Israele si oppone alla ricostruzione delle reti di accesso a Internet a Gaza

Israele ha distrutto gran parte dell’infrastruttura internet di Gaza. Una proposta saudita di ricostruzione è stata modificata dopo le proteste israeliane e statunitensi.

Fonte: English version

Di Sam Biddle – 21 giugno 2024

Israele si è opposto ad una proposta di Risoluzione avanzata in una recente riunione delle Nazioni Unite volta a ricostruire l’infrastruttura delle telecomunicazioni della Striscia di Gaza devastata dalla guerra, sulla base del fatto che la connettività palestinese è un’arma a disposizione di Hamas.

La Risoluzione, elaborata dall’Arabia Saudita per il vertice dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) delle Nazioni Unite a Ginevra la scorsa settimana, mira a restituire l’accesso a Internet a milioni di abitanti di Gaza isolati.

Alla fine è passata a scrutinio segreto il 14 giugno, ma non prima di essere stata modificata per rimuovere parte del suo linguaggio più severo sulla responsabilità di Israele per la distruzione di Gaza. Il delegato statunitense al vertice dell’ITU si era espressamente opposto a tali riferimenti.

Israele, da parte sua, aveva criticato la proposta nel suo complesso. Il delegato israeliano dell’ITU l’ha descritta come “una Risoluzione che, sebbene apparentemente bendisposta nel suo intento di ricostruire le infrastrutture delle telecomunicazioni, distorce la realtà della situazione in corso a Gaza”. Il delegato ha inoltre sostenuto che la Risoluzione non affronta il fatto che Hamas ha utilizzato Internet “per preparare atti di terrorismo contro i civili israeliani”, e che qualsiasi sforzo di ricostruzione deve includere “tutele” non specificate che impedirebbero il potenziale utilizzo di Internet a scopo terroristico.

“Sulla base di questa logica, Gaza non avrà mai internet”, ha detto Marwa Fatafta, consigliere politico del gruppo per i diritti digitali Access Now, aggiungendo che la posizione di Israele non solo è incoerente ma intrinsecamente sproporzionata. “Non si può punire l’intera popolazione civile solo perché si ha paura di una fazione palestinese”.

Il Ministero delle Comunicazioni israeliano non ha risposto a una richiesta di commento.

Ripristinare internet a Gaza

Quando le delegazioni dell’ITU, un’agenzia delle Nazioni Unite che facilita la cooperazione tra i governi sulle politiche delle telecomunicazioni, hanno iniziato a incontrarsi a Ginevra all’inizio di giugno, la questione più urgente all’ordine del giorno era ricollegare Gaza a internet. Il bombardamento dell’enclave da parte di Israele, durato mesi, ha reciso i cavi in ​​fibra, raso al suolo le torri cellulari e, in generale, distrutto l’infrastruttura fisica necessaria per comunicare con i propri cari e con il mondo esterno.

Una Striscia di Gaza sconnessa minaccia inoltre di aumentare il già sconcertante bilancio delle vittime della guerra. Sebbene Israele promuova i suoi sforzi per avvisare i civili di imminenti attacchi aerei, tali avvertimenti vengono trasmessi utilizzando le stesse connessioni cellulari e Internet che l’aviazione israeliana regolarmente rade al suolo. È un ciclo di degrado delle comunicazioni cominciato all’inizio della guerra: più Israele bombarda, più difficile è per gli abitanti di Gaza sapere che stanno per essere bombardati.

La Risoluzione approvata la scorsa settimana garantirebbe “l’assistenza e il sostegno necessari dell’ITU alla Palestina per ricostruire il suo settore delle telecomunicazioni”. Mentre l’Agenzia dibatte da molti anni sulla difficile situazione dell’accesso palestinese a Internet, la nuova proposta arriva a un punto di crisi per l’accesso ai dati in tutta Gaza, poiché gran parte della Striscia è stata ridotta in macerie e i civili lottano per accedere a cibo e acqua, figurarsi reti cellulari e Wi-Fi.

L’ITU e altri organismi intergovernativi spingono da tempo per la sovranità palestinese sul proprio accesso a Internet. Ma la proposta saudita è degna di nota in quanto richiama esplicitamente il ruolo di Israele nell’ostacolare la connessione di Gaza con il mondo, attraverso bombardamenti, demolizioni o drastiche restrizioni sulle importazioni di tecnologia. Che dietro la risoluzione ci sia l’Arabia Saudita non è privo di ironia; nel 2022, lo Yemen è precipitato in un oscuramento Internet di quattro giorni a seguito degli attacchi aerei di una coalizione militare guidata dal l’Arabia Saudita.

Senza menzionare Israele, la Risoluzione saudita invitava anche l’ITU a monitorare gli effetti distruttivi della guerra sull’accesso ai dati palestinesi e a fornire rapporti regolari. La Risoluzione condanna inoltre sia la “diffusa distruzione di infrastrutture cruciali, l’oscuramento dei servizi di telecomunicazione e le interruzioni della telefonia mobile che si sono verificati nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’aggressione da parte della Potenza Occupante” sia “gli ostacoli posti dalla stessa nel prevenire l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione”.

In una sessione in cui si discuteva della Risoluzione, il delegato statunitense ha detto al Consiglio: “Abbiamo chiarito ai sostenitori di questa Risoluzione che non siamo d’accordo con alcune delle caratterizzazioni”, in particolare il linguaggio che accusa Israele della distruzione di Gaza e l’imposizione di tecnologie obsolete. “Gli Stati Uniti non possono sostenere questa Risoluzione nella sua forma attuale”, ha continuato il delegato.

Che alla fine gli Stati Uniti abbiano votato o meno a favore della Risoluzione, il Dipartimento di Stato non ha risposto alla domanda, sembra che siano riusciti a indebolire la versione che alla fine è stata approvata dall’ITU. La versione approvata è stata privata di qualsiasi menzione esplicita del ruolo di Israele nel distruggere o comunque ostacolare l’accesso a Internet a Gaza, e si riferisce indirettamente solo agli “ostacoli praticati per impedire l’uso di nuove tecnologie di comunicazione”.

Il Dipartimento di Stato non ha risposto nemmeno alle altre domande sulla Risoluzione, incluso se l’amministrazione condivida le obiezioni di Israele legate al terrorismo.

Gli Stati Uniti hanno adottato in passato una posizione più dura nei confronti degli oscuramenti civili di Internet causati da un aggressore militare. In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alle conseguenti interruzioni di Internet a livello nazionale, il Dipartimento di Stato ha dichiarato: “Gli Stati Uniti condanna le azioni che bloccano o limitano l’accesso a Internet in Ucraina, che recidono i canali critici per la condivisione e l’apprendimento delle informazioni, comprese quelle sulla guerra”.

Tecnologia Obsoleta

La Risoluzione approvata invita inoltre gli stati membri dell’ITU a “fare ogni sforzo” sia per preservare ciò che resta dell’infrastruttura di telecomunicazioni palestinese, sia per stanziare i fondi necessari per il “ripristino delle comunicazioni nella Striscia di Gaza” in futuro. Questa ricostruzione proposta include l’attivazione del servizio cellulare 4G e 5G. Mentre in Cisgiordania gli smartphone si connettono a Internet con velocità wireless 3G, inadatte per molte applicazioni che necessitano di un alto flusso di dati, gli abitanti di Gaza devono accontentarsi di un servizio 2G debilitantemente lento, uno standard obsoleto introdotto negli Stati Uniti nel 1992.

Fatafta, di Access Now, ha osservato che Israele ha un reale interesse a impedire che Gaza entri nel 21° secolo: sorveglianza e censura. La dipendenza di Gaza dalla tecnologia cellulare degli anni ’90 e le connessioni in fibra israeliana rendono un gioco da ragazzi per gli agenti dei servizi segreti israeliani intercettare messaggi e telefonate e istituire oscuramenti Internet a piacimento, come è avvenuto durante la guerra.

La Risoluzione è “un passo importante, perché l’attuale status quo non può continuare”, ha affermato. “Non esiste uno scenario in cui a Gaza possa essere consentito di mantenere una rete 2G laddove il resto del mondo è già passato al 5G”.

Sam Biddle è un giornalista tecnologico concentrato su questioni di sorveglianza, privacy e potere aziendale. In precedenza è stato uno scrittore presso Gawker e il suo lavoro è apparso anche su GQ, Vice e sulla rivista New York Times, tra gli altri.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org