Interessi politici nell’era del Genocidio: l’Europa sta abbandonando Israele?

Per alcuni leader europei, Israele è diventato un peso, e l’avventurismo militare di Netanyahu sta ora intaccando le loro stesse rivendicazioni geopolitiche in Medio Oriente.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 31 ottobre 2024 

Il 14 ottobre, la Ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, che continua a parlare instancabilmente contro la Russia e la sua guerra con l’Ucraina, è arrivata a fornire una giustificazione indiretta per il Genocidio israeliano a Gaza. “Quando i terroristi di Hamas si nascondono dietro le persone, dietro le scuole e i luoghi civili perdono il loro status protetto perché i terroristi ne abusano”, ha affermato Baerbock nel suo discorso al Parlamento tedesco. La sua logica è una copia carbone di quella del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dei suoi ministri estremisti.

La verità è che non ci sono prove credibili che i combattenti palestinesi “si nascondano dietro i civili”, ma ci sono un’abbondanza di prove ben documentate che Israele usa i civili come Scudi Umani. Questo non importa al governo tedesco, che sembrava indifferente al fatto che Israele stia portando avanti un Genocidio usando, in parte, armi tedesche. Infatti, la Germania è uno dei Paesi che continua a fornire armi a Israele, nonostante il fatto che la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale stiano indagando su Israele e sui leader israeliani per Genocidio e Sterminio della popolazione di Gaza.

Purtroppo, ma non sorprende, la Germania rimane il più grande sostenitore di Israele all’interno della Comunità Europea. La Germania, ovviamente, non è la sola. Tutti i governi occidentali, manovrati dal supremo benefattore di Israele, gli Stati Uniti, hanno, nel corso degli anni e fino ad ora, continuato a fornire un sostegno tangibile e politico a Israele. Fanno anche del loro meglio per proteggere Israele da qualsiasi responsabilità, anche se il Genocidio a Gaza continua a guadagnare slancio, raggiungendo il punto dello Sterminio sistematico della parte settentrionale di Gaza.

Nessuna posizione comune su Israele in Europa

Mentre Paesi come la Spagna e l’Irlanda hanno assunto posizioni avanzate nella critica a Israele, altri stanno ancora trovando modi per ritardare qualsiasi posizione significativa che potrebbe inviare un messaggio a Tel Aviv, che il mondo è stufo dei suoi orribili Crimini contro il popolo palestinese. Lo scorso maggio, la Ministro del Lavoro spagnolo, che ricopre anche il ruolo di vice Primo Ministro, Yolanda Diaz, ha definito i Crimini israeliani a Gaza un Genocidio, concludendo la sua dichiarazione con il motto: “Dal Fiume al Mare, la Palestina sarà Libera”.

A ciò seguì, il 6 giugno, la richiesta della Spagna di unirsi alla causa del Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia, accusando Israele di Genocidio. Altri Paesi europei hanno fatto lo stesso, tra cui Belgio e Irlanda, dimostrando che gli Stati europei hanno ancora un certo grado di indipendenza in politica estera e sono in grado di comportarsi eticamente in contrapposizione a Washington o alla posizione collettiva di Bruxelles. A parte i modelli di Germania e Spagna, ci sono coloro che stanno gareggiando per una posizione intermedia, un’equidistanza tra coloro che stanno commettendo un Genocidio e le vittime del Genocidio. Questa categoria include Francia e Italia.

Sia Parigi che Roma erano e, di fatto, rimangono forti sostenitori di Israele e del suo “diritto a difendersi”, un diritto che continuano a conferire a Tel Aviv nonostante i suoi 57 anni di Occupazione della Palestina e persino durante il Genocidio in corso. All’inizio della guerra israeliana a Gaza, il Presidente francese Emmanuel Macron e il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni si sono affrettati a offrire un sostegno illimitato a Netanyahu, riaffermando ancora una volta il diritto di Israele a difendersi, avallando così il Genocidio del popolo palestinese. Hanno anche offerto e consegnato equipaggiamenti, intelligence e sostegno politico a Israele nella guerra in corso.

Israele ha iniziato a intralciare Francia e Italia

In ragione del fatto che l’opinione pubblica mondiale si è rivolta contro Israele, il fallimento di Netanyahu nel raggiungere la “vittoria totale” a Gaza e del suo disperato tentativo di schiacciare Hezbollah in Libano, sia la Francia che l’Italia hanno iniziato a mettere in discussione il loro cieco sostegno. Per alcuni leader europei, Israele è diventato un peso e l’avventurismo militare di Netanyahu sta ora intaccando le loro stesse rivendicazioni geopolitiche in Medio Oriente.

L’affermazione di cui sopra dovrebbe spiegare l’appello di Macron del 6 ottobre a fermare le consegne di armi a Israele. La Francia continua a vedere il Libano come un “affare francese”, e un’invasione israeliana del Paese è una sfida diretta all’influenza francese. Meloni, d’altro canto, pur sostenendo pienamente il Genocidio di Gaza, ha trovato che l’attacco di Israele alla Forza delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) sia una linea rossa che non deve essere oltrepassata, a causa del fatto che, secondo l’Istituto Italiano per gli Studi Politici Internazionali (ISPI), l’Italia è “il più grande contributore europeo alle forze UNIFIL”.

Parlare di un cambiamento fondamentale nella posizione europea riguardo ai Crimini israeliani a Gaza e in Libano sarebbe, nella migliore delle ipotesi, prematuro e, nella peggiore, un’errore. Tuttavia, è in corso un cambiamento, guidato da Spagna, Irlanda, Norvegia, Belgio e altri, e, in una certa misura, avvertito anche a Parigi.

Se il lento cambiamento tra i sostenitori e i protettori occidentali di Israele diventerà un cambiamento permanente nella politica estera è una questione per la discussione futura. Per ora, anche le posizioni europee più avanzate non riescono a cambiare il corso della guerra. Solo le dinamiche della regione, la Resilienza e la Resistenza dei popoli palestinese e libanese sono in grado di sconfiggere la strategia di Netanyahu.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org