Dal 7 ottobre le immagini della guerra nella Striscia di Gaza si riversano sui social network. Mentre la maggior parte sono scattate da fotoreporter o residenti locali, altre sono generate dall’intelligenza artificiale, e distinguere le due è un lavoro sempre più sottile.
Fonte: version française
Olj/ Di Iva Kovic Chaine – 4 novembre 2023
Immagine di copertina: Foto generata dall’intelligenza artificiale che circola sui social network.
Nell’immagine vediamo un padre, un bambino in ginocchio e due bambine al suo fianco. Sorridenti, vicini gli uni agli altri, tutti si guardano con amore. Un classico ritratto di famiglia insomma. Tranne per una cosa: sullo sfondo, le macerie di Gaza, bombardata dall’esercito israeliano dopo l’offensiva di Hamas del 7 ottobre. Questa foto circola da poco più di una settimana sui social network e sui gruppi WhatsApp con la consueta dicitura “Inoltrata più volte”, rendendo quasi impossibile risalire alla fonte. Il messaggio è accompagnato dal seguente testo: “Guardate lo spirito incredibilmente forte nei loro sorrisi magici che sfidano il genocidio israeliano contro di loro. Un popolo simile non se ne andrà mai, non sarà mai sconfitto e non scomparirà mai. Ecco la foto del secolo.»
Solo che la “foto del secolo” in questione è generata dall’intelligenza artificiale. Eppure, non mancano le immagini reali e attuali di Gaza. Vediamo polvere, sangue, lacrime, corpi smembrati o carbonizzati. Non vediamo nessun sorriso lì. Tuttavia, sui social network abbondano le immagini generate dall’intelligenza artificiale su questo conflitto. Se questo fenomeno non è nuovo, quello che sembra esserlo, invece, è che alcune di queste immagini artificiali, create e distribuite dai comuni utenti di Internet, promuovono una sorta di versione “pulita” del dramma, vale a dire una versione senza lacrime né sangue. Naturalmente la scena si svolge tra le rovine. Certamente alcuni volti sono coperti di fuliggine e polvere. Ma in queste foto i volti sorridono, come a trasmettere una certa speranza.
Come spiegare questa esigenza di un’estetica raffinata, che ricorda, per certi aspetti, i codici del marketing, in un contesto di realtà atroce?
Al servizio della speranza e dell’alter-realtà
«Pensavo fosse fotograficamente bella», dice Carla, caduta nella trappola di un’altra di queste foto, condivisa su Instagram da uno dei suoi contatti. “Ci muoviamo molto velocemente attraverso i feed di notizie dei nostri social network che non ci prendiamo neppure il tempo di osservare attentamente”, continua. Se le immagini “falsificate” e il loro utilizzo nelle campagne di “disinformazione” in contesti di guerra non sono una novità, la tecnica ha oggi raggiunto livelli che l’educazione digitale non riesce a tenere il passo. “Le immagini generate dall’intelligenza artificiale si sono evolute in modo significativo in pochi anni. In passato, erano facili da individuare come contraffatte, poiché avevano caratteristiche come dita extra o proporzioni insolite”, afferma Ayse Lokmanoglu, professore di comunicazione alla Clemson University.
“Non importa se è generato dall’intelligenza artificiale, ciò che conta è il suo simbolismo. Nonostante i bombardamenti, nonostante tutto quello che facciamo a questi bambini, loro rifiutano di essere sconfitti”, ha detto Ziad, commentando una foto generata dall’intelligenza artificiale che ha condiviso sul suo Instagram il 21 ottobre. Nella foto, tre bambini dai lineamenti quasi disegnati, coperti di polvere ma sorridenti, uno dei quali espone “con orgoglio” una bandiera palestinese. Il tutto sullo sfondo delle rovine. Se anche alcuni dei suoi follower non si fossero accorti della natura artificiale di questa foto, Ziad afferma di aver fatto consapevolmente la scelta di condividerla.
Nel thread della foto, un commentatore ha scritto: “Una foto così incredibile! Ha così tanto significato. Spero che i loro genitori siano sani e salvi.» “Queste immagini mi ricordano il modo in cui lo Stato islamico presentava i suoi soldati, tutti sorridenti, cercando di trasmettere un senso di resilienza e speranza”, spiega Ayse Lokmanoglu. “Oggi, le persone vogliono diffondere quel calore e positività che vorrebbero vedere emanare da Gaza, anche se non riflette gli eventi reali”, continua. È un po’ come condividere la foto di un fiore che cresce nel cemento.»
Sull’importanza dell’educazione digitale
L’intelligenza artificiale crea questo tipo di immagine basandosi su altre immagini già esistenti. “Queste immagini vengono spesso raccolte su Internet, compresi i social network, pubblicità e persino estratti di produzioni culturali disponibili online”, spiega Assia Wirth, dottoranda all’Università Paris-Saclay che lavora sull’intelligenza artificiale applicata all’elaborazione dell’immagine. “Le immagini generate riflettono i codici visivi presenti in questo materiale formativo, che spesso vengono messi in scena e ritoccati. Troviamo quindi il sorriso, l’inquadratura, la composizione, ecc., i cui codici sono ormai ben definiti”, continua.
Quando vengono utilizzate per raccontare una versione alternativa della realtà, queste immagini riguardano più la comunicazione che la condivisione di informazioni. La commistione di generi, in una sequenza di notizie ben marcata, come la guerra tra Israele e Hamas, non è priva di pericoli. “Queste immagini ci allontanano dai conflitti reali, rendendo difficile rispondere in modo adeguato. Quando reagiamo a tali immagini, stiamo rispondendo all’agenda di qualcun altro, non alla verità della situazione”, sottolinea Ayse Lokmanoglu.
Se oggi i mezzi tecnici di verifica non sono sempre direttamente disponibili, è «essenziale che tutti prendano coscienza dell’importanza dell’educazione digitale per comprendere le conseguenze della condivisione online di immagini generate dall’IA», esprime Assia Wirth. “È necessario sviluppare capacità di lettura critica per individuare segni di manipolazione in queste immagini”, continua. Al giorno d’oggi siamo ancora lontani dall’avere una visione critica adeguata rispetto alle immagini condivise sui social network.»
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org