Gli esecutori volontari di Netanyahu: come i comuni israeliani sono diventati assassini di massa

Dopo dieci mesi di implacabile Guerra Genocida, è impossibile evitare la conclusione che sia lo Stato che la società israeliana sono complici nel Genocidio. Il quadro che emerge è un Genocidio dall’alto e dal basso.

Fonte: English version

Di Faris Giacaman – 30 Luglio 2024

Immagine di copertina: Soldati israeliani accanto ai loro veicoli militari appena fuori dalla Striscia di Gaza, il 10 marzo 2024. (Credito fotografico: © Abir Sultan/EFE via ZUMA Press APAimages)

Nel 1996, Daniel Jonah Goldhagen pubblicò un libro che proponeva di riscrivere la storia dell’Olocausto. Il suo punto centrale era che il Genocidio Nazista fu reso possibile principalmente dall’esistenza di una profonda forma di “antisemitismo demonologico” che si era insinuato nella società tedesca; Hitler e il Regime Nazista non stavano tanto agitando contro gli ebrei quanto semplicemente dando ai tedeschi comuni il via libera per agire in base ai loro già virulenti atteggiamenti genocidi. Senza questa forma di “antisemitismo eliminazionista”, che secondo Goldhagen era essenzialmente parte del tessuto della società tedesca molto prima che i nazisti arrivassero al potere, l’Olocausto non sarebbe stato possibile.

Il libro di Goldhagen: Gli Esecutori Volontari di Hitler (Hitler’s Willing Executioners), è stato un successo internazionale. Si proponeva di rovesciare quella che in precedenza era stata considerata la comprensione convenzionale tra gli studiosi delle motivazioni dei soldati tedeschi che perpetrarono il Genocidio Nazista, che erano essenzialmente “uomini comuni” senza alcun indottrinamento ideologico particolarmente forte che trovarono un modo per razionalizzare la loro partecipazione, anche se in molti casi volontariamente ed entusiasticamente, in Atti di Barbarie Umana agli ordini del Regime Nazista. Uno dei lavori più importanti che ha esaminato la mentalità dei soldati tedeschi è stato lo studio di Christopher Browning sul Battaglione 101 della Polizia Riservista, una forza paramilitare itinerante composta da ex civili trasformati in “assassini professionisti” che perpetrò l’omicidio di massa di decine di migliaia di ebrei polacchi nel giro di pochi mesi nel 1942.

Anche lo studio di Daniel Goldhagen ha esaminato il Battaglione 101 della Polizia Riservista, ma si è posto l’obiettivo di attaccare la spiegazione di Browning su come quei tedeschi comuni siano diventati degli “esecutori volontari”. Per Goldhagen, quella che chiamava la “spiegazione monocausale” secondo cui quei soldati erano antisemiti congeniti era sufficiente per capire come fossero capaci di tali mostruosità. Uno dei motivi per cui il libro di Goldhagen ottenne un’attenzione così diffusa fu che si trattava di un atto d’accusa nei confronti della società tedesca in generale, proponendo di ritenere ogni tedesco individualmente responsabile dell’Olocausto invece di attribuire la colpa esclusivamente al Regime Nazista.

La maggior parte degli studiosi dell’Olocausto criticarono aspramente Goldhagen per la sua narrativa eccessivamente semplicistica e riduzionista, che ritenevano appiattisse i diversi processi storici che resero possibile un atto così sistematico di Omicidio di Massa. Nella postfazione di Browning a Uomini Ordinari (Ordinary Men), egli afferma che molte delle osservazioni di Goldhagen sulla volontarietà dimostrato dai soldati tedeschi nel massacrare gli ebrei non erano originali e non contraddicevano molte delle intuizioni già esposte dagli storici prima di lui. Browning ha fatto riferimento all’autorevole resoconto dell’Olocausto di Raul Hilberg: La Distruzione Degli Ebrei Europei (The Destruction of the European Jews), in cui si affermava che gli assassini “non erano diversi nella loro composizione morale dal resto della popolazione. L’autore del reato tedesco non era un tipo speciale di tedesco”, ma proveniva da una “notevole percentuale della popolazione tedesca”.

Hilberg riteneva che la tesi di Goldhagen fosse indebolita da due importanti fattori: “non tutti gli esecutori erano tedeschi e non tutte le vittime erano ebrei”. Ma, cosa ancora più importante, l’interpretazione di Goldhagen di un “demone latente nella mente tedesca” che ha assunto la forma di un “super-Pogrom nelle mani di esecutori e guardie” ha fatto sembrare che l’Olocausto fosse “convulso” invece che calcolato e metodico:

“Tutto il resto, comprese le camere a gas nelle quali due milioni e mezzo di ebrei morirono inosservati dagli esecutori, è secondario, semplici scenografie del massacro alla luce del sole”.

Lo stesso pericolo risiede nel trarre conclusioni simili sulla società israeliana odierna.

Sarebbe forte la tentazione di concludere, dopo dieci mesi di implacabile Guerra Genocida, innumerevoli testimonianze di vittime di uccisioni indiscriminate, esecuzioni di massa e stupri sistematici nelle carceri, dozzine di allegri video TikTok di soldati israeliani che si vantano della loro distruzione di infrastrutture civili e, più recentemente, rivolte insurrezionali da parte degli israeliani sul diritto di torturare e violentare i prigionieri palestinesi senza ripercussioni, che la società israeliana è afflitta da un odio demonologico ed eliminazionista contro i palestinesi che risale fino allo stesso sionismo.

Queste osservazioni non sono sbagliate, ovviamente. Ma non rappresentano nemmeno l’intera storia. Proprio come le camere a gas naziste crearono una catena di montaggio della morte che isolava i colpevoli dalle vittime, così avviene anche con l’ultima innovazione tecnologica israeliana attraverso l’uso di sistemi di Intelligenza Artificiale per identificare liberamente gli obiettivi per sganciare bombe a distanza. Tuttavia, poiché l’esercito israeliano è un esercito popolare composto da una notevole sezione trasversale della popolazione israeliana e poiché molte delle atrocità commesse a Gaza sono state il prodotto del volontariato individuale dei soldati israeliani, organi di informazione israeliani come Haaretz e + 972 Magazine hanno spiegato questo come “regole di ingaggio permissive”, è impossibile evitare la conclusione che sia lo Stato che la società israeliana siano complici nel Genocidio. Si tratta in misura significativa di un Genocidio dall’alto e dal basso.

Sull’eliminazionismo sionista

Tracciare analogie storiche è sempre complicato, anche perché i regimi politici e le motivazioni sottostanti per compiere atrocità durante la guerra variano notevolmente. Il tipo di supremazia razziale imperiale tedesca che faceva parte del Genocidio degli ebrei europei era diverso dall’imperativo coloniale dell “eliminazione dei nativi” che caratterizzò il Genocidio dei popoli indigeni delle Americhe da parte dei coloni europei, o addirittura la Pulizia Etnica dei palestinesi da parte del Movimento Sionista nel 1948 o il Genocidio di Gaza oggi. Ma nonostante queste differenze, un filo comune li attraversa ancora, e quindi fare questi confronti diventa inevitabile.

Nonostante tutte le distorsioni di Goldhagen dei processi storici che hanno reso possibile lo sterminio degli ebrei europei, il dibattito che il suo lavoro ha suscitato è istruttivo per comprendere le attuali Manifestazioni Genocide del Progetto Sionista e come esso si riflette negli atteggiamenti degli “israeliani comuni” arruolati per la guerra.

Sarebbe difficile criticare le persone per aver raggiunto questa conclusione dopo aver esaminato le dottrine fondanti del sionismo, dal “Muro di Ferro” di Jabotinsky ai Comitati di Trasferimento di Yosef Weitz, fino alla Nakba e al Genocidio di Gaza oggi. È difficile non concludere che tutto ciò sia la logica conclusione del Colonialismo Sionista e che la popolazione israeliana in generale sia ora infettata da una delle sue manifestazioni particolarmente eliminazioniste.

Quasi a confermare questa conclusione, quando si è diffusa la notizia che nove soldati israeliani sospettati di stupro di gruppo contro un prigioniero palestinese nel famigerato centro di detenzione di Sde Teiman erano stati arrestati dalla Polizia Militare per essere interrogati, i manifestanti israeliani si sono riversati nella prigione indignati per l’arresto di soldati, che chiamavano “eroi”. Subito dopo, la questione se sia legittimo stuprare i prigionieri palestinesi è diventata un serio argomento di discussione alla Knesset (Parlamento).

Ma proprio come Goldhagen ha commesso un errore fissandosi su una spiegazione così monocausale, sarebbe un errore ignorare come questa vera malattia nella società israeliana abbia coesistito anche con una rettitudine liberale incarnata da organi di informazione come Haaretz e +972 Magazine, che nonostante tutte le loro pretese di denunciare le atrocità israeliane a Gaza attraverso interviste con personale militare, hanno anche partecipato alla produzione del Consenso al Genocidio all’interno della società israeliana e tra gli israeliani “liberali”. Basta guardare gli editoriali e le analisi dei contributori di Haaretz come Amos Harel, che ha sostenuto la Guerra Genocida fin dal primo giorno, o la continua diffusione della propaganda delle atrocità legate agli stupri di massa.

Ancora più importante, questa narrativa mediatica intra-israeliana è stata attivamente plasmata anche dal governo e dai politici israeliani, che hanno svolto un ruolo chiave nell’Incitamento al Genocidio. Ma ovviamente non si può dire che non stessero già piantando in un terreno fertile. La società israeliana era pronta dopo il trauma del 7 ottobre, e il Regime Sionista era lì per trarne il massimo vantaggio. Sia la società che lo Stato divennero co-cospiratori.

Genocidio dal basso

Gli atti concentrati di Crudeltà Umana da parte dei soldati israeliani non sono una rivelazione nuova. Non appena è iniziata l’invasione di terra di Gaza, i palestinesi hanno iniziato a riferire ciò a cui avevano assistito. Alcuni di questi sono stati ripresi dalle telecamere, e prontamente ignorati dai media occidentali, e la maggior parte no. Ma tutto questo è stato continuamente riferito dai palestinesi che hanno vissuto gli orrori in prima persona.

Questo sito (Mondoweiss) ha riportato una parte di questi crimini, basandosi in gran parte sulle testimonianze dei sopravvissuti, e anche questo comprende un’ampia gamma di pratiche sadiche e atti di violenza che mostrano un alto grado di iniziativa personale da parte dei soldati israeliani.

A novembre, i palestinesi hanno riferito di come i soldati israeliani abbiano arbitrariamente sparato ai bambini tenuti in braccio dalle madri mentre fuggivano verso Sud lungo Salah al-Din Street, costringendole a gettare i loro bambini sul ciglio della strada e a continuare a marciare. Altri soldati hanno costretto le persone disabili e con disabilità motorie a camminare senza assistenza e, quando cadevano a terra, sono state costrette a strisciare attraverso il posto di blocco. I soldati costrinsero gli altri a spogliarsi nudi e a strisciare in un fosso, dove alcuni furono uccisi. Altri furono costretti a sedersi nel fosso per ore tra i corpi di altri che erano stati giustiziati, prima di poter proseguire. A febbraio, gli abitanti di Gaza hanno riferito di come i soldati israeliani e i droni d’attacco seguissero una politica di Fuoco Libero mirando a colpire chiunque camminasse in zone specifiche, spesso uccidendo le madri accanto ai loro figli mentre fuggivano dalle forze israeliane. A marzo, i soldati israeliani hanno sparato sugli abitanti di Gaza affamati in cerca di aiuto dai convogli alimentari, massacrando centinaia di persone in quello che è diventato noto come il “Massacro della Farina”.

I soldati israeliani rapivano regolarmente anche civili e li torturavano arbitrariamente. A volte venivano arrestati e portati da qualche parte lontano, in un’altra parte di Gaza, dove venivano denudati e poi costretti a tornare ai loro rifugi nel buio della notte, nel mezzo di una Zona di Guerra. Altri furono arruolati con la forza come esche e Scudi Umani.

Durante la prima invasione dell’Ospedale Al-Shifa a novembre, i soldati israeliani hanno sparato al personale medico e ai pazienti mentre cercavano di evacuare l’ospedale. Quando altri cercarono di uscire per aiutarli, furono uccisi anche loro e lasciati a decomporsi nel cortile dell’ospedale e mangiati dagli animali randagi. Durante la seconda invasione di Al-Shifa a marzo, i soldati israeliani hanno sparato ai pazienti nei loro letti e ai medici che si rifiutavano di abbandonare i malati, hanno separato le persone in gruppi con braccialetti di colore diverso e hanno giustiziato centinaia di dipendenti del governo civile che si erano recati presso l’ospedale per ricevere gli stipendi. All’Ospedale Nasser, i palestinesi hanno scoperto diverse fosse comuni ad aprile, indicando che gli israeliani avevano giustiziato personale ospedaliero e pazienti; alcuni corpi sono stati trovati con cateteri medici ancora attaccati, altri con le mani legate.

Tutto ciò non fa altro che scalfire la superficie, e non tocca nemmeno il più ampio Meccanismo di Morte portato avanti dalla politica militare ufficiale; l’ingegneria mirata della carestia e il bombardamento dei panifici e degli aiuti umanitari; prendere di mira gli ospedali con lo scopo di accelerare il collasso sociale, dato il ruolo centrale degli ospedali di Gaza come centri per la società civile durante la guerra; il bombardamento dei civili in fuga sulle vie di evacuazione; la distruzione dell’economia di Gaza; la distruzione del sistema sanitario; la Tortura Genocida, lo Stupro e la degradazione dei palestinesi nelle carceri israeliane; e, naturalmente, il bombardamento a tappeto praticamente di ogni parte di Gaza con bombe destinate a spazzare via interi quartieri.

Molti mesi dopo che questi rapporti erano emersi dai palestinesi, alcuni organi di stampa liberali israeliani e occidentali hanno pubblicato resoconti basati su testimonianze anonime di soldati e ufficiali militari che confermavano ciò che i palestinesi avevano già detto. A maggio, la CNN ha pubblicato un rapporto basato sulle testimonianze di informatori israeliani che descrivevano nei dettagli la Tortura dei Prigionieri a Sde Teiman. Il New York Times ha fatto seguito a questo articolo con un altro rapporto in giugno, descrivendo in dettaglio resoconti simili provenienti dalla prigione, oltre a resoconti di stupro. La testata +972 Magazine ha pubblicato diversi rapporti sui diversi sistemi di Intelligenza Artificiale utilizzati da Israele per prendere di mira deliberatamente i civili, come “Lavanda”, “Vangelo” e “Dov’è Papà”. A marzo, Haaretz ha pubblicato un articolo su come singoli soldati israeliani, senza “nessuna regola d’ingaggio”, avrebbero sparato a civili disarmati che si fossero imbattuti in “Zone di Uccisione” definite arbitrariamente, e che avessero sostanzialmente libero sfogo di sparare a vista a qualsiasi cosa si muovesse, anche quando venivano identificati come civili che non rappresentavano una minaccia militare. Un altro rapporto di luglio di +972 Magazine confermò ulteriormente questa politica del Fuoco Libero, descrivendo in dettaglio come i soldati ucciderebbero le persone e le considererebbero postume come “terroristi”; come questi corpi si accumulassero così numerosi ai lati delle strade da dover alla fine essere sepolti e nascosti al passaggio dei convogli umanitari; come anche quando non c’erano ordini espliciti di vendetta contro i civili, i comandanti sul campo chiudevano deliberatamente un occhio e davano carta bianca ai loro subordinati per fare ciò che volevano (di nuovo, +972 chiama eufemisticamente queste: Regole di Ingaggio Permissive); e come i soldati israeliani hanno bruciato le abitazioni palestinesi per divertimento quando le case avevano adempiuto al loro scopo operativo.

Il quadro che emerge è multiforme, in cui i Massacratori possono essere trovati sia al vertice che in fondo alla gerarchia militare. Naturalmente è utile che Israele si concentri solo su questi ultimi, per dipingerli come aberrazioni della politica militare piuttosto che come sue estensioni organiche.

Ma le “Regole d’Ingaggio Permissive” abbinate al chiaro Incitamento al Genocidio da parte dei leader e dei politici israeliani raccontano una storia diversa. I leader israeliani conoscono la loro società; Netanyahu sapeva cosa avrebbe incluso quando ha chiesto ai soldati israeliani di “ricordarsi cosa ha fatto Amalek”; Il Presidente Haim Herzog sapeva cosa avrebbe comportato l’interpretazione di: “Nessun civile non coinvolto a Gaza”. Le montagne di Dichiarazioni Genocide da parte di funzionari israeliani avrebbero potuto benissimo essere linee guida generali al posto di ordini ufficiali di marcia in mezzo alla peculiare assenza di “regole d’ingaggio”, in altre parole, l’incoraggiamento degli “israeliani comuni” nell’esercito ad esigere una ritorsione.

E questo desiderio di vendetta non è venuto dal nulla. Naturalmente, il Razzismo preesistente contro i palestinesi ha indubbiamente svolto un ruolo nella Disumanizzazione necessaria per realizzare ciò che hanno fatto, ma quel Razzismo è stato alimentato fino a raggiungere proporzioni demonologiche attraverso la persistente e diffusa propagazione della propaganda delle atrocità attorno agli eventi del 7 ottobre, capitalizzando e di fatto alimentando la rabbia e il desiderio di vendetta tra gli israeliani che presto sarebbero stati arruolati nell’esercito per la Campagna Genocida.

Forse in altri periodi della storia coloniale sionista, Israele si è accontentato di governare i palestinesi come cittadini di seconda classe sotto un Regime di Apartheid, come ha fatto negli ultimi 55 anni, purché non resistessero troppo violentemente. Nel frattempo potrebbe portare avanti gradualmente un processo di lenta Pulizia Etnica, spingendoli in enclavi sempre più piccole finché non saranno costretti ad andarsene di propria iniziativa. In altri momenti della storia, in particolare durante la guerra, Israele potrebbe espellere in massa un numero maggiore di palestinesi dalle loro terre, come fece nel 1948 e nel 1967.

Ma dal momento che il Colonialismo di tipo Sionista desidera sostituire interamente i nativi, è ovvio che il ricorso al Genocidio sarebbe sempre un’opzione se la Resistenza dei nativi raggiungesse il livello che alla fine raggiunse il 7 ottobre, cioè colpire il cuore stesso della dottrina di sicurezza israeliana basata sulla deterrenza e sulla sua immagine attentamente elaborata di esercito invincibile. E ciò che è accaduto il 7 ottobre ha superato di gran lunga ciò che Israele, nel suo disprezzo coloniale, avrebbe mai potuto immaginare che i palestinesi fossero in grado di realizzare.

Faris Giacaman è caporedattore di Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org