Il movimento sportivo palestinese è unico nell’era moderna perché nessun altro popolo ha vissuto catastrofi, sfollamenti o dispersione come i palestinesi.
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Di Issam Khalidi – 19 luglio 2022
Immagine di copertina: Giovani atleti alla Hilal Sports Academy di Gaza. (Foto: Mahmoud Ajjour, The Palestine Chronicle)
Il movimento sportivo palestinese è unico nell’era moderna perché nessun altro popolo ha vissuto catastrofi, sfollamenti o dispersione come i palestinesi. Negli anni precedenti al 1948, questo movimento fu caratterizzato dalla sua opposizione al sionismo tanto che nei decenni successivi cercò di enfatizzare l’identità nazionale palestinese, nonché la sua dispersione dovuta alla frammentazione dei palestinesi nella Shitat (diaspora) .
Edward Said ha scritto in “The Question of Palestine”:
“Dietro ogni palestinese c’è un’importante questione generale: che una volta – e non molto tempo fa – viveva in una sua terra chiamata Palestina, che ora non è più la sua patria”.
I palestinesi conducevano una vita dignitosa sulla loro terra. Avevano le loro scuole, associazioni, club, praticavano sport e organizzavano eventi sportivi che disputavano con i loro fratelli nelle nazioni arabe vicine. Nel 1948 c’erano circa 65 club di atletica leggera in Palestina; circa 55 di loro erano membri della Federazione sportiva palestinese (araba) PSF, fondata nel 1931 e ristabilita nel 1944.
Gli sport palestinesi prima della Nakba raggiunsero un ragionevole livello di crescita, soprattutto dopo il ristabilimento della PSF. Inoltre, i periodi 1930 e 1940 generarono un buon numero di giocatori di football, pugili, lottatori e sollevatori di pesi che gareggiavano con le loro controparti nei paesi arabi, in particolare l’Egitto che rispetto ad altri paesi arabi aveva un prestigio atletico di primo piano.
Durante la guerra del 1948, atleti, allenatori e amministratori furono dispersi. Molti sfollarono a Gaza e si stabilirono lì, dando un grande contributo alla crescita dello sport. La delegazione palestinese ai Giochi Panarabi del 1953 comprendeva atleti e dirigenti sportivi di Gaza come Subhi Farah, Zaki Khayyal, Elias Manneh e altri.
Inoltre, i palestinesi portarono con sé nella Shataat le loro capacità atletiche e la loro esperienza. Negli stretti vicoli dei campi profughi, sport come il calcio divennero un simbolo dell’infanzia e della casa, nonostante le difficoltà che i palestinesi dovevano affrontare.
Il principale ostacolo allo sport palestinese è stato ed è tuttora l’assenza di uno stato indipendente. Per il successo di qualsiasi movimento sportivo, l’indipendenza e la stabilità sono elementi essenziali. Il movimento sportivo palestinese subiva dispersione e divergenze in un momento in cui la maggior parte dei movimenti nel mondo arabo e internazionale godevano di stabilità. Anche gli accordi di Oslo ebbero conseguenze negative in questo senso.
Nel 1969 l’OLP decretò l’istituzione del Consiglio supremo per il benessere dei giovani in Giordania, trasferito poi in Libano. Il nome fu cambiato nel 1974 in Consiglio Supremo per la Gioventù e lo Sport SCYS. Successivamente, SCYS si coordinò con le sue filiali in Siria, Iraq, Kuwait e Arabia Saudita.
Nel 1974, i palestinesi in Siria decisero di formare la Palestine Sports Federation per evitare la complessità del coordinamento. Probabilmente, i leader sportivi palestinesi in Siria volevano un certo grado di autonomia nella gestione e nell’organizzazione delle loro attività sportive.
Il movimento sportivo palestinese è stato diviso in diversi modi: in primo luogo, il suo baricentro è stato trasferito da Jaffa a Gaza (1948-1967), poi in Giordania, Libano, Damasco, Tunisia, e ancora Gaza (dopo la formazione dell’Autorità Palestinese), finendo a Ramallah. Di conseguenza, il quartier generale di questo movimento si è spostato otto volte in sei decenni.
Il secondo ostacolo è stato la dispersione delle sedi delle federazioni atletiche. Ad esempio, la sede della federazione di pallamano era in Kuwait fino al 1979, quando fu sciolta e trasferita in Siria, per poi essere spostata di nuovo in Kuwait con un nuovo comitato direttivo. Secondo l’Ufficio Esecutivo del Consiglio Supremo della Gioventù e dello Sport, la Basketball Association fu fondata dal Dr. George Rishmawi, presidente onorario, con Gaza come centro, per poi trasferirsi a Damasco sotto la guida di Farouk Othman (Siria ).
In un altro caso, il quartier generale di una federazione era in un paese e il suo presidente in un altro, come la Palestine Weightlifting Federation, che aveva il suo quartier generale in Libano e il suo presidente in Libia.
Terzo, dispersione degli atleti. Le squadre nazionali palestinesi avevano giocatori provenienti da diversi paesi della Shitat. Ad esempio, nel 1965, atleti provenienti da Egitto, Siria, Giordania, Libano e Iraq rappresentarono la delegazione palestinese ai Giochi Panarabi del Cairo nel 1965. Questo è stato il caso più eclatante di tutte le competizioni in cui hanno gareggiato delegazioni palestinesi. La delegazione della Palestina alle Olimpiadi degli scacchi del 1986 a Dubai includeva un amministratore e un giocatore, Alaa Moussa (che risiedeva in Libano), Hanna Boja (che risiedeva in Honduras), Riyad Abu Shamala e Nazih Qassem, che risiedevano in Kuwait.
Nonostante la dispersione, lo sport palestinese, prima dell’accordo di Oslo, era più democratico e integrato di oggi. L’OLP includeva al suo interno tutti i palestinesi e il loro movimento sportivo, mentre l’accordo di Oslo indebolì i legami tra i palestinesi, ampliando la distanza tra loro. I profughi palestinesi, in particolare quelli sfollati nel 1948, si sentirono emarginati a molti livelli, compreso quello sportivo.
Concentrando tutte le attività (compreso lo sport) in Cisgiordania, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina ebbe un declino e fu sostituita dall’Autorità palestinese.
A Ramallah, la Federcalcio palestinese e il Comitato olimpico palestinese concentrano i loro sforzi principalmente in Cisgiordania. Un’altra federazione calcistica palestinese fu costituita in Libano. Tuttavia, queste due associazioni (a Ramallah e in Libano) chiaramente non si coordinano.
Confrontando le situazioni prima e dopo l’Accordo di Oslo, si può facilmente vedere il crescente divario tra Gaza e la Cisgiordania a causa delle barriere erette dall’occupazione. A molti giocatori di Gaza è stato negato il permesso di viaggiare attraverso Israele e in Cisgiordania per giocare una finale di campionato locale contro club palestinesi rivali e per far parte della squadra di punta palestinese.
La Cisgiordania è stata fatta a pezzi a causa degli insediamenti, dei posti di blocco e del muro di separazione. Ciò ha creato un nuovo onere per gli amministratori e gli atleti. In precedenza, si doveva viaggiare per circa 20-25 minuti da Ramallah a Betlemme per assistere a una partita, ma ora ci vuole circa un’ora.
Inoltre, l’isolamento di Gerusalemme è una delle principali preoccupazioni, dal momento che la politica israeliana ha lo scopo di ebraizzarla e cambiarne le caratteristiche arabe. Israele ha esercitato pressioni sui suoi club, sugli eventi sportivi, sul movimento dei giocatori da e verso la Cisgiordania e sul coordinamento dei suoi club con le federazioni e le istituzioni atletiche in Cisgiordania.
Anche lo sport ha sofferto del conflitto tra Fatah e Hamas, la più grande questione interna palestinese. Come risultato di questo conflitto, lo sport non solo è stato frammentato, ma anche indebolito. In Cisgiordania, atleti e club affiliati ad Hamas sono stati discriminati, mentre a Gaza sono stati discriminati quelli affiliati a Fatah.
Issam Khalidi è uno studioso indipendente, autore di “History of Sports in Palestine 1900-1948” (in arabo), “Cent’anni di calcio in Palestina” (in arabo e inglese), co-edito Soccer in the Middle East, nonché autore di articoli e saggi sul tema dello sport inclusi su www.hpalestinesports.net. Con questo articolo ha contribuito a The Palestine Chronicle.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org