Il nuovo rapporto analizza l’Apartheid come un “elemento strutturale per promuovere il colonialismo sionista”, un quadro trascurato dai precedenti rapporti sui diritti umani sull’Apartheid israeliano.
Fonte: English version
Di Yumna Patel – 6 dicembre 2022
L’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq, insieme a una coalizione di altre importanti organizzazioni della società civile palestinese, ha pubblicato un nuovo importante rapporto sull’Apartheid israeliano, intitolato “Apartheid Israeliano: Strumento del Colonialismo Sionista”.
Il nuovo rapporto, pubblicato il 29 novembre, analizza l’Apartheid come “un elemento strutturale per promuovere il colonialismo sionista”, un aspetto precedentemente trascurato dalle organizzazioni internazionali e israeliane per i diritti umani nei loro rapporti sull’Apartheid israeliano.
“La società civile palestinese chiede la decolonizzazione e lo smantellamento del colonialismo israeliano e del regime di Apartheid, l’adempimento del diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione, sistematicamente negato sin dal Mandato Britannico, e il diritto al ritorno dei rifugiati e degli esiliati nella diaspora”, ha affermato Al-Haq in una dichiarazione il giorno della pubblicazione del rapporto.
Al-Haq ha continuato dicendo: “Sottolineiamo che non ci può essere soluzione alla situazione fintanto che la comunità internazionale continua a ignorare le sistematiche violazioni dei diritti umani da parte di Israele e il regime coloniale di Apartheid e, attraverso di esso, sostenere il progetto illegale colonialista sionista a costo della liberazione palestinese”.
Dal 2021, numerose organizzazioni israeliane e internazionali per i diritti umani, tra cui B’Tselem, Human Rights Watch e Amnesty International, hanno tutte pubblicato i propri rapporti sull’Apartheid israeliano.
Sebbene ciascuno dei rapporti fosse significativo nel portare consapevolezza o promuovere le discussioni esistenti sull’Apartheid israeliano, ci sono state critiche sul fatto che i rapporti fossero carenti su una serie di questioni, in particolare il ruolo dell’ideologia sionista nel guidare il progetto coloniale israeliano.
Ciò che il rapporto di Al-Haq mira a fare, affermano i suoi autori, è riformulare la discussione sull’Apartheid israeliano per incentrare le narrazioni palestinesi sulla loro stessa espropriazione e sfollamento, riconoscere il diritto collettivo del popolo palestinese all’autodeterminazione e dare priorità alla decolonizzazione rispetto agli approcci di “uguaglianza liberale” per porre fine all’Apartheid.
“L’Apartheid è una forma di colonialismo, o colonialismo più in generale. Non è isolato da questo contesto”, ha detto Rania Muhareb, una delle autrici del rapporto.
“Attraverso il colonialismo, che ha dato inizio all’Apartheid, capiamo perché queste leggi, politiche e pratiche che discriminano e frammentano il popolo palestinese vengono messe in atto”, ha continuato.
“Comprendendo il ruolo dell’ideologia, delle istituzioni e della politica sionista, iniziamo a vedere il contesto più ampio del sistema dell’Apartheid”, ha detto Muhareb.
Colonialismo sionista e Apartheid
Per decenni, i palestinesi hanno usato il termine Apartheid come mezzo per descrivere la realtà di discriminazione e oppressione in cui vivono, sia all’interno che all’esterno della Linea Verde.
Nonostante Apartheid sia diventato sinonimo del contesto sudafricano, secondo il diritto internazionale il crimine di Apartheid è un termine che può essere applicato a qualsiasi situazione di segregazione razziale istituzionalizzata.
I gruppi per i diritti umani, come Al-Haq, sostengono che Israele soddisfa i criteri stabiliti dal diritto internazionale che costituiscono l’Apartheid: una serie di atti disumani commessi con lo scopo di stabilire e mantenere il dominio di un gruppo razziale su un altro.
Questi atti disumani si estendono a una serie di categorie di violazioni commesse dal regime israeliano contro i palestinesi, tra cui, ma non solo: la negazione dei diritti sulla terra e la proprietà, le politiche di punizione collettiva (ad es. demolizioni punitive di case), la reclusione arbitraria e l’arresto, le esecuzioni extragiudiziali, ecc.
Ciò che Al-Haq e la coalizione dei gruppi per i diritti umani sostengono nel nuovo rapporto, tuttavia, è che la definizione di Apartheid non è sufficiente per comprendere con precisione la situazione dei palestinesi all’interno dei Territori Occupati, oltre la Linea Verde e nella diaspora.
“Comprendere il regime di Apartheid israeliano richiede il riconoscimento delle sue fondamenta colonialiste sioniste”, afferma Al-Haq.
Nel rapporto Al-Haq analizza le radici del sionismo e del movimento sionista alla fine del 19° secolo, come uno dei precursori dell’Apartheid israeliano, sostenendo che la creazione di organizzazioni sioniste parastatali come il Fondo Nazionale Ebraico (JNF) e l’Organizzazione Mondiale Sionista (WZO), ha consentito la “dominazione coloniale sionista del popolo palestinese” e la creazione delle basi dell’Apartheid israeliano.
Organizzazioni come JNF, WZO e l’Agenzia Ebraica, che precedono la creazione dello Stato di Israele, sono state istituite con lo scopo di offrire diritti e privilegi agli immigrati ebrei a spese della popolazione araba nativa. A tutt’oggi a queste organizzazioni sono ancora conferite funzioni pubbliche dello Stato, ad esempio il controllo del JNF sulla distribuzione e l’amministrazione della terra statale in Israele.
“Le istituzioni, le leggi, le politiche e le pratiche sioniste sono state attuate per spostare e frammentare il popolo palestinese, negare ai rifugiati palestinesi il diritto di tornare nella loro terra e discriminare i palestinesi in quasi ogni aspetto della vita”, afferma Al-Haq.
Rania Muhareb spiega che la comprensione dell’Apartheid all’interno del contesto coloniale sionista è essenziale per smantellare l’Apartheid israeliano, perché senza la struttura coloniale, l’attenzione rimane su leggi e pratiche discriminatorie, ignorando il più ampio sistema oppressivo in atto.
“Per noi, l’abrogazione delle leggi israeliane che sono discriminatorie e prendono di mira i palestinesi non è sufficiente”, ha detto Muhareb.
“Perché il problema non è solo le leggi, è il ruolo dell’ideologia e delle istituzioni sioniste, come JNF, WZO e l’Agenzia Ebraica che sono state classificate per privilegiare le persone di razza o discendenza ebraica, e hanno continuato a farlo attraverso la colonizzazione della Palestina, la creazione di insediamenti ebraici in Cisgiordania e anche all’interno della Linea Verde”, ha proseguito.
“L’abrogazione delle leggi non è sufficiente. Ci deve essere un’abrogazione dell’ideologia e del ruolo di tali organizzazioni. Ecco perché è essenziale collegare questi soggetti e comprenderli nel loro insieme. In definitiva, questo è ciò che aiuterà con gli sforzi di mobilitazione contro l’Apartheid israeliano”.
Raccomandazioni e suggerimenti
La conclusione del rapporto di 220 pagine presenta un elenco di raccomandazioni alla comunità internazionale, compresi gli Stati terzi, la Corte Internazionale di Giustizia, la Corte Penale Internazionale e gli organismi delle Nazioni Unite, su quali misure possono essere adottate per smantellare il colonialismo e l’Apartheid israeliani e attuare la “completa decolonizzazione della Palestina”.
“Ciò deve comportare lo smantellamento di tutte le strutture di dominio, sfruttamento e oppressione e la realizzazione dei diritti inalienabili del popolo palestinese, incluso l’autodeterminazione e il ritorno alle proprie case, terre e proprietà”, afferma Al-Haq.
Tra le raccomandazioni figurano:
• Riconoscere e condannare le leggi discriminatorie delle politiche e delle pratiche di Israele che contribuiscono a mantenere un sistema di Apartheid sui palestinesi
• Imporre sanzioni economiche a Israele.
• L’interruzione di tutti i legami e accordi culturali, economici, commerciali e di cooperazione con Israele
• Adozione di una risoluzione per ricostituire il Comitato Speciale delle Nazioni Unite contro l’Apartheid e il Centro delle Nazioni Unite contro l’Apartheid per affrontare la perpetrazione da parte delle autorità israeliane del crimine contro l’umanità dell’Apartheid contro il popolo palestinese nel suo insieme,
• Agevolare la missione dell’attuale indagine del procuratore della Corte Penale Internazionale sui potenziali crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nei Territori Palestinesi Occupati.
“Sottolineiamo che non ci può essere soluzione alla situazione fintanto che la comunità internazionale continua a ignorare le sistematiche violazioni dei diritti umani da parte di Israele e il suo regime coloniale di Apartheid e, attraverso di esso, sostenere il progetto coloniale sionista illegale a costo della liberazione palestinese”, ha concluso Al-Haq.
Yumna Patel è la corrispondente dalla Palestine di Mondoweiss.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org