Come il cioccolato arrivò in Medio Oriente

In Libano la storia dell’industria del cioccolato risale al 1895, quando Mahmoud Ghandour aprì una pasticceria a Beirut, e fu il primo a vendere cioccolato duro importato dall’Europa

Fonte: English version

Samy Marwan Mobayed – 6 ottobre 2022

Per tutto il diciottesimo secolo, il cioccolato è stato commerciato solo come bevanda consumata con il latte e non mangiato in forma solida. Nel 1819, un uomo d’affari svizzero di nome François-Louis Cailler fondò una fabbrica per la produzione di cioccolato duro, in quella che era considerata una grande impresa commerciale. Sette anni dopo, l’industriale Philippe Suchard, anche lui cioccolatiere svizzero, inventò una macchina per mescolare lo zucchero con il cacao, ei suoi prodotti furono venduti al pezzo nei negozi e nelle farmacie.

A metà dell’ottocento il cioccolato duro ebbe un tale successo in Europa che un farmacista francese iniziò ad usarlo per rivestire pillole e medicinali, in modo da conferire loro un sapore caratteristico e renderlo più tollerabile ad adulti e bambini.

Poi nel 1847 l’industriale britannico Joseph Fry lanciò sul mercato il primo pezzo di cioccolato ricoperto, seguito due anni dopo da John Cadbury, fondatore del famoso cioccolato Cadbury. Subito dopo in tutto il mondo debuttarono diversi marchi, alcuni dei quali divennero i più famosi nel mondo del cioccolato commerciale, come il cioccolato americano “Hershey” nel 1894, il cioccolato svizzero “Nestle” nel 1905 e infine il cioccolato americano “Marte” nel 1911.

Ma quando l’industria cioccolatiera arrivò nel mondo arabo?

Il cioccolato in Libano: 1912

Il Libano negli anni Sessanta divenne noto come la “Svizzera del Medio Oriente” per via delle sue montagne, dei suoi cedri e della sua attiva vita bancaria, ma anche un’altra componente qualificava il Libano per questo nome, ovvero la sua leadership nell’industria del cioccolato. Nel mondo arabo Il Libano, come la Svizzera, fu un pioniere in questo campo. La storia risale al 1895, quando Mahmoud Ghandour aprì una pasticceria a Beirut e fu il primo a vendere cioccolato duro importato dall’Europa.

Mahmoud Ghandour, fondatore di Ghandour Chocolate and Biscuits in Libano

Grazie alla sua popolarità tra i libanesi e gli stranieri residenti, Ghandour fondò una moderna fabbrica di dolciumi nel 1912 e i suoi prodotti, come cioccolato, biscotti al cioccolato e wafer, invasero ogni casa. Grazie all’apertura economica del Libano negli anni Cinquanta e Sessanta, la fabbrica di Ghandour crebbe rapidamente, diventando la più grande e famosa produttrice di cioccolato del Medio Oriente. Al proprietario e manager della fabbrica, Rafiq Ghandour, fu chiesto quale fosse la sua musica preferita e la sua risposta fu: “Il rumore delle macchine della fabbrica mentre sono in funzione”.

La fabbrica di Ghandour è sopravvissuta a due guerre mondiali e a una violenta guerra civile, e ha continuato a operare nonostante tutte le sfide fino al grande collasso (economico) che ha colpito il Paese nel 2019. Una buona parte della sua attività si è trasferita a Riyadh, mantenendoperò la fabbrica madre in Libano e  salvaguardando così l’identità libanese dei prodotti Ghandour.

Il cioccolato in Egitto: 1919

Il fondatore dell’industria del cioccolato in Egitto non fu un egiziano, ma un greco residente ad Alessandria di nome Tommy Christo. Vedendo lo sviluppo e il successo di questa industria dolciaria in Europa, Tommy, nel periodo del sultano Hussein Kamel, decise di provare anche in Egitto, così fondò una piccola fabbrica di cioccolato duro, denominata “Royal Chocolate Company”, nella città di Ismailia, sulla sponda occidentale del Canale di Suez.

Pubblicità del cioccolato Corona in Egitto

Nel 1919, all’età di ventotto anni, Tommy Christo fondò una moderna fabbrica ad Alessandria e iniziò a produrre il cioccolato “Corona”, che divenne molto popolare in Egitto, e adottò una testa di cervo come marchio ufficiale.

Tommy Christo, fondatore della Fabbrica di Cioccolato Corona in Egitto

Questa testa di cervo ha una storia. Accanto alla fabbrica di Tommy Christo c’era un prato dove pascolavano cervi selvatici e dove i bambini  giocavano a calcio. Durante  una partita, la palla colpì  un cervo, che morì. Christo ne fu molto rattristato e ordinò che la sua immagine fosse apposta sulle confezioni dei suoi prodotti, diventando così il logo ufficiale del Corona Chocolate.

Fabbrica del cioccolato Corona in Egitto

L’azienda rimase sotto la gestione del suo fondatore greco fino a quando nel 1963,durante l’era del presidente Gamal Abdel Nasser, fu nazionalizzata. Il sogno di Christo andò perduto e l’impero per cui aveva lavorato così duramente crollò. Christo andò all’estero e si è stabilì in Svizzera, dove morì.

Il team della fabbrica Corona in Egitto, con il logo dell’azienda (un cervo in piedi) visualizzato sopra di loro

Per quanto riguarda la società, rimase nelle mani del governo egiziano fino al 2000, quando è stata venduta alla società privata Sunaid, che ancora oggi produce cioccolato Corona.

Il cioccolato in Siria: 1931

A Damasco, la famosa famiglia Ghraoui fondò nel 1805 un’impresa commerciale di generi alimentari, tra cui tè, caffè e zucchero. I figli di Ghraoui  ereditarono la proprietà e la gestione dell’azienda di generazione in generazione, fino all’industriale Sadek Ghraoui, il cui nome  salì alla ribalta all’inizio degli anni Trenta del secolo scorso  in quanto uno dei fondatori di una fabbrica di conserve con Shukri al-Quwatli , dodici anni prima che quest’ultimo salisse al potere in Siria.

La fabbrica Ghraoui a Damasco negli anni Cinquanta

La fabbrica era una società per azioni, dedita all’inscatolamento e alla conservazione dei prodotti agricoli di Ghouta Damasco, compresi frutta e verdura, e alla loro vendita nei mercati arabi. Nel 1931 Sadek Ghraoui visitò le fabbriche di cioccolato in Francia e decise di entrare nel mondo della produzione del cioccolato in Siria. Fondò una moderna fabbrica a Damasco e fu l’unico a produrre cioccolato al latte ripieno di mandorle o nocciole.

Inizialmente questo dolce non piaceva agli abitanti di Damasco, abituati ai dolci arabi preparati con la  margarina locale e la crema caratteristica (ashta) quindi, per renderlo più popolare, il “Chocolate Ghraoui” veniva venduto in lussuose scatole di legno importate dall’Austria, che contenevano anche prodotti utili per il padrone di casa e sua moglie, , come piccole forbicine d’argento, per esempio, o un tagliacarte, o buste.

Scatole Ghraoui negli anni ’30

Sadek Ghraoui assunse anche un esperto francese di nome Monsieur Ogis e lo portò a Damasco, dove Ogis rimase per dodici anni, mettendo la sua esperienza a disposizione della fabbrica di Ghraoui.

I prodotti siriani parteciparono  a diverse fiere internazionali a Parigi e New York e ora sono venduti nei principali negozi londinesi, come Selfridges e Harrods. Ma il suo destino non differì da quello della Compagnia della Corona egiziana, poiché fu nazionalizzataodurante il periodo dell’Unità (Repubblica Araba Unita) nel 1961.

Cioccolato Ghraoui a Parigi, anni ’30

Ma Sadek Ghraoui non si disperò né si arrese, e durante la fase di separazione successiva al colpo di stato del 28 settembre 1961, iniziò a gettare le basi di una moderna fabbrica di biscotti al cioccolato, che fu poi nazionalizzata sotto il presidente Amin al-Hafiz nel 1965.

Morì nel 1969 e nel 1996 suo figlio Bassam Ghraoui  risollevò nuovamente lo spirito dei prodotti Ghraoui, attraverso l’unico negozio rimasto alla famiglia: aprì infatti una moderna fabbrica di cioccolato che esiste ancora oggi.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org