L’amico Francesco Giordano scrive sulla sua pagina Facebook:
“La Turchia, l’Arabia Saudita, Israele, l’Egitto possono compiere ogni sorta di crimine verso i propri cittadini o verso altri popoli, ma vengono giustificati e coccolati dalle potenze occidentali. La sinistra, o quello che è rimasto della sinistra ha timore di dire chiaramente che i popoli hanno diritto alla resistenza, in ogni modo possibile. Che vergogna!”
Caro Francesco, apprezzo sempre quanto scrivi, però riprendendo la tua frase “La Turchia, l’Arabia Saudita, Israele, l’Egitto possono compiere ogni sorta di crimine verso i propri cittadini o verso altri popoli”, alla fine mi sembra mancante di una analisi sulle cause e/o responsabilità.
Come possiamo aspettarci qualcosa di diverso dalle “potenze” occidentali che fanno affari col massacratore Erdoğan, col re Salman dell’Arabia Saudita che condanna alla crocifissione il giovane Ali al-Nimr, con l’assassino Netanyahu e col golpista Al Sisi, se non un atteggiamento subalterno? Cosa possiamo aspettarci da “quello che è rimasto della sinistra” a livello internazionale se a livello nazionale lasciano distruggere Costituzione, scuola, servizi e lo stesso parlamento, da un piazzista che odia la democrazia?
Non è il caso di parlare qualche volta del nostro ruolo, partendo anche dalle nostre sconfitte, dalla nostra perdita di egemonia, del ritorno alle “pantofole” e alle serate davanti alla televisione, per capire meglio cosa sta avvenendo nell’area dell’attivismo?
Ultimamente sono andato a un dibattito pubblico: Presenti 4 relatori, un moderatore e 4 persone sedute in una sala che ne poteva contenere 100. Tutto si è svolto come se realmente fossimo stati in 100: Le bottiglie di acqua minerale sul tavolo dei relatori, i saluti al pubblico, la lunga ed estenuante relazione introduttiva, i ringraziamenti all’associazione ospitante, i singoli interventi, le domande e il foglio per raccogliere gli indirizzi e-mail anche se alla fine eravamo tutti amici o conoscenti.
A conclusione del “dibattito”, con una velocità degna delle migliori agenzie di pubblicità, le foto della serata erano già su Facebook, chiaramente non una riga sui contenuti politici, ma le facce dei quattro relatori seguite in tempo reale da decine di “Like” e commenti soprattutto da parte di chi si rammaricava di aver partecipato solo col “cuore” per impegni, distanza, ecc. In conclusione 2 mila invitati, 100 segnalano su FB la propria partecipazione, 4 presenti. Per chi ha seguito l’evento su Facebook, per la mancanza di critiche/riflessioni e giudicando dalle foto pubblicate, la serata potrebbe apparire estremamente positiva e da replicare senza nessun problema.
Qualche sera dopo un altro dibattito sulla scuola più o meno con gli stessi numeri. Non escludo che ci possano essere serate con un pubblico più numeroso ma difficilmente in grado di contaminare i quartieri delle nostre città e creare informazione/conflitto sociale sui grandi temi.
A questo punto la prima riflessione che mi viene da fare è sul comunicato zapatista “La Tormenta, la Sentinella e la Sindrome della Vedetta”
“… Noi vediamo che si continua a ricorrere agli stessi metodi di lotta. Si continua con i cortei, reali o virtuali, con elezioni, con sondaggi, con riunioni. E, in maniera concomitante, nascono e si sviluppano i nuovi parametri del “successo”, una specie di applausometro che, nel caso delle marce di protesta, è inverso: quanto più sono per bene (cioè, meno si protesta), maggiore è il loro successo. Nascono nuove organizzazioni, si abbozzano piani, strategie e tattiche, facendo vere e proprie manipolazioni dei concetti reali.
Come se anche il sistema fosse lo stesso e uguali le forme di sottomissione, di distruzione. O, per metterlo in termini della Sexta: le stesse forme di sfruttamento, repressione, discriminazione e saccheggio. Come se là in alto il Potere avesse mantenuto invariato il suo funzionamento. Come se l’idra non avesse rigenerato le sue molteplici teste.”
Il comportamento è sempre lo stesso e spesso prevedibile… proprio come se l’idra non avesse rigenerato le sue molteplici teste. Forse dovremmo fare qualche riflessione in più e non accontentarci di organizzare i rituali del passato facendoci rubare il tempo dal giocattolo che Mark Zuckerberg ci ha dato in comodato d’uso e che spesso soddisfa esclusivamente il proprio ego, sostituendo la partecipazione diretta col mouse e lasciando inalterati i rapporti di forza con “l’oppressore”.
Il WEB potrebbe essere una grande risorsa bidirezionale, distribuire risorse/informazioni e ricevere dalla rete contributi e collaborazioni, lo è raramente. Molti appelli da noi lanciati sul WEB sono rimasti inascoltati, diversi video di uno/due minuti sono rimasti da tradurre, diversi articoli sono stati archiviati solo in inglese per mancanza di traduttori, però sulla rete non mancano centinaia di attivisti che conoscono bene l’inglese e che spesso commentano in inglese sulla rete.
Sono molti gli attivisti che ci inondano di mail in lingua inglese ma poi non hanno il tempo per “donare” al nostro pubblico due/tre ore del loro tempo per tradurre un articolo che, nella versione italiana, aumenterebbe notevolmente la diffusione, obiettivo principale di chi “pretende” di informare.
Alla fine la cruda realtà è che, mentre da più parti si invoca l’Intifada in Palestina, noi non siamo riusciti ancora a creare una piccola intifada dell’informazione per tradurre in tempo reale direttamente dalle fonti e non limitarci alla sola condivisione dei documenti che girano in rete senza aggiungere nulla di nuovo all’informazione.
Da Gerusalemme siamo riusciti a produrre in tempo reale solo un video per mancanza di traduzioni dall’arabo.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=A2-Tyt7W6Ss]
(Ringrazio Carmela, Rossella, Romana, Marina, Chiara, Federica, che tra lavoro, impegni di famiglia, malattie e studio, donano parte del loro tempo per le nostre traduzioni)
La bidirezionali su WEB è il sogno della rete, però l’abitudine prevalente è quella dello spettatore, del lettore passivo anche se non si devono sottovalutare aspetti creativi e di grande dinamismo soprattutto nei forum.
Tu, caro Francesco, sai benissimo che faccio parte di Invictapalestina, non immagini le fatiche e le telefonate necessarie per poter realizzare una traduzione, per montare un video, per preparare un articolo. Chiaramente è una questione di priorità e nelle vite anche di molti attivisti la priorità non è “essere partigiano” ma essere visibile, autoreferenziale e questo atteggiamento è ostentato in tanti modi, differenziati per cultura, esperienze, ceto sociale.
Poi quando è tutto pronto, un articolo importante è stato tradotto o un video significativo montato e sottotitolato, sono necessarie altre fatiche per diffondere il lavoro fatto, spesso lo scontro è con i pregiudizi, col settarismo, con le aree di appartenenza e l’obiettivo, lo scopo, il nemico “comune” da combattere diventa secondario rispetto alle rispettive bandiere che si vogliono sventolare.
A Milano abbiamo ripreso la manifestazione del 19 settembre, il video non è stato diffuso neanche dalle associazioni organizzatrici dell’evento. Come Invictapalestina non abbiamo aderito alla manifestazione perché vogliamo dare priorità all’informazione e le nostre modalità, anche se chiaramente schierate, non vogliamo che siano influenzate dai dibattiti interni alle singole associazioni. E’ un peccato che i 4 minuti di ripresa siano stati visti solamente da 67 persone (compresi servizi segreti e infiltrati), il video che documenta l’attivismo diviso tra la piazza e la visita al contestato EXPO poteva essere momento di dibattito e superamento di vecchie divisioni, ma ognuno preferisce rimanere con le proprie certezze, la propria visione, col suo pubblico selezionato su Facebook.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=aqvz2ZhWlFg]
Ritornando al tuo post, anch’io urlo VERGOGNA, però non mi basta, senza nessuna illusione sulle “potenze occidentali” o ciò che è rimasto della sinistra, penso sia necessario fare affidamento sulle nostre forze, sulla nostra fantasia, soprattutto sulla nostra flessibilità per poter creare una rete di informazione in grado di coinvolgere tutto l’attivismo, almeno quello dell’area Palestina. L’ideale è la creazione di una rete delle reti, una grande rete riconosciuta ed autorevole in grado di ricevere, esaltare e diffondere i contenuti delle sotto reti specifiche collegate con i vari gruppi di attivismo. Invictapalestina qualche tentativo lo sta già facendo interagendo con altre associazioni presenti in rete.
I palestinesi ce lo chiedono, non vogliono consigli su come essere o da chi governati, ci chiedono di informare su questo grande carcere che è stato creato con l’occupazione, che va dalla Cisgiordania a Gaza e che è sorvegliato con tutte le tecnologie e le armi possibili dall’esercito israeliano, dai coloni, dagli infiltrati e, anche se a molti di noi costa fatica dirlo, dall’Autorità Palestinese.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=M2rkK62FBnI]
Le conclusioni le lascio agli zapatisti consigliando di visionare il nostro ultimo lavoro, fondamentale come sostegno italiano all’intifada palestinese perché spiega qual’è il cuore del problema, il nodo da sciogliere, la parola censurata. Lo fa in 90 secondi, in modo chiaro e inequivocabile. Invito anche a condividerlo, farlo girare nei nostri siti pensando alla Palestina e non solo alle divergente interne al movimento.
Solo un’ultima precisazione prima di dare la parola agli zapatisti. Qualcuno potrebbe fare accuse di pessimismo, potrebbe dire Invictapalestina va a gonfie vele, un bel gruppo di redattori, centinaia di articoli pubblicati sul Blog, oltre tremila “Like” sulla pagina Facebook, un canale YOUTUBE che sfiora le duecentomila visite con oltre 200 video prodotti. La risposta è semplice, non guardo all’orticello ben coltivato che potrebbe lusingare molti di noi, guardo la foresta e il difficile obiettivo che ci siamo dati, la potenza della Hasbara israeliana affiancata da centinaia di attivisti telematici uniti e aggressivi. Guardo alla nostra frammentazione e alla nostra incapacità di fare rete perché per molti attivisti o gruppi, i singoli amici sulle proprie pagine FB sono sufficienti per soddisfare le gratificazioni personali, impedendo così la creazione di una grande rete dove la propria identità potrebbe essere oscurata.
Conclusione.
“…Noi, zapatiste e zapatisti, guardiamo di sottecchi questi cambiamenti nella realtà. Prestiamo più attenzione, saliamo in cima alla ceiba per cercare di vedere più lontano, di vedere non quello che è accaduto, ma quello che accadrà. E quello che vediamo non è niente di buono.
Vediamo che sta arrivando qualcosa di terribile, di ancora più distruttivo se possibile.
Ma ancora una volta vediamo che quelli che pensano ed analizzano non dicono niente di questo. Continuano a ripetere le cose di 20 anni, 40 anni, un secolo fa. E vediamo che organizzazioni, gruppi, collettivi, persone, continuano a fare le stesse cose, presentano false opzioni escludenti, giudicando e condannando l’altro, il diverso.
Ed inoltre: ci disprezzano per quello che diciamo di vedere.”
Rosario Citriniti – Invictapalestina
fonte: http://www.yabasta.it/spip.php?article1991
Condivido la tua analisi e comunque serve molto il confronto.
Noi del Fronte Palestina non abbiamo mai pensato di dire ai palestinese cosa fare, noi sosteniamo apertamente una parte di loro. Crediamo che sostenere la sinistra palestinese sia una ricchezza per il popolo palestinese tutto. Ci mancherebbe che io, tu, noi pensiamo di suggerire ai palestinesi cosa fare. Quello che dico è che il popolo palestinese non è diverso da altri popoli, ci sono differenti opzioni dentro la Palestina. In breve: L’anp ne segue una, Hamas altra, la sinistra una propria.
Noi non facciamo finta di nulla e diciamo chiaramente che sosteniamo quella della sinistra.
Anche perchè comunque la solidarietà non è mai neutra.
Leggerò con più attenzione la tua interessante analisi.
Grazie
Francesco