Il vero obiettivo della campagna militare di Israele a Gaza

Netanyahu vuole spingere la popolazione della Striscia di Gaza settentrionale verso Sud in preparazione all’annessione formale della regione e al rientro dei coloni ebrei.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 17 settembre 2024

Immagine di copertina: Palestinesi sulle macerie di una casa dopo il bombardamento israeliano a Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. 16 settembre 2024 (AFP)

Mai nella sua storia di guerra e Occupazione militare Israele è stato così incapace di sviluppare un piano coerente per il suo futuro e il futuro delle sue vittime.

Anche una rapida occhiata ai titoli dei media internazionali rivela la profondità del dilemma israeliano. Mentre Tel Aviv continua a condurre una Guerra Genocida contro i palestinesi a Gaza, sembra non avere idea di cosa fare oltre a distruggere semplicemente la Striscia e decimare la sua popolazione.

Persino il Ministro della Difesa Yoav Gallant, contro il quale potrebbe presto essere emesso ufficialmente un mandato di arresto dalla Corte Penale Internazionale, ha indicato in più occasioni che Israele non ha un piano postbellico a Gaza. “Da ottobre, ho sollevato la questione costantemente nel Gabinetto e non ho ricevuto alcuna risposta”, ha dichiarato Gallant a maggio.

Altri suggeriscono che Netanyahu e il suo governo di estrema destra potrebbero avere un piano ma, secondo il Senatore statunitense Chris Murphy, non c’è “alcun piano praticabile” e, secondo Vox, “non è affatto un piano”. Ciò è in contrasto con i desideri dell’amministrazione statunitense.

È vero, sia Israele che gli Stati Uniti sono pienamente d’accordo sulla guerra stessa. Anche dopo che Washington ha finalmente iniziato a cambiare la sua posizione dal voler continuare la guerra al chiedere a Netanyahu di concludere la sua campagna sanguinosa, le armi americane hanno continuato a fluire allo stesso ritmo.

Gli americani, tuttavia, non sono convinti che distruggere Hamas, smilitarizzare completamente Gaza, prendere il controllo del confine tra Gaza e l’Egitto, chiudere l’UNRWA e “de-radicalizzare” la popolazione palestinese assediata sia l’approccio giusto.

Lo stesso Netanyahu deve averlo saputo da tempo. Ma il suo esercito esausto continua a passare da una fase all’altra, dichiarando “vittorie tattiche” senza raggiungere un singolo obiettivo strategico a Gaza.

La stima più ottimistica dell’esercito israeliano è che la sua guerra, che ha praticamente distrutto tutta Gaza, abbia portato a una situazione di stallo. Una lettura più sobria della guerra, secondo l’ex Primo Ministro israeliano Ehud Barak, è che Israele deve porvi fine prima di “sprofondare nell’abisso morale”.

Ma continuano a trapelare ai media piani sempre più deliranti, riguardanti sia la Striscia di Gaza che la Cisgiordania.

La prima grande fuga di notizie è stata una registrazione di un discorso dell’estremista e influente Ministro delle Finanze del governo Netanyahu, Bezalel Smotrich. “Vi dico che è estremamente drammatico. Tali cambiamenti modificano il DNA di un sistema”, ha detto Smotrich a un gruppo di coloni ebrei israeliani a giugno, secondo il New York Times. Il “programma attentamente orchestrato” del ministro si basa sul trasferimento dell’autorità della Cisgiordania dall’Esercito di Occupazione a un gruppo di civili sotto la sua guida. L’obiettivo è quello di sequestrare più terra palestinese, espandere gli insediamenti illegali e impedire qualsiasi possibile fattibilità di uno Stato palestinese praticabile.

Di fatto, il piano è già in corso. A maggio, Israele ha nominato Hillel Roth, stretto alleato di Smotrich, come vice dell’Amministrazione Civile della Cisgiordania.

Il piano per Gaza è un altro episodio di crudeltà, ed è anche delirante. È stato rivelato questo mese in un articolo del direttore del quotidiano israeliano Haaretz. Aluf Benn ha scritto che il piano di Netanyahu consiste anche nell’assunzione di un “Governatore di Gaza” israeliano, il Tenente Colonnello Elad Goren, che è diventato capo dello sforzo umanitario-civile nella Striscia in agosto.

Utilizzando una combinazione di tattiche, tra cui la fame e la pressione militare, Netanyahu vuole spingere la popolazione della Striscia di Gaza settentrionale verso Sud in preparazione all’annessione formale della regione e al rientro dei coloni ebrei.

Questi non sono gli unici piani trapelati o, a volte, comunicati apertamente dai funzionari israeliani. All’inizio della guerra, idee come la deportazione della popolazione di Gaza nel Sinai sono state sostenute dai funzionari israeliani e sono state anche il principale argomento di discussione nei notiziari serali israeliani.

Alcuni funzionari israeliani hanno parlato di una completa Occupazione di Gaza, mentre il Ministro del Patrimonio Culturale Amichai Eliyahu ha proposto l’idea di lanciare una bomba nucleare.

Il piano di evacuazione di Gaza non ha funzionato semplicemente perché i palestinesi non se ne sarebbero andati e l’Egitto ha respinto l’insinuazione che la deportazione della popolazione di Gaza fosse un’opzione. Inoltre, anche lo spopolamento totale della Striscia di Gaza settentrionale non ha funzionato, in parte perché Israele stava massacrando civili sia nel Nord che nel Sud a ritmi comparabili.

I nuovi piani di Israele non riusciranno a realizzare ciò che i piani originali non sono riusciti a fare, semplicemente perché Israele continua ad incontrare lo stesso ostacolo: la fermezza del popolo palestinese.

Tuttavia, molto si può ancora imparare dalla natura dei piani israeliani, sia vecchi che nuovi, principalmente dal fatto che Israele considera il popolo palestinese come il nemico.

Questa conclusione non è solo ricavata dalle dichiarazioni di alti funzionari israeliani, tra cui il Presidente Isaac Herzog, che ha affermato che “un’intera nazione là fuori è responsabile”. Quasi ogni piano israeliano sembra comportare l’uccisione di palestinesi in gran numero, l’affamarli o il loro sfollamento in massa. Ciò significa che la guerra israeliana è sempre stata una guerra contro il popolo palestinese. I palestinesi stessi lo sanno. Non dovrebbe saperlo anche il resto del mondo ormai?

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org