Il New York Times lancia un nuovo messaggio: l’anti-sionismo è il discorso dell’odio.
James North e Philip Weiss 2 agosto 2017
Il New York Times lancia un nuovo messaggio: l’anti-sionismo è il discorso dell’odio. Questo è il messaggio dell’opinionista Bari Weiss espresso nell’articolo “Quando i progressisti abbracciano l’odio”, con riferimento all’attivista palestinese-americana Linda Sarsour.
Weiss rileva l’importanza di Sarsour a livello nazionale tra i progressisti come leader della marcia femminile dello scorso gennaio, definisce poi Sarsour una dispensatrice di “odio”. Il primo giudizio contro Sarsour? Antisionismo.
L’articolo continua con una collezione di tweets molti vecchi e collegamenti di Sarsour, inclusa la parentela col membro del congresso Keith Ellison che Weiss denigra: “Keith Ellison, uomo con una lunga storia di difesa e di collaborazione con gli antisemiti, e’ stato pure leader del Comitato Nazionale Democratico. Questo coincide in gran parte con quello che Haim Saban ha detto di Ellison l’anno scorso all’Istituto Brookings : “E’ chiaramente un antisemita, un individuo anti-israeliano”, nonostante finga di essere “più sionista di Herzl, Ben-Gurion e Begin messi insieme.”
E’ certo che l’attacco sfrontato e determinato di Bari Weiss a Sarsour avra’ un seguito nei prossimi giorni tra i progressisti. L’articolo porta anche un nuovo attacco ai libri di testo sui palestinesi e afferma che Sarsour è un’antisemita perché non appoggia la sottomissione del suo popolo, quello palestinese (come ha scritto ieri Donald Johnson).
Vorremmo fare due osservazioni sull’articolo.
Innanzitutto, Weiss (e Saban prima di lei) si sono occupati del sionismo. Il mainstream americano sta finalmente affrontando una discussione sul sionismo, era ora. Il sionismo è l’organismo religioso nazionalista che supporta lo stato ebraico in Israele; molti anziani ebrei americani sostengono questa visione (insieme ad alcuni cristiani); e l’ideologia deve essere affrontata ed esaminata attentamente.
- Gli ebrei sono davvero a rischio in Occidente? Allora, che ne è del grande successo degli ebrei in America come minoranza con diritti in una democrazia liberale?
- È necessario uno Stato ebraico per la sopravvivenza ebraica?
- Cosa succede quando questo Stato discrimina i suoi cittadini non ebrei e impone le stesse politiche di Jim Crow, o ancora peggio, nei territori occupati?
- Quali saranno le conseguenze di queste persecuzioni sul futuro ebraico?
- E – ricordiamo che è questo che si sta discutendo negli Stati Uniti – qual’è il ruolo richiesto alla maggiore superpotenza del mondo nel mantenere un regime così detestato da tanti suoi soggetti?
Quindi ringraziamo Bari Weiss per essere così sconvolta da Sarsour. Queste persone dovrebbero discutere di sionismo in forum ovunque nel mondo.
Il secondo punto è che Bari Weiss è una persona potente nei media mainstream e fa parte dello schieramento pro-Israele con una lunga storia di attacchi a palestinesi e ai loro amici. Ha dato la caccia a importanti intellettuali come Joseph Massad, Rashid Khalidi, Nadia Abu El Haj, Timothy Mitchell e Lila Abu-Lughod creando un archivio sul sito filoisraeliano Campus Watch. Questa redattrice promuove gli obiettivi dell’Hasbara e arriverà a definirvi portatori di “odio”. Bari Weiss spende molte energie in questa lotta e le ha usate per cercare di mantenere uniti sionisti liberali e sionisti di destra contro i cosiddetti anti-sionisti “che odiano” da isolare. Questa è anche la linea di famiglia: i suoi genitori hanno condotto missioni in Israele.
Non è l’unica ideologa filoisraeliana al New York Times. No, c’è un ricco pedigree. Ma che cosa fa pensare che una tale artista della diffamazione abbia un posto di rilievo nel quotidiano più importante del paese? Il Times ha grande simpatia per il sionismo, ha diversi giornalisti sionisti, quattro dei suoi giornalisti hanno figli arruolati nell’esercito israeliano e non ha nessun redattore anti-sionista, anche se ogni tanto pubblica un pezzo con questo punto di vista.
Eppure la battaglia si infiamma, sicuramente ci sono persone al Times che hanno sempre più dubbi sul sionismo. Potremmo persino aspettarci dei difensori di Linda Sarsour che scrivano sul giornale. Ecco Max Fisher, che scrive in sua difesa.
Non ho nessun dubbio sul fatto che la presenza di Sarsour alla Marcia delle donne sia stato un evento storico. É una donna palestinese per il Boicottaggio-Disinvestimento-Sanzioni (BDS) che NON non può essere oscurata a causa delle sue opinioni.
In passato la lobby filoisraeliana è riuscita a nuocere a figure simili nella scena liberale progressista : Andrew Young, Cynthia McKinney, Jimmy Carter e Keith Ellison, per citarne alcuni. Mentre Samantha Power e Chuck Hagel hanno raggiunto incarichi importanti solo dopo aver ricusato dichiarazioni precedenti di critica a Israele o alla sua lobby.
Il campo filoisraeliano non è riuscito a marginalizzare Sarsour e sa quanto sia importante questo fallimento; ora si danno da fare per rafforzare una linea rossa.
Fonte: http://mondoweiss.net/2017/08/ensconced-advocate-sarsour/?utm_campaign=trueanthem&utm_content=5985585204d3013b2449fb21&utm_medium=social&utm_source=facebook