La guerra regionale che Israele vuole

Le ragioni per cui Israele ha assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, un’analisi

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 1 agosto 2024

L’assassinio da parte di Israele del Capo dell’Ufficio Politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran il 31 luglio, rientra nella disperata ricerca di Tel Aviv di un conflitto più ampio. È un Atto Criminale che sa di disperazione.

Quasi subito dopo l’inizio della guerra di Gaza il 7 ottobre, Israele sperava di usare il Genocidio nella Striscia come un’opportunità per raggiungere il suo obiettivo a lungo termine di una guerra regionale, una guerra che potrebbe coinvolgere Washington, l’Iran e altri Paesi del Medio Oriente.

Nonostante il sostegno incondizionato al Genocidio di Gaza e i vari conflitti in tutta la regione, gli Stati Uniti si sono astenuti dall’entrare in una guerra diretta contro l’Iran e altri. Sebbene sconfiggere l’Iran sia un obiettivo strategico americano, gli Stati Uniti non hanno la volontà e gli strumenti per perseguirlo in questo momento.

Dopo dieci mesi di guerra fallita contro Gaza e di stallo militare contro Hezbollah in Libano, Israele sta, ancora una volta, accelerando la sua spinta verso un conflitto più ampio. Questa volta, però, Israele è impegnato in una partita ad alto rischio, la più pericolosa che abbia mai giocato.

La scommessa attuale prevedeva di prendere di mira un importante leader di Hezbollah bombardando un edificio residenziale a Beirut martedì, e, naturalmente, l’assassinio del leader politico più visibile, per non parlare di popolare, della Palestina. Haniyeh è riuscito a forgiare e rafforzare i legami con Russia, Cina e altri Paesi al di fuori del dominio politico statunitense-occidentale.

Israele ha scelto attentamente il luogo e il momento in cui uccidere Haniyeh. Il leader palestinese è stato ucciso nella capitale iraniana, poco dopo aver partecipato all’insediamento del nuovo Presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

Il messaggio israeliano è stato complesso, rivolto alla nuova amministrazione iraniana, ovvero la disponibilità di Israele a un’ulteriore intensificazione, e ad Hamas, ovvero che Israele non ha intenzione di porre fine alla guerra o di raggiungere un cessate il fuoco negoziato.

Quest’ultimo punto è forse il più urgente. Per mesi, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto tutto ciò che era in suo potere per ostacolare tutti gli sforzi diplomatici volti a porre fine alla guerra. Uccidendo il principale negoziatore palestinese, Israele ha lanciato il messaggio finale e decisivo che Israele continua a impegnarsi nella violenza e in nient’altro.

La portata delle provocazioni israeliane, tuttavia, pone una grande sfida al campo filo-palestinese in Medio Oriente, vale a dire come rispondere con messaggi altrettanto forti senza esaudire il desiderio di Israele di coinvolgere l’intera regione in una guerra distruttiva.

Considerando le capacità militari di quello che è noto come “l’Asse della Resistenza”, l’Iran, Hezbollah e altri sono certamente in grado di gestire questa sfida nonostante i fattori di rischio coinvolti.

Altrettanto importante per quanto riguarda i tempi: la drammatica intensificazione israeliana nella regione, seguita alla visita di Netanyahu a Washington, che, a parte molte ovazioni al Congresso degli Stati Uniti, non ha modificato sostanzialmente la posizione degli Stati Uniti, basata sul sostegno incondizionato a Israele senza coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in una guerra regionale.

Inoltre, i recenti scontri israeliani che hanno coinvolto l’esercito, la Polizia Militare e i sostenitori dell’estrema destra suggeriscono che un vero Colpo di Stato in Israele potrebbe essere una possibilità reale. Nelle parole del capo dell’opposizione israeliana Yair Lapid: Israele non si sta avvicinando all’abisso, Israele è già nell’abisso.

È quindi chiaro a Netanyahu e al suo circolo di estrema destra che stanno operando in tempi e margini sempre più limitati.

Uccidendo Haniyeh, un leader politico che ha svolto essenzialmente il ruolo di diplomatico, Israele ha dimostrato la portata della sua disperazione e i limiti del suo fallimento militare.

Considerando il Livello Criminale a cui Israele è disposto ad arrivare, tale disperazione potrebbe alla fine portare alla guerra regionale che Israele ha cercato di istigare, anche prima della guerra di Gaza.

Tenendo presente la debolezza e l’indecisione di Washington di fronte all’intransigenza di Israele, dopo tutto Tel Aviv potrebbe realizzare il suo desiderio di una guerra regionale.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org