Cucinare “patate finte” per mio figlio

Finché Dio non ci benedirà con la fine di questa guerra e il ritorno delle cose vere che ci sono mancate così tanto, continuerò a creare queste creazioni “finte” che portano un po’ di gioia nelle nostre vite.

Fonte: English version

di Nour Abu Dan 31 ottobre 2024

Immagine di copertina:  Un bambino palestinese che cerca di sopravvivere al genocidio di Gaza siede accanto al cibo appena distribuito a Deir al-Balah il 25 ottobre. Immagini APA di Omar Ashtawy / Polaris

Tutti noi conserviamo date speciali che rimangono impresse nella nostra memoria: il compleanno di una persona cara, una storia di successo o un anniversario di matrimonio. Una data indimenticabile per me, il 3 settembre 2024, segna il giorno in cui i miei figli, Abdul Kareem di 3 anni e Yumna di 5 anni, hanno visto le patate per la prima volta in oltre 11 mesi.

In questo giorno, un’organizzazione ha distribuito pacchi alimentari contenenti frutta e verdura a diverse famiglie mentre la malnutrizione e la fame estrema attanagliavano Gaza. Sfortunatamente, non eravamo tra i destinatari. Ma i nostri vicini, nonostante le dimensioni della famiglia numerosa e il contenuto limitato del pacco, hanno insistito per condividere con noi.

Il loro altruismo, soprattutto in circostanze così terribili, è stato uno dei migliori esempi di generosità a cui abbia mai assistito. Abbiamo ricevuto tre piccole patate, una testa d’aglio e due cipolle. Eravamo immensamente grati per questo piccolo tesoro.

Quando Abdul Kareem ha visto le patate, un tempo il suo cibo preferito, ha esitato a nominarle. Possibile che se ne fosse dimenticato? Poi mi ha chiesto con innocente curiosità: “Dove sono state queste patate? Come fanno a sparire e riapparire all’improvviso?” Non sapevo come rispondere alle sue domande, che riflettevano sia la sua innocenza sia la dura realtà che sta affrontando.

Abbiamo preparato il tanto atteso pasto di patate, razionando il cibo in modo che ogni persona ne ricevesse due piccoli pezzi per far sì che tutti ne mangiassero. Ho rinunciato alla mia porzione per mio figlio, ma, nonostante ciò, la quantità era troppo scarsa per lui. Ha iniziato a piangere, chiedendone ancora. Ho provato a comprare delle patate, solo per rimanere scioccata dal fatto che una singola patata ora costa circa 28 dollari, una spesa impossibile in questi tempi difficili.

Due giorni dopo, mentre navigavo sui social media, mi sono imbattuta in una pagina gestita da una giovane donna del nord di Gaza, che, come noi, sta sopportando la stessa carestia. Ha inventato ricette creative usando qualsiasi prodotto in scatola e ingredienti semplici disponibili.

Un video ha attirato la mia attenzione: una ricetta intitolata “Patate finte”. Ho riso al nome: come potevano le patate essere finte? Ma la curiosità ha avuto la meglio su di me e ho guardato.

La donna ha aperto una lattina di ceci, li ha mescolati con la farina e ha steso l’impasto. Poi ha tagliato l’impasto in pezzi simili a patate e li ha fritti.

Ho deciso subito di provare questa ricetta, pregando che piacesse ai miei figli.

Quando ho finito di preparare il cibo, il pasto sembrava sorprendentemente simile a delle vere patate. L’ho servito ai miei figli; la loro gioia era indescrivibile mentre divoravano il grande piatto di “patate”. Abdul Kareem mi ha guardato e ha chiesto: “È tutto per me?” Ho sorriso e ho detto: “Sì”.

Hanno mangiato di gusto e l’hanno apprezzato così tanto che sembravano aver dimenticato il sapore delle vere patate.

Dopo aver finito, ho promesso loro che avrei preparato delle “patate” per loro ogni giorno. Hanno riso e hanno chiesto: “Come farai a procurarti le patate ogni giorno?” I nostri figli, fin troppo presto nella vita, hanno imparato dure lezioni, lezioni che non avrebbero mai dovuto conoscere, come questa devastante carestia che stiamo vivendo.

Domani proverò la ricetta del “formaggio finto”. Finché Dio non ci benedirà con la fine di questa guerra e il ritorno delle cose vere che ci sono mancate così tanto, continuerò a creare queste creazioni “finte” che portano un po’ di gioia nelle nostre vite.

 

Nour Abu Dan è una scrittrice a Gaza.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org