Perché Israele mente nel sostenere di combattere su sette fronti

Vedono nella guerra di Gaza un’opportunità per realizzare quello che Smotrich nel 2017 ha definito “il Piano Decisivo di Israele”.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 21 ottobre 2024

I funzionari israeliani continuano a ripetere che il Paese sta combattendo su più fronti. La verità è che Israele sceglie di combattere su più fronti. Le due affermazioni sono fondamentalmente diverse.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu questo mese è arrivato al punto di dire che il suo Paese stava combattendo su sette fronti diversi, tutti spinti dall’obiettivo di: “Difenderci dalla Barbarie”.

Queste guerre presumibilmente difensive vengono condotte anche in nome della protezione della “civiltà contro coloro che cercano di imporre un’età oscura di fanatismo su tutti noi”, ha detto Netanyahu in un discorso all’inizio di ottobre.

Non c’è bisogno di controbattere alle argomentazioni di Netanyahu. Dovrebbe essere ovvio che il Genocidio non è classificato come autodifesa e che preservare la civiltà umana non include bruciare vive le persone, come è stato il caso di Sha’ban Al-Dalou, che è stato orribilmente ucciso insieme alla sua famiglia nel recente bombardamento israeliano dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir Al-Balah.

Ma Israele è costretto a combattere su sette fronti? Secondo Netanyahu, così come altri alti funzionari politici e militari, i fronti sono: Iran, Gaza, Libano, Yemen e gruppi in Siria, Iraq e Cisgiordania.

Sebbene i combattimenti più importanti si svolgano solo a Gaza e in Libano, la linea ufficiale israeliana è quella di esagerare il numero di fronti in modo che Tel Aviv possa continuare a capitalizzare il generoso supporto militare e politico degli Stati Uniti e dell’Occidente. Più guerre per Israele si traducono anche in più soldi.

Naturalmente, Israele sta combattendo anche delle vere e proprie guerre, come la sua Guerra di Sterminio e Genocidio contro il popolo palestinese a Gaza, che ha ucciso o ferito più di 150.000 persone nel corso di poco più di un anno. C’è anche una guerra in Cisgiordania, condotta con l’obiettivo di sottomettere tutte le forme di Resistenza in modo che Israele possa accelerare il suo Progetto di Insediamento Coloniale nei Territori Occupati.

Tutto ciò non è un’illazione, ma una dichiarazione di fatto basata sulle politiche dichiarate da Netanyahu. “Israele deve avere il controllo della sicurezza su tutto il territorio a ovest del Giordano”, ha affermato durante una conferenza stampa a gennaio. “Controllo della sicurezza” è un eufemismo israeliano per espansione territoriale.

In un’intervista con il canale di servizio pubblico europeo Arte, il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha affermato che Israele si espanderà “a poco a poco” per comprendere alla fine tutti i Territori Palestinesi, oltre a Giordania, Libano, Egitto e altri Paesi arabi. “È scritto che il futuro di Gerusalemme è espandersi fino a Damasco”, ha affermato. Le profezie religiose sono particolarmente pericolose quando vengono abbracciate da politici estremisti squilibrati che esercitano l’influenza politica e il potere militare per metterle in atto.

Netanyahu è un membro di spicco dello stesso gruppo. Ha già giustificato il suo Genocidio a Gaza e le guerre ovunque secondo testi religiosi, poiché vede il suo esercito come gli Israeliti che combattono gli Amaleciti.

I sentimenti religiosi sono stati comuni nei discorsi politici di Israele nel corso della storia. Tuttavia, sono diventati protagonisti negli ultimi anni sotto una serie di governi di estrema destra, per lo più formati da Netanyahu. Vedono nella guerra di Gaza un’opportunità per realizzare quello che Smotrich nel 2017 ha definito il “Piano Decisivo di Israele”.

Ironicamente chiamato “Una Speranza”, il Piano di Smotrich è incentrato principalmente sull’annessione dell’intera Cisgiordania, che lui, come Netanyahu e altri, chiama “Giudea e Samaria”. Il Piano comporta “l’imposizione della sovranità su tutta la Giudea e la Samaria, e con atti di insediamento concomitanti: la creazione di città e paesi per creare una realtà chiara e irreversibile sul campo”.

Il Piano di Smotrich, che viene attuato ora che è uno dei due maggiori protagonisti nel governo di Netanyahu (l’altro è Itamar Ben-Gvir), è stato preparato anni prima dell’attuale guerra a Gaza.

Israele può affermare di combattere una guerra su 7 o 70 fronti. Può anche attribuirsi il ruolo di salvatore delle civiltà. Ma la verità non può essere nascosta, soprattutto quando sono gli stessi israeliani a rivelare le loro sinistre intenzioni.

Anche la guerra in corso in Libano, che i leader israeliani e i loro sostenitori statunitensi hanno definito una guerra difensiva, ora viene promossa da alcuni politici israeliani e dai loro sostenitori di destra come un’altra guerra espansionistica, o più precisamente, una ricerca del “Grande Israele”.

C’è una differenza tra un Paese che combatte una guerra difensiva su più fronti e un altro che combatte per l’Espansione Coloniale, per l’Egemonia Regionale e per il Predominio Militare guidato da Profezie Religiose. Coloro che hanno scelto quest’ultima strada, come Israele, non possono affermare di essere in uno stato di autodifesa.

“L’autodifesa nel Diritto Internazionale si riferisce al diritto intrinseco di uno Stato di usare la forza in risposta a un attacco armato”, afferma il Comitato Internazionale della Croce Rossa sul suo sito web. Questa definizione non si applica a uno Stato che è esso stesso un Occupante Militare e che quindi si trova in uno stato attivo di ostilità e uso illegale della violenza.

Netanyahu e Smotrich, tuttavia, non si preoccupano molto delle leggi internazionali o umanitarie. Sono spinti da inquietanti programmi espansionistici. Se avranno successo, seguiranno sicuramente altre guerre mortali. La comunità internazionale deve fare tutto ciò che è in suo potere per garantire che falliscano.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione di Beniamino Rocchetto -Invictapalestina.org