Gaza: senza elettricità, le strutture di trattamento delle acque reflue non possono funzionare. Ogni giorno vengono pompate in mare circa 110 milioni di litri di acque reflue trattate male o parzialmente.
Copertina – Uomini ebrei ultraortodossi leggono la preghiera Tashlich davanti alla spiaggia nella città costiera israeliana di Netanya, 2012
luglio 2017
BETLEMME (Ma’an) – Le autorità israeliane mercoledì sono state costrette a chiudere le spiagge nel sud di Israele, dopo che liquami non trattati nella vicina Striscia di Gaza assediata hanno inquinato le acque circostanti del Mediterraneo, visto che la struttura di depurazione di Gaza è stata costretta a chiudere a causa della crisi di energia elettrica in atto nell’enclave costiera.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito che il ministero della Salute di Israele ha vietato i bagni nelle spiagge di Zikim e del Parco Nazionale di Ashkelon dopo che liquami sono stati rilevati nell’acqua.
Haaretz ha aggiunto che funzionari israeliani sospettano che le acque di scarico provengano probabilmente da Gaza dopo che la centrale di trattamento delle acque reflue del territorio è stata costretta a chiudere a causa di una paralizzante crisi energetica che ha prodotto le acque reflue spinte dalla corrente verso il lato israeliano del confine e inquinato le spiagge.
Non è chiaro quando le autorità israeliane abbiano in programma di riaprire le spiagge.
Anche Gisha, ONG israeliana la cui azione si concentra su Gaza, ha affermato che probabilmente le due spiagge sono state chiuse a causa dell’inquinamento proveniente dalle acque reflue non trattate di Gaza. “Questo deterioramento è un’altra conseguenza dell’attuale crisi elettrica a Gaza: senza elettricità, le strutture di trattamento delle acque reflue non possono funzionare. Ogni giorno vengono pompate in mare circa 110 milioni di litri di acque reflue trattate male o parzialmente”.
“L’inquinamento delle spiagge di Ashkelon è tutt’altro che sorprendente, visto che metà delle spiagge di Gaza sono state chiuse ai bagni per settimane, a causa dei pericolosi livelli di inquinamento”, continua la dichiarazione del gruppo. “Altre spiagge dovrebbero essere presto chiuse come risultato dell’incapacità di trattare le acque di scarico.
All’inizio del mese, rapporti hanno rivelato che le autorità israeliane stavano discutendo la possibilità di costruire una pipeline di depurazione per i quartieri nel nord dell’enclave costiera sotto assedio per evitare l’arrivo di liquami inquinanti sul lato israeliano del confine.
“Questo è un passo importante, ma insufficiente”, scrive Gisha nella dichiarazione. “La situazione richiede una soluzione globale, sostenibile e a lungo termine che fornisca ai residenti di Gaza l’ elettricità che serve per condurre una vita normale adeguata al ventunesimo secolo”.
La ONG ha insistito sul fatto che “Israele deve svolgere un ruolo attivo nel raggiungimento di tale soluzione, innanzitutto per la responsabilità di cui è debitore nei confronti degli abitanti di Gaza dopo 50 anni di controllo sulla Striscia; inoltre, perché è nel suo proprio interesse trovare una soluzione, come dimostrato dal recente inquinamento delle spiagge di Ashkelon”.
“Israele, l’Autorità palestinese, le autorità di fatto a Gaza, l’Egitto e la comunità internazionale devono collaborare per promuovere un avvenire sicuro e salutare per tutti i residenti di questa regione”.
A maggio, l’AP ha deciso di ridurre i finanziamenti per il combustibile israeliano verso l’enclave costiera e ha chiesto alle autorità israeliane di ridurre notevolmente la propria fornitura di elettricità a Gaza, che già stava annaspando per mancanza di un accesso adeguato a elettricità e carburante.
A seguito di accordi tra Hamas – leader di fatto a Gaza – e le autorità egiziane, l’Egitto ha importato nel territorio milioni di litri di carburante, evitando un completo crollo umanitario nell’enclave costiera quando Israele ha iniziato a ridurre gradualmente la sua fornitura di elettricità.
Tuttavia, i residenti di Gaza hanno ancora elettricità solo per poche ore al giorno, anche dopo le spedizioni di carburante egiziano.
L’AP nelle ultime settimane è stata al centro di una condanna diffusa per le sue politiche a Gaza volte a esercitare pressioni su Hamas perché ceda il controllo dell’enclave costiera assediata e consegni il territorio alla AP.
Tali politiche attuate dall’AP nelle ultime settimane, tra cui la presunta interruzione dei trasferimenti di pazienti di Gaza per ricevere cure mediche al di fuori del territorio – che hanno portato alla morte di 3 neonati che si aggiungono a quelle di altri 11 nei tre mesi precedenti – sono state condannate da Hamas, dalla comunità internazionale e da molti palestinesi.
Allo stesso tempo, i pazienti di Gaza sono stati costretti a richiedere permessi per uscire dal territorio per i trattamenti a causa della mancanza di medicine e attrezzature dopo che l’AP ha tagliato il suo finanziamento al settore sanitario nell’enclave assediata, che ha visto il solito budget mensile di 4 milioni di dollari del ministero della salute di Gaza precipitare a soli 500.000 dollari.
Gaza, che ha toccato il mese scorso il suo decimo anno sotto un blocco imposto da Israele, ha lottato per anni contro la scarsità energetica a causa di un limitato accesso di carburante e infrastrutture degradate.
L’Egitto, che confina con il sud di Gaza, ha sostenuto anche il blocco dopo il rovesciamento del presidente Abdel-Fattah al-Sisi del governo della Fratellanza Musulmana nel 2013, con conseguente chiusura del valico di Rafah ai palestinesi.
L’ONU ha avvertito che la Striscia di Gaza diventerà inabitabile per i residenti entro il 2020, puntando il dito sulla devastazione della guerra e un decennio di blocco di Israele.
Traduzione di Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
fonte:http://www.maannews.com/Content.aspx?ID=777970