La lotta per la dignità degli israeliani etiopi è collegata a quella dei palestinesi

La lotta degli etiopi in Israele non vedrà mai vera giustizia senza legare il nostro destino a quello palestinese, e ripensare il nostro rapporto con lo Stato

Fonte: English version

di Adane Zawdu Gebyanesh ,28 Gennaio 2023

L’indifferenza del pubblico israeliano per la difficile situazione del cittadino israeliano prigioniero Avera Mengistu mette a nudo il valore ineguale attribuito alle vite in Israele

Il gruppo palestinese Hamas pubblica un video di chi sostiene sia il cittadino israeliano Avera Mengistu, che è tenuto prigioniero nella Striscia di Gaza, in questa schermata non datata e senza luogo (Hamas/via REUTERS)

La scorsa settimana abbiamo ricevuto un promemoria che Avera Mengistu è ancora vivo.

Mengistu è un cittadino israeliano di origine etiope che ha scavalcato la barriera che separa Israele e Gaza il 7 settembre 2014, poche settimane dopo l’assalto israeliano contro Gaza, e da allora è tenuto prigioniero da Hamas.

La scorsa settimana, un video della durata di meno di un minuto è stato diffuso da Hamas con Mengistu che appare per circa 12 secondi.

Il video è una testimonianza del valore ineguale attribuito alle vite in Israele. È un promemoria della bassa posizione degli israeliani etiopi all’interno di questa struttura e di come la nostra lotta per la dignità e i diritti sia legata alla lotta palestinese.

“A differenza del soldato israeliano prigioniero Gilad Shalit, descritto dal pubblico israeliano come “il figlio di tutti noi”, la campagna per Mengistu non ha attirato un’ampia mobilitazione”

La tempistica dell’uscita del video non è stata casuale. È stato trasmesso mentre i canali israeliani riportavano in diretta la nomina del nuovo capo di stato maggiore dell’esercito israeliano. Il video ha rovinato l’atmosfera festosa e ha costretto la televisione israeliana a  pronunciare il nome di Mengistu. Eppure, nel breve giro di attenzione dei media israeliani e dei funzionari statali, entrambi hanno ripetuto, in ogni modo possibile, che Mengistu era malato di mente e aveva volontariamente attraversato il confine con Gaza.

Ad ogni accenno alla sua prigionia, questi due dettagli venivano aggiunti con un leggero tono di sollievo. Acuiscono la differenza tra il tipo di prigioniero israeliano familiare  – un soldato o un civile rapito – e Mengistu, il cui trattamento è quasi giustificato.

Valore iniquo

Da un lato, è ritratto come una persona che non è responsabile delle sue azioni e, allo stesso tempo, una persona che ha attraversato il confine consapevolmente e di sua spontanea volontà. Questa narrazione minimizza la responsabilità pubblica e statale nei confronti di Mengistu.

Attivisti politici israeliani etiopi hanno paragonato il trattamento di Mengistu a quello di Gilad Shalit, un soldato israeliano di origine europea, tenuto prigioniero per cinque anni da Hamas e rilasciato in un accordo di scambio di prigionieri con lo Stato di Israele. La campagna per liberare Shalit ha attirato una mobilitazione di massa.

Il pubblico israeliano in generale, i media e i funzionari politici avevano fatto conoscere il suo nome e il suo volto in ogni casa, descrivendolo comunemente come “il figlio di tutti noi”. Al contrario, la campagna per Mengistu non ha attirato un’ampia mobilitazione.

La maggior parte delle menzioni di Mengistu nelle discussioni pubbliche sono avvenute quando Hamas ha tentato di usarlo come merce di scambio per fini diversi.

poster
I parenti di Avera Mengistu e Hisham al-Sayed posano accanto a un poster dipinto che li ritrae dopo una conferenza stampa a Gerusalemme il 6 settembre 2018 (AFP)

Ma, come ormai Hamas sa, Mengistu non è “il figlio di tutti noi”. La sua vita non è apprezzata da tutti, specialmente da chi è al potere. È il figlio di Agarnesh e Ayele, ed è nostro fratello, parente e amico.

Il valore ineguale e la posizione insignificante che Mengistu ricopre nel contesto israeliano sono stati espressi in molti modi durante i suoi otto anni e mezzo di prigionia.

In un’occasione, Imaye Taga, calciatore di origine etiope, ha indossato una divisa con un messaggio di solidarietà per Shalit e ha ricevuto elogi per la sua azione. Nel 2016 ha ripetuto l’atto, questa volta per Mengistu, ed è stato multato dalla Federcalcio per aver violato le sue regole.

Nei primi mesi di prigionia di Mengistu, la sua famiglia ha gestito il caso con una pubblicità minima su raccomandazione di vari attori statali che avevano assicurato che  ciò avrebbe aumentato le possibilità di riportare a casa rapidamente il figlio.

Con il tempo, i membri della famiglia e gli attivisti hanno iniziato a criticare la mancanza di progressi e il suo legame con il fatto che fosse etiope, riflettendo la più ampia emarginazione del gruppo in Israele.

Emarginazione più ampia

Nel 2015, allora (e ora) il capo negoziatore del primo ministro Benjamin Netanyahu, Lior Lotan, ha scatenato un putiferio in seguito alla sua visita alla famiglia minacciandoli di non collegare il caso di Mengistu alle più ampie questioni di discriminazione contro la comunità etiope in Israele. Grazie a una registrazione vocale fatta da un partecipante, possiamo dare un’occhiata al dietro le quinte.  L’incontro è iniziato con una breve conversazione telefonica tra il premier e i familiari. Durante la telefonata, il padre di Mengistu ha detto al primo ministro di avergli scritto diverse volte senza risposta.

La lotta degli etiopi in Israele non vedrà mai vera giustizia senza legare il nostro destino a quello palestinese, e ripensare il nostro rapporto con lo Stato

Dando alla famiglia un ultimatum, Lotan rispose in un modo che rivela la verità che sta alla base del rapporto tra lo Stato e la famiglia, dicendo:

“Hai due opzioni: puoi puntare il dito contro Hamas e dire: ‘Tenete prigioniero Avera, siete responsabili del suo destino, ridatecelo indietro […] oppure puoi puntare il dito contro Gerusalemme e dire: ‘ C’è qualcosa che non va in voi,  Avete permesso che attraversasse il confine [a Gaza]. Non avete mai risposto alle nostre lettere. […] Scegliete quello che volete, ma [sarete] responsabile del risultato”,  avvertì.

Nel 2015, Hisham al-Sayed, un soldato israeliano di origine araba, anch’egli affetto da problemi di salute mentale, è stato tenuto prigioniero da Hamas dopo essere entrato a Gaza a piedi.

Circa sei mesi fa, Sayed è stato visto in un video diffuso da Hamas in pessime condizioni mediche. Anche qui assistiamo alla politica di come vengono valutate le diverse vite in Israele.

La quasi totale assenza di Sayed dall’immaginario pubblico ci ricorda che la vita e il valore dei palestinesi sono controllati da un rapporto politico di ordine diverso  che li colloca al di fuori delle conversazioni sulla solidarietà o sulla responsabilità dello Stato nei confronti dei suoi cittadini. Sebbene incarnino lotte di ordine diverso, sono quanto mai  collegate in modo fondamentale.

La negligenza di Mengistu ci ricorda che le vite degli israeliani etiopi sono una pessima merce di scambio, mentre la cancellazione del caso di Sayed rivela l’estensione della violenza di stato.

Il compito della nostra generazione deve essere comprendere il legame tra i due e immaginare un futuro condiviso. La lotta degli etiopi in Israele non vedrà mai vera giustizia senza legare il nostro destino a quello palestinese e ripensare il nostro rapporto con lo Stato.

“Te lo dirò nel modo più duro possibile”, ha detto il negoziatore del primo ministro nel suddetto colloquio, “chiunque carica il caso Avera del  peso della vicenda  tra la comunità etiope e lo Stato di Israele, lo lascia a Gaza per un altro anno”.

Da allora i molti collegamenti tra la situazione di Mengistu e l’emarginazione degli etiopi sono stati messi a tacere. Di conseguenza, è prigioniero da oltre otto anni e lui e la sua famiglia continuano a soffrire.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Adane Zawdu Gebyanesh è sociologo e borsista post-dottorato presso The Polonsky Academy, The Van Leer Jerusalem Institute.

 

Traduzione di Nicole Santini -Invictapalestina.org