Dal momento che il Presidente Biden insiste ancora di essere impegnato nella soluzione dei Due Stati, forse dovremmo dargli un’altra occhiata. Uno sguardo nuovo non può guastare a quella che è diventata la frase più comune nella questione israelo-palestinese.
Fonte: english version
Di Miko Peled – 19 luglio 2022Immagine di copertina: Un soldato israeliano guarda da un tetto a Hebron, Cisgiordania occupata, 3 maggio 1980. Rina Castelnuovo | AP
1947
Ci sono state diverse versioni dell’idea dei Due Stati. Quella che si è avvicinata di più all’attuazione è nota come Risoluzione 194 delle Nazioni Unite, o Partizione della Palestina. Divenne quasi una realtà in quanto le Nazioni Unite la votarono e la approvarono il 29 novembre 1947. Ma prima ancora che l’inchiostro sulla carta si fosse fissato, le forze sioniste intrapresero una vasta campagna di pulizia etnica per liberare il Paese della sua gente e impossessarsi di quanta più terra possibile. Durante questa campagna, quasi un milione di palestinesi furono costretti a lasciare la Palestina, innumerevoli civili furono massacrati e centinaia di città e villaggi furono distrutti.
I sionisti presero le città e se ne appropriarono. Presero i raccolti nei campi e la frutta nei frutteti, rubarono i soldi dalle banche, un numero incalcolabile di veicoli e attrezzature agricole e li hanno fatti propri. Era ovvio che i sionisti non avevano intenzione di accettare un piano per dividere un Paese che volevano tutto per sé. Presero il Paese e le sue ricchezze e poi affermarono di aver fatto fiorire un deserto.
La campagna rallentò, anche se non si fermò del tutto, all’inizio del 1949, e all’inizio degli anni ’50 furono istituite due regioni fino ad allora sconosciute: la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Queste regioni non furono tracciate lungo alcun confine geografico o comunque naturale, ma costrette sulla mappa della Palestina dai sionisti, che a quel punto controllavano quasi l’80% del Paese.
1967
Nel 1967 Israele attaccò ancora una volta i Paesi vicini e in cinque giorni occupò la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, le alture del Golan e l’intera penisola del Sinai. Questa storia è ben nota. A quel punto, è nata l’idea di ridisegnare il Piano di Partizione, questa volta lungo le linee di demarcazione dei confini della guerra precedente al 1967, e di consentire ai palestinesi un piccolo “Stato” all’interno di quei confini.
C’erano alcuni sionisti di spicco, incluso mio padre, che a quel punto era un generale dell’esercito israeliano e un membro dell’alto comando israeliano, e molti altri, che sostenevano questo piano. C’erano anche voci palestinesi all’interno della Cisgiordania e di Gaza che erano aperte all’idea. Da quel momento in poi qualsiasi questione riguardante la “pace” includeva l’idea di un piccolo Stato palestinese a fianco del più grande Israele. Israele, da parte sua, ha fatto tutto il possibile per rendere irreversibili le sue nuove conquiste e, per la maggior parte, ha avuto successo.
Una nota a margine
Un Paese che era conosciuto come Palestina con una storia documentata di almeno quattromila anni era diventato una nota a margine per Israele. L’Israele di recente costituzione è uno Stato che trae la sua legittimità dalla Bibbia, un libro religioso con poco o nessun significato quando si tratta di registrare la storia. Ciò è stato ottenuto attraverso una grande quantità di violenza e una campagna mirata ben pianificata e ben finanziata di disinformazione e intimidazioni politiche.
Il modello in cui la Palestina è solo una nota a margine per Israele è stato accettato ed è ora dominante. Israele è la storia principale e la Palestina è una piccola regione in cui gli “arabi di Israele” possono godere di una certa indipendenza fintanto che Israele lo permette.
Le divisioni della Palestina che Israele ha creato sono state pienamente accettate e sono diventate la realtà della Palestina: la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e i cittadini arabi di Israele, che non sono affatto riconosciuti come palestinesi, come se fossero appena sbarcati dal nulla, e i profughi che vivono fuori dalla Palestina. La realtà è che queste divisioni non sono reali, non hanno storia o legittimità e i palestinesi sono stati costretti a viverci dentro.
Cambiare modello
Si può cambiare questo modello? La Partizione della Palestina non è possibile e non ha valore. Finché Israele esiste, non accetterà mai una Partizione e non serve gli interessi palestinesi. Tuttavia, supponiamo per un momento che una Partizione di qualche tipo fosse possibile e vantaggiosa, come si farebbe? L’idea prevalente è che Israele riceverà la maggior parte del Paese, oltre l’80%, e i palestinesi accetteranno qualunque cosa gli venga data.
Ma se ci fosse un negoziato? Forse i palestinesi, che ora sono la maggioranza della popolazione tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, dovrebbero avere il loro Stato nella parte più ampia della Palestina, e Israele sarà confinato in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. È diventato accettabile che i palestinesi siano una nota a margine per gli israeliani, ed è ovvio che gli israeliani meritano la maggior parte del Paese alle loro condizioni. Tuttavia, non vi è alcun motivo per accettarlo.
È tempo di cambiare i termini
Bisogna essere o ignoranti o in malafede per affermare che la Soluzione dei Due Stati è un’idea realistica. Non è improbabile che Joe Biden sia entrambe le cose. Sconfiggere il violento regime di Apartheid in Palestina e sostituirlo con una democrazia con pari diritti è l’unico approccio realistico, praticabile e in qualche modo giusto alla Palestina. La soluzione dei Due Stati non è altro che una licenza per Israele di continuare ad abusare e distruggere la Palestina mentre uccide e opprime i palestinesi.
Il diritto è la forza trainante dei colonizzatori e gli israeliani non sono diversi. Credono di avere diritto alla Palestina, tanto quanto vogliono, e che anche se fossero disposti, in una serie rigorosa di condizioni irrealistiche, ad accettare che i palestinesi meritano una parvenza di autodeterminazione, ciò sarà fatto alle loro condizioni. Sono i padroni e hanno diritto al Paese e alle risorse. Hanno anche il diritto di determinare chi vive e chi deve morire e quale popolo palestinese può vivere, in quali parti del Paese e secondo quali leggi.
Tuttavia, questo diritto, come l’intera impresa sionista, non ha legittimità e deve essere riconosciuto come il crimine contro l’umanità che è. Pertanto, gli autori del crimine devono essere fermati e assicurati alla giustizia, il sistema di Apartheid smantellato e una Palestina democratica e liberata deve prendere il suo posto.
Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il figlio del generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org