Conosco la famiglia Tamimi da 13 anni e ho visto come Israele prende di mira sistematicamente attivisti e movimenti non violenti. Ahed e Bassem Tamami sono attualmente detenuti perché difendono la libertà palestinese.
Fonte: English version
Alison Avigayil Ramer – 19 novembre2023
Immagine di copertina: Una foto di Ahed Tamimi (al centro) con il padre Bassem e la madre Nariman, nel 2018, dopo che Ahed era stata rilasciata dalla detenzione israeliana. (Foto: Alison Avigayil Ramer)
Sono un’ebrea israeliana americana e in Palestina mi chiamano Alison Tamimi, la sorella prescelta di Bassem Tamimi, la cui vera sorella fu uccisa da un traduttore israeliano che la spinse giù da una rampa di scale in un tribunale militare israeliano nel 1993, e zia di Ahed Tamimi, sua figlia e una delle giovani attiviste per i diritti umani palestinesi più famose a livello internazionale. Conosco questa famiglia da 13 anni: più volte sono stati separati e tutti i membri della famiglia hanno trascorso del tempo in prigione a causa del loro attivismo non violento. All’inizio di novembre Bassem è stato arrestato ed è detenuto nel carcere di Ofer in detenzione amministrativa senza alcuna accusa. Due settimane fa, dopo una campagna online contro di lei che ha utilizzato falsi account di social media per pubblicare contenuti falsi, anche Ahed è stata arrestata ed è detenuta nella prigione di Damon. È apparsa due volte davanti al tribunale militare dopo il suo arresto ed è stata visibilmente picchiata. Non ha avuto accesso a un avvocato.
Sono cresciuta negli Stati Uniti in una comunità ebraica e sono immigrata in Israele dopo il college, a seguito di un viaggio Birthright Israel. Dopo aver vissuto a Tel Aviv per diversi anni, volevo rendermi conto dell’occupazione israeliana in Cisgiordania. Andai a una protesta palestinese che era appena iniziata e che sarebbe andata avanti per un decennio. È lì che ho incontrato Bassem e Ahed Tamimi. Anche se molti israeliani mi avevano detto che sarei stata linciata perché ero ebrea e israeliana, la maggioranza dei palestinesi era irremovibile nell’inquadrare il problema come legato alle politiche e alle pratiche di Israele, non agli individui – non agli ebrei, o addirittura agli israeliani. Quando ci incontrammo, Bassem e la sua famiglia mi accolsero dicendomi che ero “la persona più importante venuta nel loro villaggio, perché ero venuta per rimuovere l’occupazione dalla mia mente”.
Per rimuovere l’occupazione dalla mia mente non ci è voluto molto tempo, una volta che mi sono trasferita in Cisgiordania su invito dei palestinesi. Ho visto in prima persona come l’esercito israeliano provoca la violenza. Una volta stavo prendendo un tè e ballando sul tetto di una casa palestinese con due bambine di cinque anni quando i soldati israeliani hanno invaso il villaggio. Ci hanno osservato ballare sul tetto per diversi minuti, prima di guardarmi dritto negli occhi e spararci gas lacrimogeni. Un’altra volta, ero con un gruppo di bambini che con il gesso disegnavano segni di pace sulla strada, quando una jeep dell’esercito si è avvicinata e ci ha lanciato contro granate assordanti. Mentre dormivo a casa di un amico, l’esercito israeliano è arrivato nel cuore della notte e ha distrutto l’intera casa. Hanno insistito per scattare foto dei bambini, cosa che, come un soldato israeliano ha poi confessato su “This American Life”, non era fatta per raccogliere informazioni, ma come tattica per terrorizzare le persone nelle loro case. Migliaia di storie come queste sono da decenni raccontate al mondo da palestinesi, israeliani (compresi i soldati) e sostenitori internazionali.
Quando incontrai Ahed Tamimi per la prima volta, era concentrata su un cubo di Rubik con cui stava giocando in un campo durante una violenta incursione dell’esercito israeliano nel suo villaggio. Aveva otto anni. Pochi mesi dopo, si unì al corso di fotografia che avevo organizzato per bambini di 12-14 anni con l’organizzazione umanitaria internazionale World Vision. Nel corso delle sei settimane di lezione, ognuno degli studenti fu rapito dall’esercito israeliano. La maggior parte di loro fu torturata. È raro trovare un bambino in Cisgiordania che non sia stato arrestato dall’esercito israeliano almeno una volta, se non più volte, durante la sua infanzia. Mentre le organizzazioni per i diritti umani documentano il numero di bambini detenuti in detenzione militare e amministrativa israeliana, il numero di bambini arrestati è troppo alto perché qualsiasi organizzazione per i diritti umani possa documentarlo.
Nel corso dei quindici anni in cui ho vissuto e lavorato con i palestinesi in Israele, Cisgiordania, Gerusalemme e Gaza, sono stata testimone di come Israele prenda di mira movimenti e attivisti non violenti e privi sistematicamente le persone della loro capacità di vivere una vita privata pacifica. Nel 2018, durante la Grande Marcia del Ritorno, quando decine di migliaia di giovani di Gaza marciarono per rivendicare i loro diritti umani, vidi come Israele ne uccise 223, tra cui medici e giornalisti, e come ferì 29.000 persone. Tre settimane fa, Israele ha ucciso cinque membri della famiglia del poeta e scrittore palestinese Ahmed Abu Artema, a cui è ampiamente riconosciuto il merito di aver ispirato la Grande Marcia del Ritorno. Dal 7 ottobre migliaia di palestinesi sono detenuti da Israele, tra cui giornalisti, accademici, artisti e membri del consiglio legislativo palestinese. Quando persone che amavo sono state uccise e ferite dalla violenza militare israeliana, ho sentito la profondità del dolore che può trasformare l’amore per l’umanità in odio. Sono sicura che tutte le persone siano capaci di provare questo dolore e che Israele vuole che i palestinesi sentano il dolore che semina il seme dell’odio.
Se qualcuno si chiede dove siano i Gandhi palestinesi, la risposta è che vengono rapiti e portati in luoghi sconosciuti dove vengono torturati, tenuti in detenzione militare e amministrativa nelle carceri israeliane, uccisi a sangue freddo mentre tornano a casa da scuola, moribondi per le ferite incurabili negli ospedali distrutti, sepolti sotto le macerie della vendetta a Gaza. Nonostante ciò, ci sono molti che continueranno a crescere nella cultura della resistenza. Il fatto che la stragrande maggioranza del popolo palestinese sia rimasta salda così a lungo è un miracolo dello spirito umano. L’ampia propaganda anti-palestinese perpetuata da Israele e la copertura mediatica razzista che dura da decenni, non riusciranno a privare l’umanità della conoscenza di alcuni dei più grandi attivisti della storia moderna.
Traduzione di Grazai Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”- Invictapalestina.org