington Post)
L’IDF, nelle risposte scritte alle domande e al riepilogo dei risultati del Post, ha affermato che “continuerà a indagare in modo responsabile sull’incidente, al fine di arrivare alla verità su questo tragico evento. Il proiettile è vitale per giungere a una conclusione sulla fonte dello sparo che ha ucciso la signora Abu Akleh, per una conclusione basata sull’evidenza. I palestinesi continuano a rifiutare l’offerta dell’IDF di condurre un esame forense congiunto del proiettile, con la rappresentanza americana”.
La dichiarazione, citando il tenente generale Aviv Kohavi, capo di stato maggiore dell’IDF, ha ripetuto la precedente affermazione di Israele secondo cui si stava indagando se il proiettile fosse stato sparato dall’IDF o da un uomo armato palestinese. “C’è una cosa che può essere determinata con certezza: nessun soldato dell’IDF ha deliberatamente sparato a un giornalista. Questo è stato verificato. Questa è la conclusione e non ce ne sono altre”, ha detto.
L’IDF non ha detto come sia arrivato alla conclusione che i suoi soldati non sapevano della presenza di giornalisti o che questi non erano stati presi di mira deliberatamente. Un portavoce dell’IDF ha indirizzato i giornalisti del Post verso le dichiarazioni rilasciate da un ufficiale militare israeliano, il colonnello Arik Moel, in un’intervista televisiva, in cui afferma che c’è una “concreta possibilità” che Abu Akleh sia stata uccisa dal fuoco palestinese e non da “uno dei cinque proiettili” sparati da un soldato israeliano presente quel giorno. Nessuna prova è stata fornita per supportare tale affermazione.
L’IDF non ha risposto a una domanda su che cosa mostra il filmato israeliano dell’incidente, effettuato da droni o telecamere del corpo.
La sparatoria
Poco dopo le 6 del mattino, Abu Akleh invia un’e-mail all’ufficio di assegnazione incarichi di Al Jazeera dicendo che “le forze di occupazione stanno facendo irruzione nel campo di Jenin e stanno assediando una casa nel quartiere di Jabriyat”, riferendosi a due operazioni condotte dall’IDF. Scrive che avrebbe aggiornato la rete sulla situazione una volta raggiunto il campo. Quando arriva intorno alle 6:15, altri giornalisti, tra cui Shatha Hanaysheh e Samoudi, si erano già radunati nei pressi di una rotonda all’ingresso del campo.
“La situazione nella strada principale era quasi normale, con veicoli che passavano con a bordo persone che andavano al lavoro e un normale traffico pedonale”, ha ricordato Hanaysheh.
Saleem Awaad, un residente di Jenin di 27 anni, inizia un live streaming su TikTok verso le 6:24. Nel video, ottenuto da The Post, qualcuno dice ad Awaad che le forze dell’IDF sono posizionate appena a sud-ovest. Allo stesso tempo, si vedono i giornalisti con indosso i caschi e giubbotti protettivi etichettati “PRESS”
Cerchio azzurro: posizione da cui è stato girato il video
Quadratino bianco : posizione di Abu Akleh quando è stata colpita
Quadrato giallo: convoglio dell’ IDF
In un live streaming su TikTok un uomo del posto corre davanti a un gruppo di giornalisti per filmare un convoglio delle forze di difesa israeliane nel campo profughi di Jenin l’11 maggio. (Saleem Awaad)
“Vado a filmare i soldati israeliani]”, si sente dire da Awaad, mentre oltrepassa correndo i giornalisti.
Mentre si avvicina a un incrocio, in lontananza si sentono tre colpi di arma da fuoco. Circa due minuti dopo, punta la telecamera a sud rivelando veicoli militari israeliani a circa 182 metri (597 piedi) di distanza, secondo l’analisi del filmato di The Post. “C’è l’esercito israeliano”, dice. I veicoli si trovano nella stessa posizione e formazione di quelli visti nel filmato della telecamera del raid successivamente rilasciato dall’IDF.
(Israeli Defense Forces video)
Cerchi azzurri: posizione da cui sono stati girati i video
Quadratino bianco : posizione di Abu Akleh quando è stata colpita
Quadrato giallo: convoglio dell’ IDF
In un live streaming su TikTok, i veicoli militari delle forze di difesa israeliane sono visibili a circa 600 piedi da dove Shireen Abu Akleh è stato uccisa l’11 maggio a Jenin. (Saleem Awaad)
Nei tre minuti successivi, il video registra di tanto in tanto singoli spari distanti, ma la scena è relativamente calma e il gruppo di persone raccolte all’angolo sembra rilassato, scherza e gironzola attorno. Verso le 6:31 i giornalisti iniziano a incamminarsi verso i mezzi militari. “Abbiamo deciso di muoverci lentamente attraverso quella strada per avvicinarci all’esercito e coprire le notizie”, ha detto in seguito Samoudi a The Post.
Nel video, meno di 30 secondi dopo che i giornalisti si sono diretti verso i militari, si sentono esplodere sei spari. Le persone che stavano registrando la scena si disperdono.
In un live streaming TikTok registrato l’11 maggio 2022 a Jenin, Shireen Abu Akleh e altri giornalisti camminano verso i veicoli militari dell’IDF prima che esplodano gli spari. (Saleem Awaad)
Un altro video ottenuto da The Post mostra Samoudi che si muove rapidamente, ma con cautela, verso un’auto grigio-argento ferma all’incrocio. Proprio mentre raggiunge la strada, arriva una seconda raffica di sette colpi. Il gruppo si allontana di nuovo dall’angolo. Qualcuno grida: “Chi è stato colpito?” Hanaysheh chiede un’ambulanza, perché Abu Akleh è stata colpita da uno sparo, ha detto al Post.
Risuonano altri tre colpi. Poi qualcuno grida: “Shireen! Medico, medico! Resta dove sei, non muoverti, non muoverti”. La telecamera fa una panoramica per mostrare Hanaysheh accovacciata dietro un albero vicino ad Abu Akleh, che è a terra, a faccia in giù.
Un gruppo di uomini tenta di raggiungere le due giornaliste attraversando la strada, mentre una quarta raffica di almeno nove colpi di arma da fuoco esplode in successione. Un uomo, che è già dall’altra parte della strada, scavalca un muretto diroccato per raggiungere Abu Akleh e Hanaysheh. Mentre l’uomo afferra il braccio di Abu Akleh, in quello che sembra essere un tentativo di spostarla, esplode un altro sparo. L’uomo torna indietro verso il muro e si accovaccia. Accompagna quindi Hanaysheh lontano dalla scena, di nuovo oltre il muro, prima di spostare il corpo di Abu Akleh da dietro l’albero sul sedile posteriore di un’auto.
Il Post ha deciso di pubblicare il video integrale di 8 minuti registrato da Awaad.
Un live streaming di TikTok mostra i minuti prima che Shireen Abu Akleh, sia uccisa a Jenin l’11 maggio 2022. (Saleem Awaad)
Su richiesta di The Post, Steven Beck, un esperto audioforense consulente dell’FBI per più di un decennio, ha condotto un’analisi sugli spari ascoltati nei due video separati. Beck ha scoperto che le prime due raffiche di arma da fuoco, 13 colpi in totale, sono state sparate a una distanza compresa tra 175 e 195 metri (574-640 piedi) dalle telecamere che hanno registrato la scena, quasi esattamente la distanza tra i giornalisti e i veicoli militari israeliani.
L’onda sonora prodotta dagli spari in entrambe le raffiche di arma da fuoco, è straordinariamente coerente, suggerendo che una singola persona “abbia premuto il grilletto di un fucile che spara proiettili supersonici “, ha detto Beck, riferendosi ai proiettili che si muovono più rapidamente della velocità del suono. Ci sono due lievi deviazioni dallo schema di fuoco, ha spiegato Beck, ma le deviazioni – che coinvolgono due colpi – sono probabilmente causate da qualcuno che sta prendendo nuovamente la mira. Tutto il resto è coerente, ha aggiunto.
È probabile che Abu Akleh sia stata uccisa da una di queste prime due raffiche di arma da fuoco. Si sente chiaramente Hanaysheh, che era accanto ad Abu Akleh, mentre chiama un’ambulanza subito dopo la seconda raffica di spari. La giornalista ha detto a The Post che la sua chiamata era per Abu Akleh. L’analisi audio delle prime due esplosioni indica anche che i proiettili sono stati sparati in direzione – e molto vicino – ai giornalisti. L’analisi non ha potuto, tuttavia, determinare l’esatto punto di origine degli spari.
Le autorità palestinesi, che sono in possesso del proiettile che ha ucciso Abu Akleh, hanno affermato che si tratta di un proiettile da 5,56×45 mm. Beck ha detto di aver usato nella sua analisi una serie di armi diverse che sparano quel calibro di proiettile, ma c’è poca differenza tra di esse nel determinare la distanza tra Abu Akleh e i tiratori.
Ci sono due successive raffiche di arma da fuoco dopo quella che si ritiene abbia ucciso Abu Akleh, ma la loro origine è stata più difficile da determinare, hanno detto gli esperti.
Le esplosioni, di almeno 12 colpi in totale, indicano un tiratore in una posizione diversa dalle prime due, ha detto Beck, stimando che potrebbero essere state sparate da circa 10-30 metri (32-99 piedi) di distanza dai giornalisti. Il tiratore stava sparando nella direzione dei giornalisti, ma avrebbe potuto sparare a qualcos’altro perché i proiettili sono passati più lontano dal gruppo rispetto alle prime due raffiche.
“Le caratteristiche degli spari, l’eco e i tempi di queste esplosioni sono molto diverse dall’esplosione che probabilmente ha ucciso la giornalista, indicando un luogo di sparo diverso e molto più vicino”, ha detto Beck a The Post in un’e-mail. “Senza conoscenza del tipo di colpo, una stima più accurata della distanza del tiratore non è tuttavia possibile”.
Una seconda analisi, condotta utilizzando un modello di computer costruito dai ricercatori della Carnegie Mellon University, ha rilevato in modo simile che le prime due raffiche di arma da fuoco sono state sparate a 233 metri +/- 46 metri (765 piedi +/- 150 piedi) dalla telecamera — approssimativamente allineandosi con l’analisi di Beck e la posizione dei veicoli militari israeliani. Il modello non ha determinato se le prime due raffiche sono state sparate da uno o due tiratori, solo che la distanza tra l’uomo armato e la telecamera è rimasta costante. Similmente a Beck, i ricercatori nelle loro analisi hanno anche utilizzato una serie di armi diverse che avrebbero potuto sparare un proiettile da 5,56×45 mm o simile.
I ricercatori della Carnegie Mellon hanno affermato che la terza e la quarta raffica indicano un secondo tiratore, ma a causa della scarsa qualità audio dei video non sono stati in grado di determinare la distanza di questa persona dai giornalisti
L’investigazione
Un’indagine dell’Autorità Palestinese ha concluso che Abu Akleh è stata colpita da un proiettile sparato da un soldato israeliano. Il procuratore generale palestinese, Akram Al-Khateeb, ha dichiarato in una conferenza stampa il mese scorso che la giornalista è stata uccisa “direttamente e deliberatamente”, una conclusione che secondo lui si basa in parte sul fatto che Abu Akleh e Samoudi sono stati colpiti nella parte superiore del corpo e gli spari, ha detto, sono continuati anche dopo che erano stati colpiti.
Khateeb ha detto che è stata presa la decisione di non consegnare il proiettile agli israeliani – o anche solo di diffondere un’immagine del colpo – “per privarli di una nuova bugia, una nuova narrativa”, ha detto, aggiungendo che i palestinesi sono in grado di condurre un’indagine approfondita in proprio.
L’IDF afferma che le sue indagini sono in corso, ma ha affermato di aver già concluso che non vi è stata alcuna condotta criminale nell’omicidio di Abu Akleh.
Spiegazioni mutevoli dell’IDF sulla fonte degli spari che hanno ucciso Abu Akleh erano emerse fin dall’inizio. Il portavoce dell’IDF Ran Kochav ha riconosciuto per la prima volta l’incidente in un tweet alle 7:45: “La possibilità che i giornalisti siano stati feriti da colpi di arma da fuoco palestinesi, è oggetto di indagine”. Più tardi, quella stessa mattina, ha detto ad Army Radio che era “probabile” che il responsabile fosse un uomo armato palestinese. Il ministero degli Esteri israeliano ha twittato una versione modificata di un video girato ore prima con la didascalia: “È probabile che terroristi palestinesi, sparando indiscriminatamente, abbiano colpito la giornalista di Al-Jazeera Shireen Abu Aqla”.
Cerchio blu: posizione da cui è stato girato il video
Quadratino bianco : posizione di Abu Akleh quando è stata colpita
Linee rosa: posizione dei combattenti palestinesi
Un video pubblicato su Telegram la mattina dell’11 maggio mostra un uomo armato che spara da una scala a un paio di isolati a sud-est del luogo in cui è stata uccisa la giornalista Shireen Abu Akleh. (Telegram)
Il video originale condiviso dal ministero degli Esteri israeliano è stato registrato prima delle 6:41, ed è la prima volta che The Post ha trovato un video dell’IDF condiviso sui social media. Un combattente palestinese spara due colpi giù per una tromba delle scale, prima di voltarsi per spostarsi lungo la strada. Gli investigatori open source, tra cui B’Tselem, un gruppo israeliano per i diritti umani, si sono affrettati a identificare il luogo in cui è stato registrato questo video, notando che la sola localizzazione – compresi i muri alti e l’assenza di visuale sulla posizione di Abu Akleh – rende impossibile che queste riprese possano essere ricondotte all’uccisione della giornalsita.
Il governo israeliano ha ritirato la sua dichiarazione iniziale sull’incidente secondo cui Abu Akleh è stata “probabilmente” uccisa da un uomo armato palestinese. Un comunicato stampa del governo israeliano ha affermato che stanno indagando su due possibilità. In una di queste, Abu Akleh sarebbe stata colpita da un proiettile vagante mentre uomini armati palestinesi sparavano a veicoli militari israeliani da diverse direzioni.
Le immagini disponibili esaminate dal Post di uomini palestinesi armati a Jenin mostrano che non erano tra Abu Akleh e l’IDF, né potevano vedere i giornalisti al momento della sparatoria. Il timestamp su una foto, etichettata n. 6, mostra che è stata scattata 14 minuti prima che Abu Akleh fosse colpita e che è stata scattata lontano. Due video che mostrano un uomo armato palestinese, nella stessa area del n. 7, sono stati effettuati più di 10 minuti dopo che Abu Akleh era stata colpita. Il Post non ha potuto confermare l’ora esatta del video etichettato n. 7. Gli spari ascoltati in un video a sud del convoglio, etichettato n. 5, non corrispondono a quelli ascoltati quando viene colpita Abu Akleh, indicando che il video era stato molto probabile registrato in un momento diverso; tuttavia, anche The Post non ha potuto confermare l’ora esatta.
Cerchiì blu: posizioni da cui sono stati girati i video sottoriportati
Quadratino bianco : posizione di Abu Akleh quando è stata colpita
Linee rosa: posizione dei combattenti palestinesi durante tutta la mattina
Un video pubblicato sui social media l’11 maggio mostra un gruppo di uomini, alcuni armati, in piedi a sud di un convoglio dell’IDF a Jenin. (Twitter)
Il video pubblicato sui social media l’11 maggio mostra alcuni uomini armati a Jenin. (Tic toc)
Un’altra possibilità presentata dalle autorità israeliane suggerisce che Abu Akleh sia stata colpita da un proiettile di un soldato che sparava contro un uomo armato palestinese che era posizionato da qualche parte a circa 200 metri (656 piedi) tra il giornalista e i veicoli militari. Secondo l’analisi di The Post dei filmati disponibili, il convoglio dell’IDF si estendeva da circa 182 metri a 243 metri (da 597 piedi a 797 piedi) dal gruppo di giornalisti tra cui Abu Akleh. L’IDF ha rifiutato di commentare se il convoglio identificato da The Post fosse lo stesso sotto inchiesta.
L’IDF ha affermato in una dichiarazione che l’uomo armato ha sparato “raffiche multipli” verso il convoglio, prima che il soldato dell’IDF rispondesse al fuoco. L’analisi del Post, tuttavia, non ha trovato prove di uno scontro a fuoco nei momenti precedenti l’uccisione di Abu Akleh.
Ulteriori video del convoglio sono stati filmati da circa metà strada tra la posizione di Abu Akleh e i veicoli militari. Il Post non è stato in grado di identificare chi ha registrato questi video o determinare con precisione quando sono stati registrati.
Cerchio azzurro: posizione da cui è stato girato il video
Quadratino bianco : posizione di Abu Akleh quando è stata colpita
Quadrato giallo: convoglio dell’ IDF
In un video pubblicato su Telegram, un convoglio dell’IDF è di stanza nella stessa strada a sud di dove la giornalista Shireen Abu Akleh è stata uccisa l’11 maggio a Jenin. (Telegramma)
“Sono andato a trasmettere delle notizie per il telegiornale”, ha detto Samoudi. “Le notizie e le storie, qualunque esse siano, non sono più preziose della mia vita. Quindi, quando prendo delle precauzioni, le prendo per il bene della mia vita”.
Tali precauzioni, ha detto, includevano assicurarsi che non ci fosse nessuno intorno a lui che avrebbe potuto coinvolgere i giornalisti in uno scontro a fuoco: militanti o persino giovani che lanciavano pietre contro gli israeliani. Samoudi, che è stato dimesso dall’ospedale ma si sta ancora riprendendo da una ferita da proiettile alla spalla, ha chiesto all’IDF di rilasciare qualsiasi filmato girato durante il raid.
“Siamo andati a trasmettere delle notizie”, ha detto. “Non a morire”.
Montaggio di Elyse Samuels, Kareem Fahim e Reem Akkad. Montaggio video di Sarah Cahlan. Editing grafico di Atthar Mirza. Modifica della copia di Jamie Zega. Design editing di Junne Alcantara. Progettazione e sviluppo di Irfan Uraizee.
Hanno contribuito a questo rapporto Osama Hasan a Jenin, Shira Rubin a Tel Aviv, Ellen Francis a Londra, Sarah Dadouch e Nader Durgham a Beirut e Sufian Taha in Cisgiordania.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org