La Palestina ci definisce

La Palestina è l’illustrazione perfetta della sconcertante ipocrisia dell’Occidente. Il genocidio di Gaza ci definisce perché siamo noi.

Fonte: English version

Di Tom Suarez –  8 settembre 2024

Immagine di copertina: Persone si fanno strada tra le macerie degli edifici distrutti durante i bombardamenti israeliani, nel campo di Jabalia il ​​31 agosto 2024. (Foto: Hadi Daoud/APA Images)

“I cittadini delle nazioni del passato coinvolte nel genocidio si svegliavano ogni mattina concentrati sulle sfide della vita quotidiana, non su quelle delle persone che i loro governanti stavano massacrando. Le vittime potevano essere sparse in diversi continenti o all’interno della stessa popolazione, e quindi la consapevolezza del massacro variava, ma la propaganda e la disumanizzazione erano il balsamo sempre presente per le coscienze inquiete e la copertura politica. Coloro che si salvavano dal lavaggio del cervello avevano una capacità limitata di sfidare i loro governanti e dovettero affrontare conseguenze, spesso brutali, se lo fecero. Tuttavia, a vari livelli, la posterità ha ritenuto il paese nel suo insieme moralmente responsabile. Qualunque considerazione attenuante, la posterità ha giudicato il “non sapevamo” con scetticismo”.

Immaginatevi come uno studente di dottorato in storia nel 2124, che fa ricerche negli archivi di quella macchia scura sul vecchio impero occidentale noto semplicemente come genocidio palestinese. Cosa vedreste?

Il genocidio odierno non è perpetrato da una singola nazione rinnegata, né da un impero nel senso tradizionale, ma da un consorzio, guidato dagli Stati Uniti. Anche noi, i cittadini del consorzio, ci svegliamo ogni mattina con i nostri problemi, non con quelli delle persone massacrate in nostro nome. Anche noi siamo manipolati dalla propaganda razzista che mira a renderci complici volontari di questo crimine consumato, dalle grossolane menzogne ​​di Fox News, alla subdola manipolazione del New York Times e all’arroganza ipocrita della PBS. E anche noi siamo prigionieri delle strutture di potere sotto cui viviamo.

Ma c’è una differenza qualitativa tra i genocidi passati (il Belgio che stermina i congolesi, gli ottomani che sterminano gli armeni, i nazisti che sterminano gli ebrei e altri) e quelli odierni, l’omicidio o la cancellazione di chiunque nella Palestina storica non sia ebreo. Non possiamo rivendicare alcun equivoco. Siamo noi i veri responsabili di questo genocidio. E per quanto spietato possa essere il contraccolpo, opporsi non è una condanna a morte, come lo fu, ad esempio, nella Germania degli anni ’30.

A differenza dei genocidi passati, guardiamo i nostri svolgersi in tempo reale sui nostri telefonini. Siamo stati testimoni del nostro genocidio per tutto il tempo. Lo stato israeliano si basa su un’ideologia suprematista la cui fine inevitabile è il genocidio, i suoi politici più onesti confermano senza mezzi termini l’intento e la storia dello stato è di settantasei anni di prove continue e ininterrotte. Ma noi, il cosiddetto “Occidente” e soprattutto gli Stati Uniti, ci manteniamo passivi attraverso l’illusione di libertà e democrazia e il senso di sicurezza morale che essa conferisce. Qualunque siano i nostri fallimenti, siamo una società aperta e moderna guidata da una discussione informata e da una struttura politica basata sulla legge.

Per immergerci in questa illusione, permettiamo la libertà di parola all’interno di uno spettro artificiale calibrato per escludere qualsiasi cosa la sfidi. Mentre i palestinesi vengono massacrati, ci crogioliamo nella nostra capacità di dire qualsiasi cosa desideriamo, da un estremo all’altro di questa gamma artificiale.

La verità che si trova oltre non è censurata di per sé; semplicemente non esiste. Il fatto che coloro che si avventurano ai suoi limiti superiori soffrano di abusi e di carriere distrutte sotto l’ascia di guerra della diffamazione di “antisemitismo”, conferma l’illusione che abbiano parlato ai limiti di ciò che potrebbe essere.

E così, per settantasei anni siamo stati tenuti impegnati a sfidare quel limite prescritto. Parliamo delle azioni di Israele e di ciò che fa lo stato, lamentando le devastazioni della malattia mentre salvaguardiamo la malattia stessa. I promotori del genocidio sono felici perché non si parla da nessuna parte della sua vera causa, l’esistenza dello stato israeliano stesso, uno stato il cui fondamento è genocida.

Ci impegniamo nel nostro sistema politico con la stessa disonestà, un monopolio bipartitico presentato come “democrazia”. Quale tipo di genocidio ti piace di più? Preferisci il genocidio Woke o il genocidio che minaccia la democrazia stessa?

La Palestina non è certo l’unico peccato commesso dagli Stati Uniti e soci, ma è l’ingiustizia che definisce tutti gli altri. Non è un incidente, non è un colpo di stato, non è un’azione militare, non è una guerra, non è una politica estera, non è un pantano politico, ma un’ossessione messianica che permea la nostra stessa psiche, una dipendenza dal genocidio per il cui bene ci stiamo volontariamente distruggendo.

Per gran parte del mondo, la Palestina è la “linea nella sabbia” della nostra sconcertante ipocrisia. Siamo noi i proprietari di questo genocidio. Ci definisce. Siamo noi.

Novembre 2024, mese delle elezioni, segna centosette anni da quando la Gran Bretagna ha emanato la Dichiarazione Balfour e settantasette anni da quando gli Stati Uniti hanno fatto passare la Risoluzione 181 (Partizione) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In entrambi i casi, era ben chiaro che le parole dei documenti erano vuote e che stavamo istituzionalizzando la pulizia etnica e, in ultima analisi, il genocidio della popolazione nativa della Palestina, dal fiume al mare.

Ora che il genocidio è passato a una marcia più alta, raddoppiamo la nostra illusione ipocrita: “nessun genocidio” non è un’opzione nel menu delle elezioni statunitensi di novembre, né le notizie veritiere sulla Palestina sono finalmente un’opzione nei principali media.

In mancanza di una resa dei conti radicale e immediata o grazie alle rivolte di massa in tutto il paese e nel mondo, “genocidio” sarà il nostro epitaffio.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org