La feroce risposta di Israele a Ben e Jerry, gli “antisemiti”, è un avvertimento per gli ebrei americani

“Gli antisemiti non ci conquisteranno. Nemmeno con il gelato”.

Fonte: english version

Di Jonathan Ofir – 30 giugno 2022

Immagine di copertina:Il segretario di Stato Antony Blinken con il Ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid  – 28 marzo  2022.

“Gli antisemiti non ci conquisteranno. Nemmeno con il gelato”.

Questo è stato il tweet vittorioso di Yair Lapid, Primo Ministro israeliano a partire da stasera, dopo la pubblicazione della notizia da parte della società madre di Ben & Jerry, Unilever, che ha deciso di vendere i suoi diritti di produzione di Ben & Jerry al produttore israeliano locale Avi Zinger, proprietario di prodotti americani di qualità. Quindi il gelato di Ben & Jerry continuerà a essere prodotto in Israele e distribuito negli insediamenti illegali, semplicemente senza il logo inglese ma invece con quello ebraico e arabo. Questo è stato “l’accordo” raggiunto da Unilever dopo che Ben & Jerry ha annunciato lo scorso anno che avrebbero smesso di vendere i loro gelati negli insediamenti israeliani e una conseguente battaglia legale che ha coinvolto i più alti livelli politici.

Ieri Ben & Jerry ha annunciato di non essere d’accordo con la decisione annunciata da Unilever. Unilever ha consentito una sorta di prodotto imitativo e aggirato Ben & Jerry (che ha un consiglio indipendente con un’apparente autonomia sulle considerazioni di responsabilità sociale).

Il Ministro degli Esteri Lapid ora interverrà come Primo Ministro: questo è un affare politico ai più alti livelli di governo.

Vale la pena sottolineare l’amara ironia nell’affermazione di Lapid secondo cui la mossa di Ben & Jerry è stata guidata da “antisemiti”: questo è di per sé un attacco antisemita contro Ben Cohen e Jerry Greenfield, i fondatori di Ben & Jerry, due “orgogliosi ebrei” come si sono autodefiniti nel loro articolo d’opinione del New York Times sull’argomento lo scorso anno, in cui hanno espresso la convinzione che “è possibile sostenere Israele e opporsi ad alcune delle sue politiche.

Ben Cohen parla con Alexi Mccammond di Axios delle accuse di antisemitismo dopo la decisione di smettere di vendere gelati nei territori occupati  – Ottobre 2021

Questa storia deve avere un significato in relazione a come si pianifica un boicottaggio contro Israele. La morale della storia è che il “boicottaggio selettivo”, che è un boicottaggio dei crimini di guerra di Israele, e gli insediamenti sono crimini di guerra, secondo il diritto internazionale, si tradurrà nella stessa risposta di un appello al boicottaggio più inclusivo che coinvolge l’intero Paese a farsi carico delle sue violazioni, che includono crimini contro l’umanità come l’Apartheid. Ben & Jerry hanno cercato di seguire la strada selettiva, una strada che è stata il segno distintivo di molti “sionisti liberali”, ma la sprezzante risposta israeliana suggerisce che non c’è alcun vantaggio in tale cautela. Manca semplicemente il bersaglio. Il governo israeliano (in particolare con i suoi presunti eroi liberali), tratterà qualsiasi boicottaggio, per quanto parziale possa essere, come un attacco all’intero Stato e, di fatto, come un attacco a tutti gli ebrei, come indicano le parole di Lapid.

Questo è quindi il momento in cui prendere una posizione più chiara. L’insistenza sul “diritto di Israele di esistere”, qualunque sia il significato di questo termine improprio, poiché una presunta sicurezza contro l’essere chiamato antisemita non lo farà. Neppure l’insistenza nel fare la separazione netta tra Israele da un lato della Linea Verde (“linee del 1967”) e Israele dall’altro lato: Israele con e senza l’occupazione. Questa è una mera adesione al “dualismo di regime”.

Non c’è nessun altro Israele, questo è il meglio che si può avere. È uno Stato di Apartheid.

C’è un processo inevitabile qui. Ben & Jerry stavano cercando di sperare per il meglio con Israele. Ci sono molte persone che cercano di concedere a Israele il beneficio del dubbio. Che può sorgere da tendenze estremiste come il premierato di Benjamin Netanyahu. L’alternativa a Netanyahu è stata Naftali Bennett, il cui governo è ormai al collasso e si attendono nuove elezioni a novembre. Bennett è il Primo Ministro più di destra che Israele abbia mai avuto, più a destra di Netanyahu. Potrebbe essere più educato di Netanyahu, soprattutto ora che non chiama scimmie i legislatori palestinesi o si vanta di aver ucciso molti arabi, ma ideologicamente non è un sollievo.

E il suo sostituto Primo Ministro, Lapid, che ora prenderà il suo posto per un po’ fino alle elezioni, il presunto contrappeso liberale e più centrista di questo ridicolo “governo del cambiamento”, è l’uomo che ha scritto la bile fondamentalista sopracitata, essenzialmente definendo gli ebrei più liberali il tipo sbagliato di ebrei.

Non c’è speranza. Non c’è alternativa. Israele non si muoverà, si terrà stretto all’occupazione e all’Apartheid, e combatterà fino all’ultimo contro coloro che cercano di attuare il cambiamento.

Ecco perché è tempo di prendere una posizione più chiara. Non si può concentrarsi sulla Linea Verde. O si sostiene questo Apartheid e si rinuncia a tutti i tentativi di pressioni politiche civili come boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni, o si affronta lo Stato nel suo insieme. Non ci sono due modi per farlo, proprio come non ci sono due Stati in nessun orizzonte politico reale.

Ben Cohen e Jerry Greenfield rappresentano un grande gruppo di ebrei americani che non sono contenti di ciò che Israele sta facendo, ma non vogliono andare contro lo Stato nel suo insieme. I loro valori ebraici fanno parte della loro convinzione che tale cambiamento dovrebbe avvenire, che non è coerente con i loro valori liberali consentire che tale oppressione sistemica continui inesorabile e senza alcuna opposizione.

In altre parole, associano Israele con la loro visione ebraica e vogliono vedere un altro Israele, che purtroppo non si realizza. Quando anche i leader sionisti liberali di Israele come Lapid dicono loro che sono antisemiti, questo provocherà sicuramente una risposta più radicale da parte di queste persone. Viene loro detto che esiste un solo tipo di ebraismo, legato all’ultranazionalismo fondamentalista, all’occupazione e all’Apartheid.

Alcune di queste persone potrebbero iniziare a lottare per l’essenza di ciò che percepiscono come ebraismo. E la loro lotta dovrà essere contro Israele nel suo insieme, forse anche contro l’idea di Israele. Ciò significa diventare antisionisti.

La realtà ci ha portato qui. È bello avere sogni su ciò che Israele è, o potrebbe essere. Ma è quello che è. Se una pressione cauta, selettiva e parziale non cambierà le cose, allora ci sono solo due modi per farlo: arrendersi o alzare la posta in gioco.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org