Per due milioni di palestinesi, le restrizioni postali israeliane verso Gaza hanno portato a un effettivo divieto di ricevere libri
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Mohammad Rafiq Mhawesh – 14 luglio 2022
Immagine di copertina: Un giovane palestinese legge un libro durante la Giornata nazionale della lettura, al centro di al Qattan nella città di Gaza, il 28 marzo 2018. (Foto: Mahmoud Ajour/APA Images)
A Gaza, gli autori palestinesi non possono leggere i libri che scrivono. Quanto ai lettori, farebbero bene ad esercitarsi nell’arte di rileggere ciò che già hanno. Proprietari di librerie palestinesi? Non è un’occupazione redditizia. Ho parlato con uno di questi del drammatico aumento delle restrizioni israeliane sulla consegna internazionale della posta a Gaza. “Solo dieci libri possono arrivare in tutta la città ogni 2-3 mesi”, mi ha detto.
“Il mio reddito è crollato a causa di queste politiche crudeli e restrittive. Come proprietario di una libreria, il mio reddito non è quello che potresti pensare.
Fin da quando ero giovane mi sono appassionato alla lettura e alla scrittura. Ma passo più tempo ad aspettare che i libri arrivino dal mondo esterno che a leggerli, e la lettura dura sempre troppo poco.
Come scrittore palestinese che vive a Gaza City, ho cercato di usare la mia penna per dare voce al mio popolo mentre sopporta uno spietato assedio militare impostogli da un regime coloniale e colonialista orientato a sradicare i palestinesi indigeni dalla loro terra e cancellare i loro identità. E mentre le più evidenti disumanità del blocco sono state ben documentate, le assurdità quotidiane della vita sotto il regime di sicurezza di Israele sono spesso trascurate. Il semplice atto di ordinare libri comporta un procedimento tortuoso degno di Kafka”.
Rana Shubair, autrice e scrittrice palestinese che vive a Gaza City, ha deciso di ordinare alcune copie del suo primo libro. “Sapevo che stavo correndo un rischio”, osserva seria, “ma ero disposta a correrlo e, con mia sorpresa, la spedizione è arrivata! Ho festeggiato così tanto quel giorno!”.
Ma le cose non sono sempre andate così lisce per lei. L’anno scorso, aveva ordinato una serie di articoli da un marchio internazionale in Israele. Un ordine è arrivato, ma l’altro è sparito. “Il fatto è che non puoi mai sapere il motivo”, afferma Rana. “Il venditore almeno si scuserebbe e ti offrirebbe un rimborso. Ma quando una volta ho chiesto al manager di Aramex cosa fosse successo con il mio altro ordine, ha detto che non c’è logica nel sistema postale. A volte le spedizioni arrivano, a volte no, a volte arrivano in ritardo di diversi mesi”.
Divieto di ricevere libri per un’intera popolazione
La mia storia non è poi così diversa da quella di Shubair. Con sede a Gaza, ho sempre dedicato tutto il mio lavoro alla scrittura di questioni politiche, economiche, ambientali e culturali che hanno un impatto sul mio Paese e sulla mia gente, in particolare giovani e bambini.
Alla fine del 2020, ho guidato una serie di delegazioni virtuali in Palestina con l’organizzazione Eyewitness Palestine. Durante l’incontro virtuale, ho conosciuto tre persone che lavorano con Jewish Voice For Peace: Rosalind Petchesky, Esther Farmer e Sara Sills. Erano avvocati veterani dei diritti umani e autori riconosciuti a livello internazionale. Mi offrirono l’opportunità di contribuire a un libro che è stato intitolato “A Land With A People”, pubblicato da Monthly Review Press.
Il libro è stato ben accolto, ma quello che non mi aspettavo era che non sarei mai stato in grado di ottenerne una copia.
Il libro fornisce una contestualizzazione storica che traccia 150 anni di resistenza palestinese ed ebraica al sionismo. Con il senno di poi, il contenuto del libro avrebbe dovuto indicarmi che distribuirlo a Gaza non sarebbe stato così semplice. Mi è stata spedita una copia speciale del libro il giorno in cui è stato lanciato e per oltre sette mesi il libro è rimasto nel limbo a causa di false accuse di antisemitismo. L’editore ha cercato di intervenire per portare il libro a Gaza, senza successo.
Il sottotitolo del libro – Palestinesi ed ebrei affrontano il sionismo – potrebbe essere stato il colpevole. È stato certamente sufficiente nel motivare la società di spedizioni a mandarmi una valanga di email razziste. Il semplice fatto che una società internazionale privata di spedizioni con sede in Israele avesse scelto di rispondere in questo modo era già di per sè poco professionale, ma il contenuto della corrispondenza mi sbalordì.
“Devi smetterla di fare queste cazzate”, si legge in un’e-mail.
Dopo lo shock iniziale, cercai di intervenire con uno spirito positivo: “Perché? È solo un libro!”
Non andò molto bene e la risposta successiva sembrò quasi allegra: “Farai meglio a sognare ad occhi aperti, per ottenere il tuo libro”.
E in quel preciso momento, ricevetti un’altra e-mail che diceva in modo lapidario: “Non possiamo effettuare la spedizione a Gaza. Ma può fornire un indirizzo alternativo”.
Israele ha effettivamente istituito un divieto sui libri a scapito di un’intera popolazione e le infelici vittime di questa politica draconiana sono i lettori e gli scrittori.
L’ironia dell’e-mail non riuscì a placare la mia indignazione. Che motivo avevano per contrassegnare Gaza come una destinazione inaccettabile per la spedizione di un libro, e non meno per ragioni di sicurezza? Ma ciò che mi fece arrabbiare ancora di più è che avevo fornito diversi indirizzi alternativi , ma la spedizione è non venne effettuata presso nessuno di essi. Nessun aggiornamento fu poi disponibile.
Niente di tutto questo è particolarmente nuovo. Quattro anni fa, avevo ordinato alcuni libri da Amazon per la mia istruzione universitaria. Nessuno di loro è arrivato a Gaza e non sono stato nemmeno in grado di tracciare la spedizione.
Un semplice fattore geono allegrafico ha un impatto sproporzionato su tutti noi scrittori e appassionati di libri. Ottenere una copia di un libro che hai scritto diventa improvvisamente un’impresa erculea.
Ogni spedizione è accompagnata da una serie di ansie e rischi, motivo per cui molti si sono rivolti agli e-book, ma per molti questo ha offerto poca consolazione. Tutto ciò significa che Israele ha effettivamente istituito un divieto sui libri a scapito di un’intera popolazione, e le infelici vittime di questa politica draconiana sono i lettori e gli scrittori.
Razionamento selle calorie
La storia di questo stato di cose è ormai piuttosto vecchia, a cominciare dal blocco militare di Gaza istituito nel 2007 e continuato fino ad oggi con poche tregue. La consegna della posta è stata una delle tante vittime di questo assedio. La posta che raggiunge la destinazione prevista è sopravvissuta a un viaggio infinito di posti di blocco digitali e fisici, arrivando dopo molti mesi di purgatorio e di controllo delle frontiere. L’assurdità della situazione non sfugge ai giovani di Gaza, nonostante non abbiano mai conosciuto niente di diverso.
L’hummus poteva entrare a Gaza, mentre l’hummus condito con pinoli era una minaccia alla sicurezza.
Apparentemente, gli Accordi di Oslo del 1993 considerano la Striscia di Gaza e la Cisgiordania come un’unica unità territoriale nella quale i palestinesi dovrebbero muoversi e poter commerciare liberamente. Eppure la realtà è che entrambi i territori sono separati l’uno dall’altro, ciascuno trattato in modo diverso a seconda del sistema politico che lo governa.
Queste restrizioni alla circolazione delle merci e delle persone ovviamente precedono il blocco, sempre con il pretesto della “sicurezza”. Poi, con il blocco nel 2007, le merci in entrata e in uscita da Gaza furono ridotte al minimo. Elenchi esaustivi che descrivevano quali generi alimentari erano ammessi rasentavano il ridicolo
L’hummus, ad esempio, poteva entrare a Gaza, mentre l’hummus condito con pinoli era una minaccia alla sicurezza. Per un po’, senza dubbio per le qualità minacciose che condividevano con altri merci contrabbandate, come il concentrato di pomodoro, anche il caffè e il tè furono banditi prima di essere infine autorizzati. Il consumo delle conserve di pesce per qualche tempo fu limitato all’uso delle sole organizzazioni internazionali.
Alla fine, i capricci del sistema postale a Gaza sono solo uno di una lunga lista di restrizioni imposte a due milioni di palestinesi chiusi nella Striscia. Ma mentre questa infrazione può sembrare relativamente minore, fa parte di una politica israeliana di strangolamento e fame molto più perniciosa.
Questa fame è allo stesso tempo materiale e psicologica, privando i palestinesi non solo dei loro mezzi di sussistenza, ma costituendo anche un assalto alla loro esistenza culturale e intellettuale.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictpalestina.org