Israele sta usando la Fame come Arma di Guerra contro i civili palestinesi, sotto gli occhi del mondo.
Fonte: English version
Dal corrispondente di Middle East Eye – 26 gennaio 2024
Immagine di copertina: Bambini palestinesi aspettano di ricevere cibo cucinato da una cucina di beneficenza in mezzo alla carenza di scorte di cibo a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza, il 16 gennaio 2024 (Reuters)
Per la maggior parte delle persone è difficile anche solo cominciare a comprendere la situazione che devono affrontare i palestinesi nel Nord di Gaza. Perfino mio fratello, che è stato sfollato nel Sud, è rimasto sbalordito nell’apprendere la gravità delle nostre condizioni di vita e l’inconcepibile realtà nella quale ci risvegliamo ogni giorno.
Israele ha dichiarato guerra totale non solo ad Hamas, ma all’intera popolazione palestinese. Decenni di guerre contro di noi hanno consentito a Israele di dispiegare armi sempre più sofisticate e micidiali. Ogni giorno sento parlare di opzioni mostruose proposte dai funzionari israeliani per il nostro futuro: che dovremmo essere deportati dalla nostra Patria o cancellati con un’esplosione atomica.
Nel Nord di Gaza non c’è niente da mangiare. Da quando è iniziata la guerra, non abbiamo avuto né frutta né verdura. Non c’è farina per fare il pane, né pasta, né carne, né formaggio, né uova, niente. I prodotti secchi, come lenticchie e fagioli, non sono disponibili o vengono venduti a 25 volte il loro prezzo originale.
Osservo, con grande dolore, la sofferenza dei miei cari: i miei bambini piccoli che chiedono cibo, qualunque cibo. Mia madre diabetica muore di fame in silenzio. I miei fratelli e sorelle, e i loro figli, soffrono di forme estreme di fame e denutrizione.
Il governo israeliano sta usando la Fame come Arma di Guerra contro la popolazione di Gaza. Questo è un Crimine di Guerra e sta accadendo davanti agli occhi del mondo. Alti funzionari israeliani hanno parlato pubblicamente del loro obiettivo di privare i civili di Gaza di cibo, acqua e carburante.
Mercoledì, la Rete delle Organizzazioni Non Governative Palestinesi ha rilasciato una dichiarazione in cui rileva che i palestinesi, soprattutto nel Nord di Gaza, vivono in condizioni catastrofiche e disumane, avendo esaurito le scorte alimentari di prima necessità
“La Rete ritiene la comunità internazionale pienamente responsabile di questa crisi derivante dalla Guerra di Occupazione e dall’Assedio imposto al nostro popolo”, si legge nella dichiarazione.
Secondo le Nazioni Unite, più di mezzo milione di persone a Gaza oggi sono classificate come in condizioni di grave insicurezza alimentare, a livelli di carestia o denutrizione.
Dolore e senso di vuoto
Israele sta facendo morire di fame i palestinesi di Gaza. Sta deliberatamente impedendo ai camion di cibo di raggiungere le persone, mentre le riserve di cibo immagazzinate si sono esaurite già da tempo. L’affamare bambini, donne, uomini e anziani da parte di Israele è inconcepibile; è aggressivo e mortale come le bombe, solo che questa è una morte lenta e straziante.
La scena sembra tratta da un film dell’orrore. Sembriamo scheletri che camminano: magri e pallidi a causa della costante mancanza di cibo, della privazione del sonno e della continua sofferenza di perdita, morte e distruzione.
Abbiamo un po’ di riso, perché è stato conservato per il mese sacro del Ramadan, ma anche quello sta finendo. Mangiamo solo una piccola porzione di riso al giorno, perché dobbiamo razionare ciò che abbiamo. Il mio corpo è pallido e senza energie. Mi sto spegnendo.
Quando abbiamo fame, invece di mangiare, ci addormentiamo. Non sappiamo più cosa è reale e cosa non lo è, tranne la nostra sofferenza.
I bambini ci implorano piangendo per del pollo, dei dolci o una mela. Ci guardiamo l’un l’altro, affranti e senza speranza.
La maggior parte dei giorni non vediamo il sole perché non è sicuro uscire. Il costante bombardamento da parte di Israele dei quartieri palestinesi, insieme ai cecchini che prendono di mira i civili in cerca di cibo, rendono uscire di casa potenzialmente mortale.
Non mangio niente di verde da tre mesi. Il mio corpo sta cadendo a pezzi a causa della mancanza di proteine. Mi sento debole e stordito. Sento dolore. Mi sento vuoto.
Nessun camion di aiuti arriva nel Nord di Gaza, anche se il Sud ne riceve ancora alcuni. Trascorro giornate intere a cercare cibo e a chiederlo in giro; quando finalmente trovo qualcosa, è un sacco di farina, che dovrebbe bastare a sfamare le 27 persone che vivono in casa nostra per una settimana. Di solito il sacco costerebbe 30 shekel (7,5 euro), ma ora viene venduta per 700-900 shekel (175-225 euro) e non possiamo permettercelo.
Questi ricarichi si applicano a tutti i tipi di alimenti; se disponibili, sono inaccessibili. Quando incontri qualcuno per strada che è riuscito a trovare del cibo, cerca di nasconderlo.
Il cibo deve essere cotto, ma non c’è gas, e la maggior parte delle persone ora cucina sul fuoco. Raccogliamo la legna dalle nostre case demolite: i nostri armadi, i mobili e i giocattoli in legno dei bambini.
Nuovi incubi
La fame non distrugge solo il corpo fisicamente. Porta anche a cambiamenti psicologici ed emotivi, come depressione e ansia. Questo è ciò che ci sta accadendo oggi a Gaza.
La scelta deliberata di Israele di affamare la Striscia di Gaza è stata attuata sotto gli occhi del mondo. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato, ma, cosa ancora più urgente, abbiamo bisogno di porre fine alla Guerra della Fame di Israele.
Ogni giorno sono costretto a rivedere questo film dell’orrore, nel quale non avrei mai voluto avere un ruolo. Non so se sopravviverò a questa guerra; se la Palestina sopravvivrà a questo Genocidio. Che tipo di vita ti costringe a scegliere tra morire di fame, di malattia, ucciso a colpi di mitragliatrice o sotto le bombe?
Di notte inizia a piovere. Non riesco a dormire, pensando alle tende allagate degli sfollati. Ma alla fine crollo, lasciando entrare gli incubi, solo per risvegliarmi poche ore dopo in uno peggiore.
La firma di corrispondente di Middle East Eye, precedentemente detto collaboratore, è una firma solitamente utilizzata dai giornalisti che lavorano in parti pericolose del mondo dove rivelare la propria identità potrebbe mettere a repentaglio la loro sicurezza
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org