Cercando di umiliare Gaza nel profondo, è Israele a essere umiliato

Come se tutto ciò non bastasse: le migliaia di bambini morti, il bilancio delle vittime che sfiora i 20.000, le centinaia di migliaia di persone sradicate dalle loro case, le decine di migliaia di feriti e la fame, le malattie e la distruzione a Gaza, oltre a tutto questo, devono anche essere umiliati. Umiliati fino in fondo, affinché imparino.

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Di Gideon Levy – 10 dicembre 2023

Come se tutto ciò non bastasse: le migliaia di bambini morti, il bilancio delle vittime che sfiora i 20.000, le centinaia di migliaia di persone sradicate dalle loro case, le decine di migliaia di feriti e la fame, le malattie e la distruzione a Gaza, oltre a tutto questo, devono anche essere umiliati. Umiliati fino in fondo, affinché imparino.

Dobbiamo mostrare loro (e noi stessi) chi sono (e chi siamo). Per mostrare quanto siamo forti e quanto loro sono deboli. Fa bene al morale. Fa bene ai soldati. È positivo per il fronte interno. Un dono di Hanukkah per i palestinesi umiliati: cosa potrebbe portare più gioia?

Non c’è prova più grande del fatto che abbiamo perso la strada degli spregevoli tentativi di umiliare pubblicamente i palestinesi, affinché tutti possano vederlo. Non c’è prova più grande di debolezza morale della necessità di umiliarli nella loro sconfitta.

Siamo come Hamas; se loro sono tali mostri, allora possiamo esserlo anche noi, solo un po’. Dopo aver cancellato le vite degli abitanti di Gaza, le loro proprietà, le loro case e i loro figli, ora distruggeremo anche ciò che resta della loro dignità. Li costringeremo a inginocchiarsi, fino a quando non si arrenderanno.

Immagini e video della scorsa settimana: decine di uomini in ginocchio, con indosso solo le mutande, le mani legate dietro la schiena, gli occhi bendati, lo sguardo abbassato. Un gruppo è su una strada spianata con le ruspe, un altro in una cava di sabbia, con i soldati in piedi sopra di loro.

Bingo, un’immagine di vittoria. Alcuni soldati sono mascherati; forse si vergognano del loro comportamento, possiamo solo sperare. Le loro vittime sono giovani e anche anziani; alcuni sono paffuti, con la pancia, altri scarni, alcuni hanno la pelle pallida e altri sono segnati dalle difficoltà della guerra. Forse i loro figli li osservavano, forse le loro mogli; ciò aumenterebbe il risultato.

Secondo i rapporti, sono stati prelevati da un rifugio dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Impiego (UNRWA) a Beit Lahia e arrestati per essere interrogati. Nessuno sa con certezza se qualcuno di loro fosse membro di Hamas. Dopo la foto della vittoria, sono stati portati in un luogo sconosciuto, il loro destino non era chiaro. A chi importa, oltre ai loro cari?

A cosa serve? Questa non è la prima volta che l’esercito israeliano spoglia i palestinesi in questo modo per umiliarli. Tali “marcie della vergogna” si sono svolte in passato nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e in Libano. Uomini ricercati e indesiderati in mutande, sotto gli occhi di tutti.

Questo è ciò che fa Israele, ed è importante registrare l’evento e diffondere le immagini. Ma la verità è che le immagini umiliano le Forze di Difesa Israeliane molto più di quanto umiliano le sue vittime nude.

Ma anche questa pubblica svestizione non fu sufficiente per umiliarli in questa guerra maledetta. Due settimane dopo lo scoppio della guerra, le forze dell’IDF e dei servizi di sicurezza dello Shin Bet hanno preso il controllo della casa dell’alto funzionario di Hamas Saleh al-Arouri, nel villaggio di Aroura in Cisgiordania, Arouri ora si trova in Libano, e hanno attaccato alla sua facciata un enorme striscione in lingua araba che recita: “Qui c’era la casa di Arouri, che divenne il quartier generale di Abu Al-Nimr dello Shin Bet”. Povero Abu Al-Nimr: il suo quartier generale è stato distrutto pochi giorni dopo, e con esso la spettacolare dimostrazione di forza, ma rimane il sapore puerile dell’umiliazione.

A Gaza, le nostre forze hanno distrutto il palazzo del Parlamento e il tribunale. Perché? Perché no? Nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, hanno distrutto tutti i monumenti, compresa la “Chiave del Ritorno” all’ingresso.

L’esercito ha anche distrutto e saccheggiato il grande cavallo di latta all’ingresso dell’ospedale, costruito da uno scultore tedesco con i rottami delle ambulanze palestinesi distrutte, un monumento alle vittime. A Tul Karm è stato demolito il memoriale di Yasser Arafat. Presto bruceremo anche la loro coscienza.

E il culmine del grottesco: il comandante del 932° Battaglione della Brigata di Fanteria Nahal, in un video dell’Unità del Portavoce dell’IDF, ostenta la carta di credito di Ismail Haniyeh, scaduta nel 2019. Complimenti all’IDF. “Siete fuggiti come dei codardi e siamo arrivati ​​anche alla vostra carta di credito”, balbetta l’ufficiale.

I commentatori hanno spiegato che forse si trattava della carta di credito di qualcuno con il suo stesso nome: Il nostro Haniyeh non vive qui da molto tempo. Ma il figlio di Haniyeh vive qui, e il Portavoce dell’IDF non riposa né dorme: ecco le ricevute che dimostrano che ha acquistato gioielli. La grande vittoria è più vicina che mai.

Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo ultimo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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