Come israeliano, credo che ci sia solo una via da seguire: libertà, giustizia e uguaglianza per i palestinesi

Libertà, giustizia e uguaglianza per i palestinesi sono l’unica via da seguire. Gli eventi della scorsa settimana non hanno affatto indebolito la mia convinzione in questo.

Fonte: English version

Di Jonathan Ofir – 15 ottobre 2023Immagine di copertina: I danni di un attacco militare israeliano al campo profughi di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza, il 15 ottobre 2023. (Foto: Ahmed Tawfeq/APA Images)

Inizierò dal personale. Scrivo pubblicamente sulle questioni israelo-palestinesi da circa un decennio, senza sosta. Gli eventi di questa settimana mi hanno travolto come un uragano, e il fatto che siano passati solo sette giorni dall’attacco a sorpresa di sabato scorso da parte delle forze di Hamas sembra insondabile. Sembra che siano passate molte settimane, il mondo è appena cambiato. Per molti, ha davvero smesso di esistere.

Molti miei parenti vivono nei kibbutz che circondano Gaza. Sabato mattina, appresa la notizia dell’attacco, ho chiamato per avere informazioni. Nell’unico kibbutz dove vive la maggior parte di loro, non c’è stato alcun attacco di terra, sono caduti alcuni missili, ma nessuna vittima. Nell’altro kibbutz dove si trovava il figlio di mio cugino, c’è stata una feroce battaglia a solo un chilometro dalla recinzione di Gaza. Si è preso una pallottola alla mano mentre tentava di difendere il kibbutz, è ricoverato in ospedale. Rispetto alle centinaia di persone che furono massacrate e agli oltre 100 fatti prigionieri, si tratta di una cosa di poco conto. Quando ho chiesto se tra i dispersi ci fossero dei conoscenti, mi è stato detto che mancava uno studente del gruppo del figlio di mia sorella. Quattro giorni fa il suo corpo è stato identificato. Come israeliano, al giorno d’oggi, è sorprendente non conoscere nessuno che ne sia in qualche modo coinvolto.

C’era sgomento e frustrazione in queste conversazioni. Come è potuto accadere, e come potrebbe non accadere, dato l’intensificarsi della violenza?

E poi è iniziata la risposta di Israele: gli appelli ad radere al suolo Gaza da parte di vari politici, il Ministro della Difesa che ha definito tutti gli abitanti di Gaza “animali” e ha ordinato un “assedio totale” come se non fosse sufficiente quello che dura da oltre 16 anni, ordinando il blocco di tutti i beni essenziali: acqua, cibo, gas, elettricità. “Stiamo combattendo gli animali e agiamo di conseguenza”, ha detto Yoav Gallant, dichiarando che Israele sta per mettere in atto un vero e proprio Genocidio. Il capo dell’esercito dei Territori Occupati ha fatto eco al messaggio: “Gli animali devono essere trattati come tali. Non ci sarà elettricità e acqua a Gaza, ci sarà solo distruzione. Volevano l’inferno, avranno l’inferno”.

Riuscivo a malapena a scrivere e a pensare. Il sostegno dal mondo occidentale stava arrivando, anche qui in Danimarca, dove il governo ha deciso di congelare i finanziamenti per lo sviluppo alla Palestina come rappresaglia per le azioni di Hamas, e Germania e Austria hanno fatto lo stesso. Gli slogan di rito secondo cui “Israele ha il diritto di difendersi” sono echeggiati in tutti questi luoghi.

Ma evidentemente i palestinesi non hanno questo diritto.

Il “diritto di Israele di difendersi” è in realtà il diritto di Israele a compiere massacri di massa a Gaza. Lo abbiamo visto accadere ripetutamente negli ultimi quindici anni. Israele afferma che sconfiggerà Hamas e annienterà intere famiglie se c’è il “sospetto” che un membro di Hamas si trovi nelle vicinanze.

C’è da meravigliarsi che un bambino di 10 anni sopravvissuto a questo ciclo genocida, la cui famiglia e casa sono state cancellate, si unirà alla resistenza tra 10 anni per vendicarsi? I popoli colonizzati si ribellano quando sono oppressi. Una maggiore oppressione non fermerà tutto ciò.

C’è solo una via da perseguire, e deve essere la via della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza per i palestinesi, per quanto possa sembrare difficile da accettare per molte persone nella mia comunità in questo momento. La mia convinzione in ciò non si è affatto indebolita.

L'”inferno” che Israele intende scatenare su Gaza probabilmente ucciderà anche molti dei prigionieri israeliani ora detenuti a Gaza poiché la spinta alla vendetta contro Gaza sembra prevalere sulla loro sicurezza. Venerdì Hamas ha affermato che finora 13 ostaggi israeliani erano rimasti uccisi sotto i bombardamenti israeliani. Questi israeliani potrebbero essere rilasciati attraverso negoziati per liberare alcuni o molti degli oltre 5.000 prigionieri politici palestinesi detenuti da Israele, centinaia dei quali detenuti senza accusa. Ma Israele non negozierà. Ci mancherebbe altro.

Nell’attacco a Gaza del 2014, il comandante israeliano Ofer Winter bombardò Rafah nel Sud della Striscia di Gaza con la massima potenza di fuoco per diverse ore, uccidendo tra 135 e 200 civili per evitare di dover negoziare uno scambio di prigionieri dopo che un suo soldato era stato presumibilmente catturato da Hamas. Questa politica è chiamata Direttiva Annibale e prevede il sacrificio della vita di un soldato per evitare che diventi merce di scambio. Ora vediamo quel caso moltiplicato per cento.

Sei giorni fa, la radio dell’esercito israeliano ha annunciato la “decisione israeliana”: “Gli attacchi a Gaza verranno eseguiti anche a costo di danneggiare gli ostaggi israeliani, a meno che non ci siano informazioni precise sulla loro posizione”. Israele non aveva informazioni nemmeno sull’offensiva di Hamas. In altre parole, queste persone sono sacrificabili.

E anche se pensassimo solo a “noi” come israeliani, immaginiamo davvero che “vinceremo”, come dice Netanyahu? Pensiamo davvero che negare la dignità ai palestinesi e trattarli come “animali” risolverà i nostri problemi?

Sulla scia della guerra del 1967, il Ministro della Difesa israeliano Moshe Dayan propose di dire ai palestinesi:

“Noi non abbiamo una soluzione, e voi continuerete a vivere come cani, e chi vorrà se ne andrà, e vedremo come funzionerà questa procedura”.

È così che funziona. È l’inferno. Per tutti. Basta, fermino l’Apartheid e inizino a trattare tutti come esseri umani, e vediamo come andrà.

Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org