Nel 60° anniversario dell’indipendenza dell’Algeria, la vittoria popolare contro l’oppressione coloniale costituisce un’importante lezione storica per Israele
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Giuseppe Massad 19 luglio 2022
Immagine di copertina: Giovani algerini sfilano davanti alle facoltà di Algeri, sventolando bandiere algerine e festeggiando, il 2 luglio 1962, il giorno dopo il referendum di autodeterminazione sull’indipendenza del loro Paese. (AFP/file)
L’indipendenza algerina
La scorsa settimana, l’Algeria ha celebrato 60 anni di indipendenza da oltre un secolo di colonialismo francese. La guerra genocida della Francia contro il popolo algerino costò, secondo le stime algerine, fino a 1,5 milioni di morti e feriti.
I francesi descrissero la loro conquista dell’Algeria come un “ritorno” all’Impero Romano e un recupero delle terre romane. Nel 1962, l’Algeria aveva più di un milione di coloni francesi, un nono della popolazione algerina.
All’inizio degli anni ’60, delle cinque colonie di coloni europee presenti nei paesi arabi, solo Algeria e Palestina rimasero colonizzate
Charles De Gaulle espresse in privato la preoccupazione che se non fosse stata concessa l’indipendenza algerina, la Francia non sarebbe stata in grado di “assorbire 10 milioni di musulmani che presto sarebbero diventati 20 milioni e poi 40 milioni”. Temeva che la Francia avrebbe cessato di essere quella che è, “un popolo europeo di razza bianca, cultura greca e latina e religione cristiana” e che le chiese sarebbero state sostituite dalle moschee.
Aveva già avvertito un deputato gollista: “Ti vedi sposare le nostre figlie con degli arabi?”
L’indipendenza avrebbe portato l’uguaglianza tra i coloni e gli indigeni algerini, ma i coloni non ne avrebbero avuto nessun vantaggio. Inorriditi dalla prospettiva dell’uguaglianza e dalla perdita dei privilegi coloniali e razziali, i coloni decisero di tornare in Francia dove il loro privilegio bianco sarebbe stato preservato.
Delle cinque colonie di coloni europee stabilite nei paesi arabi dal 19° secolo, tra cui Tunisia, Libia e Marocco, solo Algeria e Palestina erano ancora colonizzate all’inizio degli anni ’60.
Una colonia in meno
Quando l’Algeria fu liberata nel 1962, l’umore dell’opinione pubblica araba era esultante: un’altra colonia di coloni europei in meno, da lasciare!
La colonia italiana della Libia fu la prima a cadere durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1911 gli italiani invasero i territori ottomani di “Tarablus al-Gharb” (reso dagli italiani “Tripolitania”), Barqa (ribattezzata “Cirenaica”) e Fezzan, e, seguendo il geografo Federico Minutilli , iniziarono a denominare il territorio come “Libia”, dall’antico nome greco-romano. L’Italia annesse immediatamente la “Libia” e iniziò a introdurre i coloni.
Come i francesi, gli italiani descrissero la loro colonizzazione come un “ritorno” alle antiche terre dell’Impero Romano. La Libia fu identificata come la “Quarta sponda” dell’Italia. La colonizzazione accelerò sotto il regime fascista e, nel 1940, il numero di coloni superò i 110.000, il 12% della popolazione.
Quando gli Alleati sconfissero gli italiani, l’occupazione aveva già portato alla distruzione totale di città e paesi, per non parlare delle carestie e del diffondersi di malattie, che insieme all’omicidio di massa dei libici che resistevano, cancellarono fino a due terzi della popolazione libica.
Alla fine della guerra rimasero circa 50.000 coloni italiani. La Libia divenne ufficialmente indipendente nel 1951. Il nuovo status giuridico dei coloni richiedeva loro di scegliere la cittadinanza italiana o libica entro il 1960. Rifiutando categoricamente l’uguaglianza e la perdita dei privilegi razziali e coloniali, la maggioranza se ne andò. Quelli che rimasero dovettero rimpatriare in Italia entro il 1970.
Quanto alla Tunisia, ottenne l’indipendenza nel 1956, cinque anni dopo la Libia, a seguito di una combinazione di guerriglia anticoloniale e negoziati. La Tunisia fu occupata dalla Francia nel 1881 e decine di migliaia di coloni scesero nel paese.
Nel 1956 c’erano 180.450 coloni francesi e 66.909 coloni italiani. Almeno la metà dei coloni erano ormai nati in Tunisia. Ma nel 1957 metà dei coloni francesi se n’era andata. Rifiutando ancora una volta di accettare l’uguaglianza con i nativi tunisini, i coloni iniziarono rapidamente a lasciarla. Nel 1970 non c’erano più di 18.000 coloni francesi e 7.000 italiani, la maggior parte dei quali se ne sarebbe andata negli anni successivi.
Il Marocco, che i francesi invasero e occuparono nel 1907, ottenne l’indipendenza nel marzo 1956, lo stesso mese della Tunisia, dopo una lunga lotta anticoloniale.
Nel 1952 il Marocco contava 539.000 europei. I coloni iniziarono a perdere i loro privilegi nel decennio successivo. Rifiutando l’uguaglianza, la maggior parte tornò in Francia dove furono salvaguardati i loro privilegi razziali.
Una stretta alleanza
In quanto ultime due potenze coloniali europee nel mondo arabo, Francia e Israele strinsero una stretta alleanza per coordinare la conservazione delle loro colonie.
Come la Francia e l’Italia, i sionisti ebrei europei affermavano di essere discendenti degli antichi ebrei palestinesi e di essere semplicemente “tornati” alla loro antica terra. Israele, che stabilì una maggioranza ebraica espellendo la maggioranza del popolo palestinese nel 1948, votò contro la risoluzione delle Nazioni Unite del 1952 che riconosceva l’autodeterminazione tunisina e marocchina.
L’alleanza militare della Francia con Israele e la sua ostilità nei confronti del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser aumentò, soprattutto quando il leader egiziano fu identificato come la forza dietro il Fronte di liberazione nazionale algerino (FLN).
Ciò era unito all’antisovietismo dei socialisti al potere in Francia, poiché Nasser si era avvicinato all’URSS nel 1955 dopo essere stato respinto dall’amministrazione Eisenhower, che condizionava le sue buone relazioni alla normalizzazione di Nasser con Israele.
Il nazionalismo socialista panarabo venne criticato dai francesi come reazionario e desideroso di ristabilire le glorie “islamiche”. Al contrario, il pan-ebraismo del sionismo europeo, che cercava di ricreare le glorie “giudaiche” degli ebrei palestinesi, che erano stati riconosciuti come antenati degli europei convertiti al giudaismo, era descritto come progressista e socialista.
Ad esempio, l’istituzione coloniale ashkenazita-ebraica del kibbutz non era vista come un esempio di socialismo di razza dominante, ma come un’alternativa progressista allo stalinismo. A quel punto, la Francia forniva a Israele i moderni caccia Mystère IV, che usò contro l’Egitto nel 1956.
L’alleanza Francia-Israele
Nonostante i negoziati segreti in corso tra i leader francesi e quelli dell’FLN con sede al Cairo, il 22 ottobre 1956 l’esercito francese compì il secondo atto di pirateria aerea in assoluto nella storia.
Dirottarono un aereo che trasportava i leader politici dell’FLN dal Marocco a Tunisi, incluso Ben Bella, in viaggio per uno di questi incontri segreti. I cinque leader dell’FLN catturati furono rilasciati solo nel 1962.
I francesi adottarono i dirottamenti aerei dai loro alleati, poiché il primo atto di pirateria aerea fu il sequestro da parte di Israele di un aereo di linea civile della Syrian Airways nel dicembre 1954. I dirottatori israeliani costrinsero l’aereo ad atterrare all’aeroporto di Lydda e tennero in ostaggio i suoi passeggeri, chiedendo il rilascio di cinque israeliani prigionieri di guerra in Siria – una pratica, quella dei dirottamenti, in cui gli israeliani continuarono a eccellere per i decenni a venire.
I generali francesi spiegarono che la loro alleanza con Israele faceva parte della lotta contro gli algerini e contro Nasser
In questo contesto, la Francia lanciò la sua invasione dell’Egitto con gli inglesi e gli israeliani nel 1956, un’avventura che si concluse con la loro sconfitta e aumentò la popolarità di Nasser.
Frantz Fanon, che si era unito all’FLN, spiegò le motivazioni della Francia: “La spedizione di Suez doveva colpire la rivoluzione algerina L’Egitto, accusato di dirigere la lotta del popolo algerino, è stato bombardato criminalmente”.
La prima alleanza della Francia con Israele si intensificò nel 1952 quando aprì la sua ambasciata a Tel Aviv. Il fatto che i due paesi rimanessero le uniche colonie di coloni europei nelle terre arabe era fondamentale nei loro calcoli.
I generali francesi spiegarono che la loro alleanza con Israele faceva parte della lotta contro gli algerini e contro Nasser. Gran parte delle informazioni ricevute dalla Francia sulle spedizioni di armi egiziane all’FLN provenivano da Israele, il che permise alla Francia, nell’ottobre 1956, di sequestrare la nave battente bandiera sudanese Athos, che trasportava armi per l’FLN, nelle acque internazionali al largo delle coste del Marocco. L’alleanza era così forte che Israele partecipò a manovre militari congiunte con la Francia sul territorio algerino.
Dopo un periodo di 13 mesi come governatore generale della Francia in Algeria, nel novembre 1956 Jacques Soustelle contribuì a creare e guidare il gruppo di lobby pro-Israele Alliance France-Israel. Ciò seguì l’invasione tripartita dell’Egitto.
Nel frattempo, il gran rabbino di Francia fece pressioni sul New York Times a nome dei francesi contro l’indipendenza algerina e ottenne “la promessa da un editore di alto livello del New York Times di continuare a sostenere fedelmente la linea francese durante i dibattiti delle Nazioni Unite”.
Nel 1958, Soustelle ingiunse non solo a Israele, ma alle comunità ebraiche nel mondo, di sostenere l’apartheid coloniale francese in Algeria: “Riteniamo che, data l’influenza che non solo Israele, ma soprattutto le comunità ebraiche di tutto il mondo esercitano sull’opinione pubblica internazionale, questa alleanza produrrebbe buoni risultati per noi”. Nel 1960 Soustelle si unì all’Organizzazione armata segreta (OAS) dei coloni terroristi per combattere l’indipendenza algerina.
Adottare tattiche israeliane
L’alleanza non solo fornì armi e addestramento militare agli israeliani, ma permise agli stessi francesi di apprendere le tattiche israeliane, inclusa la pratica del “bombardamento di convogli”, che i francesi usarono in Algeria.
Ufficiali francesi furono inviati in Israele per apprendere le tecniche di guerra psicologica. Il generale Maurice Challe, comandante in capo delle forze francesi in Algeria (1958-1960), insistette sul fatto che gli israeliani erano “artisti consumati” nel trattare con i palestinesi.
Challe sperava di utilizzare il kibbutz razzista come modello per il suo programma di pacificazione in Algeria, ma l’indipendenza impedì la realizzazione del suo piano. Missioni di studio israeliane andarono in Algeria per scoprire come i francesi usassero gli elicotteri per combattere la guerriglia algerina.
Challe, come altri generali amici di Israele, partecipò al fallito colpo di stato dei coloni dell’aprile 1961 contro il governo francese e fu processato da un tribunale militare. Le testimonianze di almeno un partecipante al fallito colpo di stato affermarono che i leader del colpo di stato si aspettavano il sostegno di “Portogallo, Sud Africa, Sud America [sic] e forse Israele”.
L’OAS abbandonò il suo tradizionale antisemitismo per stabilire un fronte popolare anti-musulmano. I membri dell’OAS affermarono che la concessione dell’indipendenza all’Algeria faceva parte di una cospirazione internazionale per “strangolare lo stato di Israele” e sapeva di antisemitismo. Per non essere da meno, il primo ministro di Israele, David Ben-Gurion, nel 1958 consigliò ai francesi che non ci si doveva fidare degli arabi algerini “non importa quanto assimilati”.
Un certo numero di ebrei algerini contribuì finanziariamente alla lotta di liberazione del loro paese e si unì ai suoi ranghi
Insoddisfatti del suo isolamento come ultima colonia di coloni europei nel mondo arabo, gli israeliani fornirono supporto logistico ai coloni francesi, incluso il sostegno a Soustelle, che aveva l’appoggio di Ben-Gurion ed era finanziato da ricchi ebrei americani filo-israeliani di destra che si opposero a De Gaulle e all’indipendenza algerina.
Un certo numero di ebrei algerini contribuì finanziariamente alla lotta di liberazione del loro paese e si unì ai suoi ranghi, inclusi medici e avvocati.
Nel 1956 Gli ebrei algerini anticoloniali accolsero con favore le dichiarazioni ufficiali dell’FLN indirizzate ai leader della comunità ebraica che dichiaravano la loro appartenenza alla nazione algerina. Piccoli gruppi di ebrei algerini DICHIARARONO in risposta di essere tutt’uno con i loro compatrioti musulmani e di sostenere con tutto il cuore la liberazione.
Altri gruppi, tuttavia, formarono commando ebrei-algerini e si organizzarono ad Orano contro i musulmani algerini. Miravano alla spartizione della colonia secondo linee “razziali”.
Si diceva che nella loro ricerca fossero ispirati dalla politica del governo israeliano. Israele arruolò almeno un ebreo algerino, che unì all’OAS, la rete di spionaggio israeliana, vale a dire uno dei leader dell’OAS, Jean Ghenassia, che aveva contatti con agenti israeliani, per i quali fu successivamente perseguito dai francesi.
Circondando l’Algeria
Dopo l’indipendenza, l’Algeria divenne il più grande sostenitore della resistenza globale al colonialismo dei coloni, in Palestina e in tutta l’Africa: Angola, Mozambico, Sud Africa, Namibia e Rhodesia.
L’incontro organizzato dalla dirigenza algerina durante le celebrazioni della scorsa settimana tra il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e il presidente dell’AP Mahmoud Abbas che, fuorviato, collabora con Israele, è stato motivato dall’ininterrotto sostegno dell’Algeria alla lotta palestinese.
Negli ultimi anni, la normalizzazione delle relazioni di Israele con il Marocco e il Sudan, e il suo lavoro dietro le quinte per normalizzare le relazioni con la Tunisia e alcuni dei leader regionali della Libia, fanno parte della sua strategia di accerchiare l’Algeria, che rifiuta categoricamente di abbandonare la lotta palestinese e normalizzare i rapporti con Israele.
Il terrore che gli israeliani provarono dopo la vittoria del popolo algerino fu tale che il generale più importante di Israele, Ariel Sharon, tenne una copia del classico resoconto di Alistair Horne della lotta algerina, “Storia della guerra d’Algeria”, sul suo comodino.
In questo sessantesimo anniversario della liberazione dell’Algeria, forse gli altri leader israeliani dovrebbero apprendere lezioni storiche migliori.
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.
Joseph Massad è professore di politica araba moderna e storia intellettuale alla Columbia University di New York. È autore di numerosi libri e articoli accademici e giornalistici. I suoi libri includono “Colonial Effects: The Making of National Identity in Jordan”; “Desiderano arabi”; “La persistenza della questione palestinese: saggi sul sionismo e sui palestinesi” e, più recentemente, “l’Islam nel liberalismo”. I suoi libri e articoli sono stati tradotti in una dozzina di lingue.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestimna.org