Perché dobbiamo parlare del fatto che Gesù era nero

Gesù è stato una delle figure più importanti della storia, il suo “sbiancamento” è stato usato per giustificare la supremazia bianca, il colonialismo e l’imperialismo, ecco perché dobbiamo “dire la verità” su di lui, sostiene Richard Sudan.

Fonte: English version

Richard Sudan – 21 dicembre 2022

Immagine di coertina: Un dipinto di un Gesù nero appeso alla scuola cattolica di Santa Margherita di Scozia. [Foto di Mark Gail/The Washington Post via Getty Images]

Gesù era un rivoluzionario palestinese nero, nato in Africa. Ad alcuni, questa potrebbe sembrare un’affermazione controversa, ma se si considerano i fatti, giungere a tale conclusione è ovvio.

Gesù nacque a Betlemme, in Palestina, che al momento della sua nascita era considerata parte dell’Africa nord-orientale.

Il termine Medio Oriente non fu coniato fino al 1850, dopo la creazione del Canale di Suez da parte degli inglesi, molto tempo dopo la vita di Gesù.

Naturalmente, l’aspetto e le caratteristiche del popolo palestinese dell’epoca riflettevano la regione del mondo in cui vivevano.

Al di là della realtà geografica della Terra Santa al tempo di Gesù, c’è anche un’abbondanza di prove nella Bibbia stessa che riflettono il fatto che Gesù non aveva caratteristiche europee classiche come le raffigurazioni moderne amano indicare, ma era in realtà un uomo dalla carnagione scura e con i capelli ricci.

”Durante la colonizzazione, gli europei portarono con sé il loro Gesù bianco e lo usarono per predicare una dottrina della supremazia bianca. La nozione di superiorità bianca si basava sul fatto che Dio fosse rappresentato come bianco. La divinità bianca era usata per vendere il mito della superiorità bianca. Allo stesso modo l’inferiorità nera non avrebbe potuto reggere, se Dio fosse stato nero.”

Le Scritture descrivono Gesù con i capelli “come lana” e i piedi come “ottone brunito” e descrivendo alcuni della sua stirpe, suggerisce che è improbabile che Gesù avesse lineamenti europei bianchi.

Rahab la meretrice, Tamar, la regina di Saba, erano tutte di ascendenza nera e facevano parte della genealogia di Gesù. Anche Abramo nacque nella città di un uomo di colore, Nimrod.

Nel libro dei cantici di Salomone, Salomone dice “Sono nero ma sono bello”.

Ci sono numerosi altri riferimenti che parlano del colore nero e dell’eredità africana di coloro che appartengono alla stirpe  di Gesù. Non dimentichiamo anche che quando Gesù fuggì dalle persecuzioni si nascose in Egitto tra africani dalla pelle nera. Quando si vuole esaminare il mito del Gesù bianco,  occorre guardare chiaramente alle prove disponibili; Gesù sicuramente non sembrava di discendenza nordeuropea.

Prime raffigurazioni di Gesù nero

Dall’Etiopia alla Russia molte immagini di Cristo lo rappresentano  come un uomo dalla pelle scura. Prima del Rinascimento europeo era più comunemente accettato che Gesù avesse caratteristiche in linea con l’aspetto delle persone della sua regione. Diverse culture alla fine hanno dipinto Cristo a loro immagine e gli europei non hanno fatto eccezione.

Ciò significava, tuttavia, che durante la colonizzazione, gli europei portarono con sé il loro Gesù bianco e lo usarono per predicare la dottrina della supremazia bianca.

La nozione di superiorità bianca si basava sul fatto che Dio fosse rappresentato come bianco. La divinità bianca era usata per vendere il mito della superiorità bianca. Allo stesso modo l’inferiorità nera non avrebbe potuto reggere,se Dio fosse stato nero.

Questo pensiero è persistito almeno nella società occidentale, che oggi rimane riluttante a rappresentare Gesù come nero o come una persona di colore, optando invece per raffigurarlo come uno di loro.

Mentre le persone potrebbero discutere il modo migliore per caratterizzare Gesù, ciò che è certo è che è altamente improbabile che assomigli alle sbiancate raffigurazioni eurocentriche.

2000 anni dopo la sua morte, la grande domanda è: perché è importante?

Una questione di rappresentanza

I fatti contano, ma anche la rappresentazione conta.

Hollywood, ad esempio, con tutta la sua influenza, è nota per aver prodotto la maggior parte dei film che interpretano Gesù rappresentandolo come un uomo bianco, decennio dopo decennio. Allo stesso tempo, Hollywood è anche accusata di aver tratto profitto dai film che ritraggono i neri in modo negativo.

Tutto questo ovviamente è voluto ed è semplicemente un altro esempio di un sistema che funziona come previsto.

Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che molti definiscono cristiani, sembrano non riuscire a cogliere l’idea che Gesù, che era un rifugiato, somigliasse ai migranti che cercano di entrare oggi in Gran Bretagna, piuttosto che al modo in cui è stato rappresentato nella storia dall’Occidente.

La Gran Bretagna, che è stata a malapena in grado di accettare che i resti più antichi coperti nel paese appartenessero a un uomo di colore, abbraccia il Gesù bianco nello stesso modo in cui nega o si scusa per il razzismo di Winston Churchill.

La supremazia bianca e il razzismo dipendono dal mantenimento di una serie di falsità, e riconoscere Gesù come nero significherebbe smascherare e capovolgere un sistema e un intero modo di pensare a quel sistema.

Antica storia nera: Jabel Qafzeh

Se si considera il contesto storico più ampio della regione, non sorprende che alcuni dei resti più antichi trovati in Palestina parlino delle radici africane dell’area.

Si stima che un certo numero di resti trovati a Jabal Qafzeh circa 100 anni fa, abbiano un’età compresa tra 80.000 e 100.000 anni. Recentemente, la tecnologia moderna ha dato la possibilità di riprodurre come sarebbe stato uno di quegli scheletri se fosse stato vivo oggi. Jabal Qafzeh 9, ha una chiara somiglianza e le fattezze di una donna nera dell’Africa occidentale.

I neri sono stati presenti in Palestina per millenni, compreso il tempo in cui la Palestina era considerata parte dell’Africa, e per migliaia di anni prima.

Dobbiamo anche considerare il contesto in cui sarebbe vissuto Gesù. Come uomo di colore perseguitato per aver parlato a favore degli oppressi, avrebbe visto altri puniti per lo stesso motivo. Infatti, se Gesù fosse vivo oggi, lui e il suo popolo sarebbero sotto assedio da parte delle forze di occupazione israeliane. Ingresso negato alle frontiere.

Come mai? Gesù ha parlato per gli oppressi, i rifugiati, gli emarginati e coloro che sono stati relegati alle periferie della società. Mentre il cristianesimo europeo ha spesso annacquato il messaggio di Cristo al semplice perdono, la verità è che Cristo era un rivoluzionario nero con un programma politico, economico e sociale che lottava per l’uguaglianza e che di conseguenza fu linciato dall’impero romano.

In questo senso Gesù deve essere inserito nella tradizione nera radicale che è sempre esistita in tutte le parti del mondo compresa la Palestina. Quella tradizione è rimasta salda, dal tempo di Cristo fino ai tedofori come Fatima Bernawi, una combattente della resistenza afro-palestinese recentemente morta e che divenne la prima donna palestinese ad essere imprigionata da Israele dopo la guerra del 1967.

Riformulare il modo in cui pensiamo a Gesù potrebbe anche servire da contrappeso alle chiese negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che sostengono incondizionatamente Israele e fanno pressioni per suo conto.

Le chiese con l’iconografia del Gesù nero al centro sono una voce importante all’interno della comunità cristiana, dove tradizionalmente moltissime istituzioni sono state completamente sbiancate, fungendo da canale per normalizzare ulteriormente la supremazia bianca.

Allo stesso modo, le chiese e le istituzioni cristiane che si pronunciano contro l’apartheid e il razzismo, sfidando la narrativa dominante sono assolutamente necessarie per cambiare il modo in cui pensiamo al cristianesimo, in Occidente spesso usato per sostenere il potere, piuttosto che per contrastarlo

Contro il razzismo, è importante che le percezioni tradizionali di Gesù cambino e si evolvano con i tempi. Dobbiamo rendere popolare un ritratto accurato di una delle figure più importanti della storia, venerata da così tanti milioni di persone in tutto il mondo e che anche oggi continua ad avere un importante ruolo politico, teologico e sociale. Dire la “verità” su Gesù non è quindi semplicemente una questione di “preferenza” razziale nell’immaginario religioso utilizzato.

 

Richard Sudan è un giornalista e scrittore specializzato in antirazzismo e ha riferito su varie questioni relative ai diritti umani da tutto il mondo. I suoi scritti sono stati pubblicati da The Guardian, Independent, The Voice e molti altri.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org