Queste sono alcune delle storie delle persone le cui vite hanno incrociato la mia. Israele le ha uccise durante la sua guerra genocida contro la nostra patria.
Fonte: English version
DI Tareq Hajjaj 1 novembre 2023
Immagine di copertina: Maram (a sinistra) con il marito e la figlia Yumna (a destra)
La tristezza sostituisce la tristezza. Una nuova calamità fa dimenticare quella precedente. In questa guerra le persone hanno poco tempo per piangere. Si ritrovano insieme, muoiono insieme, sono sepolte insieme nello stesso sudario.
Coloro che muoiono insieme in un attacco aereo notturno mentre dormono nei loro letti vengono poi sepolti nella stessa posizione in cui sono stati trovati. Nessuno può liberare una figlia dalle braccia di sua madre, entrambe sepolte sotto le macerie.
Queste sono le storie di persone le cui vite sono entrate nella mia. Le ho viste nella vita e le ho viste nella morte.
Sposata e in guerra e morta in guerra
Wa’d Abu Shouq, 27 anni, era madre di tre figlie. Lara, la sua maggiore, ha 7 anni. Poi c’è Yara, di 5 anni, seguita da Judy, di 3 anni.
È stata uccisa nella regione di Zawaydeh, nel sud di Gaza, il 15 ottobre. È morta insieme alla figlia più piccola, Judy.
Ho sempre visto Wa’d come un uccellino, leggera e agile. Amava tutti e soprattutto le sue tre bambine. Le volteggiavano sempre intorno come se fossero un unico gregge. La sua devozione nei loro confronti era instancabile e infinita. Era una madre meravigliosa e le sue figlie erano fortunate ad averla.
Wa’d, il cui nome significa “promessa”, è fuggita dalla zona di al-Tawam, nel nord di Gaza, e ha cercato rifugio ad al-Zawaydah con uno dei suoi parenti. Si trovava in un appartamento che ospitava più di 25 persone, tutte donne e bambini con alcuni giovani uomini.
Quando la casa è stata bombardata, Wa’d teneva in braccio la figlia più piccola. Le altre due figlie e suo marito dormivano accanto a lei. Tutti in casa sono rimasti feriti, ma Wa è morta insieme a Judy mentre la cullava. Quando è stata trasportata in ospedale, nessuno è riuscito a liberare il corpo senza vita di Judy dall’abbraccio della madre, così sono state avvolte nello stesso sudario e sepolte insieme.
Le altre sue figlie sono rimaste gravemente ferite e suo marito ha riportato ferite gravissime alle gambe. Anche sua zia è stata uccisa.
Si era sposata nel 2014 durante un cessate il fuoco nel bel mezzo di una delle guerre israeliane contro Gaza. Il suo matrimonio avrebbe dovuto celebrarsi più o meno nello stesso periodo dell’inizio della guerra, ma la devastazione l’aveva costretta a posticiparlo. Quando venne dichiarato un cessate il fuoco umanitario, Wa’d si sposò.
I genitori di Wa’d non vivono a Gaza. Sua madre e suo padre sono partiti molti anni fa per gli Emirati Arabi Uniti, ma Wa’d si era rifiutata di unirsi a loro, preferendo rimanere con sua nonna a Gaza. È cresciuta a Gaza finché non ha sposato un giovane della stessa famiglia.
Diceva sempre che non c’era posto più bello in cui vivere di Gaza. Diceva sempre che non se ne sarebbe mai andata, anche se tutta la sua famiglia se n’era già andata e suo padre continuava a cercare di convincerla a unirsi a loro in esilio in una vita molto più facile e comoda
Ma lei diceva sempre che la vita e la morte non erano nelle mani di Israele, o nella forza del fuoco della terra, ma nel volere di Dio. Ha insistito per vivere nella terra natale dove era nata, perché amava il suo mare e il suo sole, la sua terra e la sua gente. Non poteva separarsi dalle sue radici e lasciare la sua terra solo perché era occupata e bombardata. Lo diceva dopo ogni guerra: siamo sopravvissuti ancora una volta, perché la vita delle persone non è nelle mani degli aerei da guerra israeliani, ma nelle mani del Creatore.
Anche quando le sue sorelle più giovani decisero di emigrare ascoltando le suppliche del padre, lei rimase irremovibile nella sua decisione di non partire.
E non l’ha mai fatto, finché non ha lasciato questo mondo.
La madre della martire
Maram Shaqalia aveva 32 anni. Lavorava come responsabile contabile presso la Rayyan Company, dove anch’io lavoravo come scrittore di contenuti nel 2016 e nel 2017. Maram diceva sempre che il suo sogno era sposarsi ed avere una figlia. Diceva sempre che tutto ciò che desiderava al mondo era una bambina che le somigliasse e che potesse allevare, viziare ed educare.
Maram era bella e amata da tutti. Rideva sempre ed era abile nel trasformare il normale dolore in battute di cui non potevamo fare a meno di ridere, anche quando non erano divertenti, perché era lei a dirle, con la sua arguzia e spontaneità distintive.
Dopo il suo matrimonio, ebbe la fortuna di avere una figlia e la chiamò Yumna. La sua felicità era indescrivibile. Pubblicava sempre le sue foto sui social media: foto di se stessa e di sua figlia con abiti di colore uguale e foto delle risate di Yumna. Era grata che i suoi sogni fossero divenuti realtà.
Il 15 ottobre, Yumna è stata uccisa da una scheggia di missile quando Israele ha bombardato un edificio vicino alla casa della famiglia di Maram. Yumna aveva meno di un anno.
Maram era devastata. Aveva scritto su Facebook di aver sofferto e aspettato tanti anni prima di poter dare alla luce la sua bambina, che la sua bambina era il suo cuore. Ha detto: “Da oggi in poi, chiamatemi la madre della martire Yumna”. Aveva scritto a lungo del suo amore per sua figlia. L’avevo chiamata per porgerle le mie condoglianze. Il dolore nella sua voce era più grande di quello che potevo sopportare, e più grande di quello che posso descrivere. Quando aveva risposto al telefono, la prima cosa che mi aveva detto era stata: “Yumna se n’è andata. Yumna, che aspettavo da così tanto tempo, se n’è andata. Ti ricordi cosa ti raccontavo di lei al lavoro, anche se non era ancora nata?
Cinque giorni dopo, quando tutte le telecomunicazioni e internet sono state tagliate, Maram si trovava in un altro edificio in cui era fuggita. L’edificio è stato colpito da un attacco aereo israeliano e quasi tutti quelli che si trovavano all’interno sono stati uccisi, tra cui Maram, la madre della martire Yumna. Suo marito è rimasto gravemente ferito.
Maram, Yumna, Wa’d e Judy, e tutte le altre migliaia di madri e i loro figli sono stati sterminati a sangue freddo durante questa guerra. Sono stati uccisi nelle loro case mentre cercavano riparo dai missili israeliani. Sono stati uccisi mentre cercavano rifugio in “zone sicure” nelle quali l’esercito ha ordinato loro di fuggire. E quelli che sono stati uccisi fuori da quelle zone erano civili nelle loro case, civili che non rappresentavano una minaccia per nessuno.
Gli israeliani si vantano di questi risultati, esultando per aver ucciso 8.000 “terroristi” nella Striscia di Gaza. Maram e sua figlia Yumna, Wa’d e sua figlia Judy, sono quei “terroristi”, e Israele è orgoglioso del loro dolore.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org