Come la Palestina è diventata una questione politica interna degli Stati Uniti

È tempo di costruire sulla solidarietà esistente tra tutti i gruppi americani che hanno votato contro il Genocidio nelle ultime elezioni americane.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 11 novembre 2024Gli elettori arabi e musulmani americani non hanno rimosso i democratici dall’incarico, né sono costati a Kamala Harris lo Studio Ovale. Le elezioni della scorsa settimana hanno semplicemente inviato un forte messaggio che la Palestina è importante, non solo per gli arabi e i musulmani, ma anche per molti altri americani.

Le persone che sono costate le elezioni ai Democratici sono stati gli stessi Democratici. La loro umiliante sconfitta del 5 novembre è stata dovuta in gran parte al loro innegabile ruolo nella Guerra israeliana e nel Genocidio a Gaza.

Peter Beinart lo ha espresso al meglio nel suo editoriale del 7 novembre sul New York Times, intitolato: “I Democratici hanno ignorato Gaza e hanno fatto crollare il loro partito”. Ha scritto: “Il massacro e la riduzione alla fame dei palestinesi da parte di Israele, finanziati dai contribuenti statunitensi e trasmessi in diretta sui social media, hanno innescato una delle più grandi ondate di attivismo progressista in una generazione”. Beinart ha correttamente indicato che il fulcro di questo attivismo erano “gli afroamericani e i giovani”.

Innegabilmente, per la prima volta nella storia delle elezioni statunitensi, la Palestina è diventata una questione politica interna americana, un incubo per coloro che si sono impegnati per mantenere la politica estera statunitense in Medio Oriente come un dominio esclusivamente israeliano.

Oltre agli elettori arabi, agli elettori neri e a quelli di altri gruppi minoritari che hanno dato priorità alla Palestina, anche molti americani bianchi la pensavano allo stesso modo. Questa affermazione è particolarmente importante, poiché suggerisce che gli elettori americani stanno sfidando il modello della politica identitaria e ora stanno riflettendo su lotte, valori e moralità comuni.

“I Democratici potrebbero non essere più in grado di contare sui giovani elettori per aumentare i consensi, poiché Harris sembra sulla buona strada per avere il più basso sostegno tra gli elettori di età compresa tra 18 e 29 anni in questo secolo”, ha osservato un rapporto del quotidiano britannico Independent. Conoscendo il sostegno relativamente forte per la Palestina tra i giovani americani, i politici statunitensi hanno molto di cui preoccuparsi da queste elezioni.

Sappiamo già che il sostegno per la Palestina è straordinariamente forte tra i giovani Democratici. Un sondaggio condotto da Gallup a marzo 2023 ha indicato che, per la prima volta, le loro “simpatie ora ricadono più sui palestinesi che sugli israeliani, il 49% contro il 38%”.

Ancora più sorprendentemente, l’intero elettorato Democratico degli Stati Uniti è più pro-Palestina che pro-Israele. Secondo un sondaggio condotto dal Centro di Ricerca Pew ad aprile, l’intera popolazione giovane americana è “più propensa a simpatizzare con il popolo palestinese che con quello israeliano”. Mentre un terzo degli adulti sotto i 30 anni simpatizzava “interamente o principalmente” con i palestinesi, solo il 14% simpatizzava con gli israeliani.

Questi numeri non sembravano avere importanza per i Democratici nella recente campagna elettorale, poiché continuavano a dare per scontati i voti dei giovani e dei gruppi minoritari. Hanno commesso un grave errore.

L’amministrazione Biden ha svolto un ruolo centrale nel finanziare e sostenere la Macchina da Guerra israeliana, facilitando così il Genocidio israeliano a Gaza. Milioni di americani hanno preso atto e hanno agito sul loro senso collettivo di rabbia per punire i Democratici per ciò che avevano fatto al popolo palestinese.

Secondo un rapporto preparato per il progetto Costi di Guerra dell’Università Brown, l’amministrazione Biden ha concesso a Israele l’incredibile cifra di almeno 17,9 miliardi di dollari (16,8 miliardi di euro) in aiuti militari nel primo anno di guerra. Inoltre, secondo un rapporto pubblicato il 4 ottobre dal quotidiano investigativo no-profit ProPublica, gli Stati Uniti hanno spedito più di 50.000 tonnellate di armamenti in Israele dal 7 ottobre 2023.

E solo poche ore dopo l’annuncio del risultato delle elezioni presidenziali statunitensi, il Ministero della Difesa israeliano ha firmato un accordo “per acquisire 25 aerei da combattimento F-15IA dal produttore statunitense Boeing per 5,2 miliardi di dollari (4,9 miliardi di euro), con un’opzione per ottenerne altri 25”, secondo Defense News. In altre parole, Biden rimane impenitente.

Biden, Harris e altri possono usare una logica distorta per giustificare il loro sostegno a Israele in qualsiasi modo desiderino. Tuttavia, non si può negare che questa amministrazione abbia svolto un ruolo di primo piano nel Genocidio israeliano a Gaza. I Democratici sono stati debitamente e meritatamente penalizzati dagli elettori americani.

Tuttavia, nonostante la comprensibile euforia tra molti sostenitori della Palestina negli Stati Uniti, non dobbiamo nutrire illusioni. Né il Presidente eletto Donald Trump né la sua cerchia di politici di destra saranno i salvatori della Palestina.

Dobbiamo ricordare che è stato il primo mandato di Trump ad aprire la strada alla completa emarginazione dei palestinesi. Lo ha fatto concedendo a Israele la sovranità su Gerusalemme Est, riconoscendo gli insediamenti illegali come legittimi, scatenando una guerra finanziaria contro i palestinesi e tentando di distruggere l’UNRWA, tra le altre azioni.

Se Trump torna alle sue vecchie politiche distruttive in Palestina, sicuramente inizierà un’altra guerra.

Ciò significa che il campo pro-Palestina, che è riuscito a convertire la solidarietà in un’azione politica decisiva, non deve aspettare che la nuova amministrazione statunitense adotti una linea politica più sensata sulla Palestina. A giudicare dalla storia del sostegno repubblicano a Israele, non ci si dovrebbe aspettare una tale sensibilità.

Quindi, è tempo di costruire sulla solidarietà esistente tra tutti i gruppi americani che hanno votato contro il Genocidio nelle ultime elezioni. Questa è l’occasione perfetta per tradurre i voti in azioni e pressioni sostenute, in modo che tutti nel governo degli Stati Uniti possano ascoltare e prestare attenzione ai cori assordanti di “cessate il fuoco ora” e “Palestina Libera”.

Questa volta, questi appelli sono supportati da solide prove che gli elettori americani possono destabilizzare l’intero modello politico.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org