L’esercito israeliano ha ucciso oltre 373 palestinesi, inclusi 345 civili, e ne ha feriti altri 643 dopo la sentenza della Corte
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Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 29 gennaio 2024
Ginevra – Quarantotto ore dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di agire per fermare il Crimine di Genocidio contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha mantenuto il suo tasso di uccisione di civili. Israele ha anche intensificato i suoi sforzi per affamare i gazani e sfollare la popolazione con la forza dalle proprie case nella Striscia.
L’esercito israeliano ha ucciso oltre 373 palestinesi, inclusi 345 civili, e ne ha feriti altri 643 dopo la sentenza della Corte. A dispetto della sentenza della più alta Corte mondiale e in violazione dei propri obblighi internazionali, compresi il Diritto e i principi internazionali, Israele persiste nel commettere gravi violazioni che equivalgono a Crimini di Guerra e Crimini contro l’Umanità, compreso il Genocidio contro il Popolo Palestinese.
Oltre alle continue operazioni di bombardamento israeliano, che hanno portato alla distruzione di case residenziali e all’uccisione di sfollati nonostante abbiano rispettato gli ordini illegali di evacuazione israeliani, Israele sta inoltre continuando il suo attacco a ciò che resta del sistema sanitario di Gaza. L’esercito israeliano sta assediando gli ospedali di Khan Yunis, nel Sud della Striscia di Gaza, e prendendo di mira direttamente le strutture sanitarie locali, al punto che sia l’Ospedale Governativo Nasser che l’Ospedale Al-Amal affiliato alla Mezzaluna Rossa sono sul punto di chiudere a causa dell’assedio in corso e dei frequenti bombardamenti.
Le schegge e il fuoco dei droni israeliani hanno causato danni ai serbatoi dell’acqua nel complesso medico Nasser, rendendo impossibili le riparazioni a causa dell’assedio e degli attacchi. Inoltre, è iniziato il conto alla rovescia del complesso per spegnere i suoi generatori entro tre giorni, mentre la fornitura di ossigeno all’Ospedale Al-Amal è interrotta a causa degli attacchi e dell’assedio israeliani in corso.
La Corte Internazionale di Giustizia, che stava esaminando una causa intentata dalla Repubblica del Sudafrica contro Israele per aver violato i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sulla Prevenzione e la Repressione del Genocidio durante le operazioni militari contro la Striscia di Gaza e i suoi residenti palestinesi, iniziate il 7 ottobre 2023 , ha emesso una sentenza venerdì 26 gennaio che obbliga Israele a intraprendere diverse misure immediate e temporanee per impedire la commissione di qualsiasi Atto di Genocidio.
La Corte ha ordinato a Israele di intraprendere azioni rapide e decisive per affrontare le orribili condizioni di vita a cui è sottoposta la popolazione palestinese a Gaza e di agire per garantire che le prove relative alle accuse sudafricane del Genocidio israeliano siano preservate e non distrutte. Tuttavia, le Forze Armate israeliane non hanno mostrato alcun impegno nell’attuazione di nessuna di queste misure, e hanno invece continuato a uccidere e prendere di mira civili su vasta scala, in assenza di necessità militari contingenti o proporzionalità.
In linea con la loro politica di cancellare qualsiasi prova che sia stato commesso il Crimine di Genocidio, le forze israeliane hanno anche effettuato una sistematica ed estesa distruzione di proprietà civili, come case, comunità residenziali, interi quartieri e aree specifiche che erano state teatro di crimini orribili.
Negli ultimi due giorni altri cadaveri sono stati sepolti nel cortile dell’Ospedale Nasser a Khan Yunis, e in almeno altri quattro luoghi di sepoltura comune e casuali nelle piazze, nelle scuole e nelle strade di Khan Yunis.
Israele, sta ancora deliberatamente bloccando l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, in generale, e nella Valle di Gaza settentrionale in particolare, dove la carestia si sta aggravando, a 114 giorni dall’inizio della Guerra Genocida israeliana sulla Striscia. Secondo quanto riferito dai media israeliani, i coloni israeliani hanno bloccato l’ingresso di aiuti umanitari attraverso il Valico di Kerem Abu Salem, a Est di Rafah, con l’approvazione della polizia israeliana e su ordine del Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir. Ciò ha senza dubbio aggravato la crisi umanitaria nella Striscia.
Il numero di trasporti umanitari è sceso da una media di 100 camion al giorno (solo pochi giorni fa), che soddisfacevano solo meno del 10% dei bisogni della popolazione, a soli 87 negli ultimi due giorni. Ciò illustra la determinazione di Israele a ignorare la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.
L’esercito israeliano continua a prendere di mira centinaia di palestinesi riuniti in via Salah al-Din, nel Sud di Gaza, in attesa dei camion degli aiuti. Ieri le forze israeliane hanno ucciso tre civili e ne hanno feriti altri; questo crimine si è ripetuto oggi, con molte più vittime civili.
Decine di sfollati sono rimasti feriti anche in un centro di accoglienza allestito in una scuola nel quartiere di Al-Amal dopo che le tende hanno preso fuoco a causa dei pesanti bombardamenti israeliani. Alle squadre di soccorso e alle ambulanze è ancora impedito di raggiungere il posto.
Tutto ciò avviene in un momento in cui il personale dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo sta documentando l’estrema sofferenza che migliaia di persone hanno dovuto sopportare a seguito del trasferimento forzato dal campo profughi di Khan Yunis e da diverse altre aree del governatorato verso le zone costiere occidentali della Striscia, in un clima gelido, piovoso e senza accesso a rifugi sicuri.
I palestinesi in diversi quartieri di recente costituzione di Khan Yunis, per un totale di più di quattro chilometri quadrati, hanno ricevuto nuovi ordini di evacuazione israeliani tramite i social media, nonostante la continua interruzione di elettricità, comunicazioni e servizi Internet nella Striscia.
Si stima che circa 90.000 persone vivano nelle aree colpite, più altri 400.000 sfollati interni che sono ospitati in 24 scuole e centri di accoglienza, tra cui tre ospedali: il Complesso Nasser (475 posti letto), l’Ospedale Al-Amal (100 posti letto) e l’Ospedale Giordano (50 posti letto), che, oltre a tre cliniche sanitarie, costituisce circa il 20% degli ospedali rimanenti della Striscia di Gaza, tutti solo parzialmente operativi.
Altre migliaia di sfollati sono stati evacuati nella città di Rafah, nell’estremo Sud della Striscia, a seguito dei recenti ordini di evacuazione da parte dell’esercito israeliano e dei pesanti bombardamenti israeliani su Khan Yunis e sulla Striscia di Gaza centrale.
Oltre a demolire tutte le strutture nella Striscia di Gaza orientale che si trovavano tra i 1.000 e i 1.500 metri di distanza dalla recinzione di confine, l’esercito israeliano ha raso al suolo interi quartieri residenziali per creare una zona cuscinetto che comprenderebbe oltre il 15% della Striscia di Gaza.
Il personale dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha documentato anche l’istituzione di un posto di blocco di sicurezza israeliano in Al-Bahr Street, a ovest del campo profughi di Khan Yunis, dopo che le forze israeliane avevano chiuso tutte le strade laterali che i residenti avevano utilizzato per evacuare l’area negli ultimi giorni.
Inoltre, richiamiamo l’attenzione sulle dichiarazioni israeliane che esprimono persistentemente il desiderio di compiere un Genocidio. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sabato 27 gennaio ha dichiarato che “la decisione della Corte Internazionale di Giustizia non ha imposto a Israele l’ordine di dichiarare un cessate il fuoco immediato” e che “Israele agirà secondo quanto richiesto per la sua sicurezza”.
Il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha addirittura affermato che “a Gaza verrà formato un governo militare che sarà responsabile degli affari civili”.
La comunità internazionale deve agire rapidamente per imporre una decisione esecutiva vincolante sulla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, stabilire un cessate il fuoco immediato, garantire la sicurezza dei civili e il loro ritorno alle proprie case, e intensificare gli sforzi delle organizzazioni internazionali per monitorare, registrare e documentare le possibili violazioni della sentenza della Corte da parte di Israele. Queste violazioni devono essere segnalate e ampiamente diffuse affinché la Repubblica del Sudafrica e gli altri Paesi coinvolti nella causa possano presentare un rapporto completo supportato da prove riguardanti le gravi e diffuse violazioni nei confronti dei civili palestinesi.
L’Osservatorio Euro-Mediterraneo sottolinea che, alla luce della sentenza appena emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia riguardante l’esistenza di un “ragionevole dubbio” che Israele stia violando i suoi obblighi come Stato parte della Convenzione sul Genocidio, oltre alle pratiche effettive che si verificano sul campo, è urgentemente necessaria una forte pressione internazionale per porre fine ai crimini in corso contro i civili palestinesi e per salvaguardarli da ulteriori Crimini di Genocidio.
Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org