Mentre Israele continua il suo brutale attacco a Gaza, Netanyahu ha affermato che ciò di cui Gaza ha bisogno è un “cambiamento culturale”. Elon Musk è intervenuto subito dopo, chiedendo che la gente di Gaza venga “rieducata” – ma chi ha bisogno di un “cambiamento culturale”? chiede Nasser al-Sahli.
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Nasser al-Sahli – 7 dicembre 2023
Immagine di copertina: Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir (al centro) ispeziona i fucili d’assalto automatici M5 distribuiti ai volontari della nuova unità di guardia civile ad Ashkelon il 27 ottobre 2023. [GETTY]
Mentre il mare di sangue a Gaza aumenta, e mentre le forze di occupazione israeliane continuano a commettere crimini indicibili – uccidendo in maggioranza donne e bambini – alcuni politici israeliani hanno chiesto che fosse attuato un “cambiamento culturale a Gaza”, “simile al cambiamento avvenuto in Germania e Giappone”.
Al centro dell’arrogante richiesta coloniale c’è la verità del sionismo religioso. Questo è qualcosa che i palestinesi conoscono intimamente per esperienza vissuta, ma che ora si sta chiaramente rivelando agli occhi di tutti.
Oggi l’enorme numero di morti a Gaza sta mettendo a nudo la natura fascista del sionismo. Sta inoltre causando gravi crepe nella capacità di Israele di recitare la parte della vittima, oltre a erodere la sua volontà di costringere le coscienze occidentali alla sottomissione brandendo l’accusa di “antisemitismo” (insieme ad altri metodi da manuale su come manipolare l’opinione pubblica occidentale).
L’approccio dei sionisti religiosi alle idee talmudiche sui “gentili” con cui crescono i loro figli, che insegnano che gli arabi non meritano altro che la morte, non è più nascosto.
“I bambini e gli adolescenti palestinesi sono costretti a vivere entro i confini dell’occupazione fascista israeliana. Ed è questo, con i suoi slogan razzisti come “morte agli arabi”, piuttosto che le questioni interne alla loro “cultura” o ai “curricula educativi”, che li motiva a sollevarsi e a resistere.”
È importante quindi chiarire che fin dai primi giorni della formazione della coscienza politica palestinese, nel contesto del movimento di liberazione nazionale della metà del secolo scorso, i palestinesi non hanno mai considerato quello degli ebrei il loro problema.
Al contrario, il vergognoso obiettivo di liberarsi dei palestinesi è sempre stato una centralità collettiva, politica e culturale per Israele e la sua occupazione.
Inoltre, anche dopo gli accordi di pace di Israele con altri stati arabi, Camp David con l’Egitto nel 1979 e Wadi Araba con la Giordania nel 1994, e dopo i più recenti accordi di normalizzazione con diversi paesi arabi, Israele ha continuato a chiedere “cambiamenti ai programmi educativi arabi”.
La richiesta di modifiche ai programmi educativi ha sempre mirato a cancellare la Palestina, per soddisfare retrospettivamente l’affermazione che fosse “una terra senza popolo”. Tuttavia, la verità ha cominciato a manifestarsi.
Arabi e occidentali sono rimasti scioccati e increduli mentre l’emittente statale israeliana Kan mandava in onda un video che mostrava bambini israeliani che cantavano di annientare tutti a Gaza.
In relazione a questa iterazione del fascismo, personaggi del calibro di Itamar Ben Gvir – e prima di lui Rehavam Ze’evi, Moshe Levinger e Obadia Yosef, per citarne alcuni, sono solo la punta di un iceberg molto grande.
Nel frattempo, coloro che spingono per la normalizzazione sono completamente indifferenti a ciò che viene insegnato nei programmi educativi in lingua ebraica nelle scuole ebraiche gestite dai sionisti in Occidente: la portata del lavaggio del cervello in queste istituzioni è una macchia per l’umanità.
Stanno producendo generazioni indottrinate con il tipo di idee disumanizzanti che portano soldati sionisti nel fiore degli anni a far saltare in aria moschee e quartieri di Gaza – assolutamente convinti che i Palestinesi siano subumanI e meritino solo ciò che ha dichiarato il loro ministro della Guerra Yoav Gallant.
Molti non sono stati in grado di sopportare di vivere in uno stato simile. Lo storico ebreo Ilan Pappe, ad esempio, è fuggito, e ci sono molti altri come lui che vivono in esilio. Inoltre, altri nomi ebrei di spicco – Noam Chomsky, Normal Finkelstein e Hannah Arendt, così come la generazione più giovane di ebrei in Occidente – rifiutano completamente il fascismo praticato in loro nome.
I bambini e gli adolescenti palestinesi sono costretti a vivere entro i confini dell’occupazione fascista israeliana. È questo, con i suoi slogan razzisti come “morte agli arabi”, piuttosto che le questioni interne alla loro “cultura” o ai “curricula educativi” che li motiva a sollevarsi e a resistere.
Dall’altro lato della medaglia, Israele riempie la testa dei suoi figli con ogni genere di assurdità – per perpetuare e giustificare la sua continua occupazione e pulizia etnica.
Allora chi ha esattamente bisogno di subire un “cambiamento culturale”? E chi deve “smettere di fare il lavaggio del cervello ai bambini”?
Nasser al-Sahli è un giornalista palestinese residente in Europa. Scrive per Al-Araby Al-Jadeed, l’edizione sorella in lingua araba di The New Arab.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org