Giorni “ordinari” a Beirut

Beirut, in questo momento, per chi ha il privilegio di essere risparmiato dalla micidiale lotteria, è il balcone barocco di un’opera dove l’orrore gareggia con l’assurdo.

Fonte:  Version française

OLJ / Fifi Abou Dib  – 24 ottobre 2024

Come vivi a Beirut? Ti pensiamo, siamo preoccupati. Dovremmo pensare a trasferirci. Cosa rispondere? Che giorno è? Quando è iniziato? Ieri ? Il mese scorso? 1.000 anni fa?

Beirut, è la mano che brancola quando ti svegli per trovare lo smartphone e leggere il conto alla rovescia dell’ultima devastazione. A malapena apri gli occhi, rimproverandoti di aver dormito, anche fino a tardi, anche tardi, e di aver abbassato così tanto la guardia quando la notte quasi si portava via tutto.

Sono gli F-16 che possiamo quasi sentire ridacchiare mentre infrangono la barriera del suono inutilmente, solo per scherzare, per dimostrare la loro potenza e la loro capacità di terrore. Questo è l’MK, così familiare che è stato chiamato “Em Kamel”, che falcia il cielo nelle prime ore del giorno. Nel ronzio insopportabile di questo drone, mentre cerchi di fare i tuoi affari e andare avanti con la tua vita, mentre cerchi di dimenticare questo rumore che ti fa girare la testa e digrignare i denti – non dimenticare di sorridere, sei filmato.

I cupi avvisi di evacuazione trasmessi su X dal portavoce in lingua araba dell’esercito israeliano, Avichay Adraee, seminano il panico. Sono accompagnati da mappe, delle quali porzioni evidenziate in rosso risaltano su fotografie aeree di grigi quartieri dove vivono ancora pochi sfortunati che non sanno dove andare.

Ognuna delle apparizioni di quest’uomo sorridente, quasi bonario, che ti promette che nessuno ti perseguiterà finché non sarai un “terrorista” e ti consiglia di allontanarti di “500 metri , per salvaguardare la tua vita” , annuncia per molti una brutale rinuncia a tutto ciò che era loro familiare. Si vede allora, attraversare a piedi le rovine e il buio, trascinare vecchi, disabili, bambini e neonati, una coorte carica delle loro povere cose dirigersi verso una piazza o un lontano portico sotto cui passare la notte in attesa di un aiuto.

Com’è Beirut? Sono i rumori cavernosi, le fiamme voraci, i fumi infernali che significano in un attimo morti atroci, ferite irrimediabili, speranze inghiottite a un tiro di schioppo da sé stessi. Beirut, in questo momento, per chi ha il privilegio di essere risparmiato dalla micidiale lotteria, è il balcone barocco di un’opera dove l’orrore gareggia con l’assurdo.

Il giorno dopo un bombardamento, nella polvere grigia del cemento frantumato, calcando i passi sul tappeto di vetro, scostando gli steli contorti e sfidando i fumi tossici, vedrete uomini e donne alla disperata ricerca dei cani e dei gatti abbandonati. “Sissi, Sissi…” grida un uomo la cui voce si spezza. Chiede perdono al suo piccolo compagno: “Non potevo portarti, ci ho provato, non potevo» Un miagolio cauto vibra nel silenzio. Sissi è nascosta sotto un blocco di cemento, la sua bellissima pelliccia è impigliata tra i detriti. Tutta la tenerezza del mondo nelle braccia che la circondano e il leggero fango delle lacrime sulle orecchie del gatto ancora tremante. Altri soccorritori tornano a loro volta, sporgendo le gabbie piene dall’alto dei muri, dalle fessure delle finestre, dalle restanti aperture dei pavimenti spianati.

Emozione indescrivibile nel ritrovare la vita e salvare vite umane in questa follia omicida.

E poi Beirut è soprattutto confusione. Come ragionare con chiarezza? Coloro che giustamente si risentono con Hezbollah per la sua sconsiderata pretesa di sostenere Gaza – e per il suo totale bluff sulla sua forza e preparazione – non possono nemmeno accettare una vittoria israeliana che priverebbe il paese di gran parte del suo territorio.

Le città e i paesi che ora accolgono gli sfollati si interrogano sulla durata di queste installazioni apparentemente temporanee. Il bombardamento di Aitou, nel Nord, e il razzo Ninja lanciato contro una coppia, in mezzo all’autostrada, a Haret Sakhr, ci ricordano che i membri degli Hezbollah ricercati da Israele si trovano ormai ovunque sul territorio. Hezbollah ha abusato del suo popolo a beneficio dell’Iran e sta trascinando con la sua caduta l’intera fragile struttura libanese. Israele non augura il bene a nessuno, ma sarebbe bastato non pedinarlo.

Guerra o pace, il Libano deve restare. Affermarsi come Stato di diritto è la sua unica salvezza ,ma per molti tutto è da imparare di nuovo.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictpalestina.org

Gli articoli che pubblichiamo non sempre rispecchiano il punto di vista del nostro gruppo di lavoro, ma siamo convinti che approfondimenti anche con opinioni diverse dalle nostre, possano aiutare a comprendere meglio il Mondo che cerchiamo di documentare.