di Maria Elena Delia
Tre anni fa scrivevo queste poche inutili righe, che avrei potuto aver scritto questa mattina e che sarebbero state comunque attuali. Fatta eccezione per il fatto che a tre anni di distanza, di Simone saremo in pochi a ricordarci.
“Oggi, 13 agosto, ci ritroveremo ad ascoltare frasi di circostanza pronunciate dai rappresentanti delle nostre istituzioni per la morte di Simone Camilli, un fotoreporter italiano rimasto ucciso insieme a 5 palestinesi durante un’operazione di disinnesco di una bomba israeliana inesplosa a Gaza.
Ci teniamo, pertanto, proprio oggi, a ricordare che il nostro paese, tra quelli dell’Unione Europea, è il primo fornitore di sistemi militari allo stato israeliano, con un volume di vendite che da solo è pari a quello di Francia, Germania e Regno Unito messi insieme (dati dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa).
La bomba che ha ucciso Simone, quella bomba che a Gaza ci era arrivata lanciata da un velivolo israeliano affinchè esplodesse e uccidesse altri palestinesi, quella bomba molto probabilmente è stata prodotta in casa nostra.”
Il mio cuore piange. Senza più speranze di pace in questo mondo governato da gente senza scrupoli.