Potrebbe Trump aspettarsi un altro caloroso benvenuto e la tradizionale danza della spada a Riyad? I sauditi avrebbero scelto di comprare tutti quei miliardi di armi dagli Stati Uniti se consegnasse Gerusalemme agli israeliani? Ho dei dubbi.
di Robert Fisk, 5 dicembre 2017
In mezzo a tre catastrofiche guerre in Medio Oriente, sarebbe difficile immaginare qualcosa di più provocante, pericoloso – o semplicemente folle – per gli americani dello spostare la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Eppure è proprio quello che questa settimana Donald Trump pensa di fare. In un certo senso, ce lo dovremmo aspettare: i presidenti pazzi fanno cose pazze.
Ma non c’è nessuno alla Casa Bianca in grado di frenarlo? Nemmeno Jared Kushner, che si suppone sia il braccio di Trump in Medio Oriente? O Kushner è troppo implicato nel suo ultimo scandalo, appena rivelato da Newsweek, per avere omesso di rivelare la sua co-direzione di una fondazione che finanzia colonie ebraiche illegali in Cisgiordania quando quest’anno ha depositato documenti finanziari all’Office of Government Ethics, per osare di farsi sentire?
Perché non è che l’ambasciata stessa sia solo una mossa simbolica. Significa che gli Stati Uniti riconosceranno che la città di Gerusalemme, sacra per musulmani, ebrei e cristiani, è la capitale dello stato di Israele e che i palestinesi non potranno mai condividerla. Lo sciatto “processo di pace” – abbandonato dagli israeliani, poi dai palestinesi e poi dagli americani anni fa, anche se “uomini di stato” ne parlano ancora nel mondo dei sogni in cui vivono – non esisterebbe più nemmeno nella nostra immaginazione.
Ecco perché tutti, da Macron a Erdogan, dai sauditi all’UE e, naturalmente, i poveri vecchi palestinesi, hanno criticato e condannato in vari modi la potenziale decisione di Trump. Se non firma la vecchia rinuncia – che deve essere rinnovata ogni sei mesi – alla legge degli Stati Uniti di spostare l’ambasciata, in effetti, cito la leadership palestinese, rischierà un conflitto “etnico”.
Non ci sono abbastanza guerre in Medio Oriente da tenere occupata anche la folle Casa Bianca? Trump ha da tempo preso le parti dei sunniti nel conflitto tra sunniti e sciiti – ma ora rischia di alzare la tensione e far infuriare entrambi. Tutti gli arabi sanno – e molti israeliani sono d’accordo – che il presidente Trump è pazzo. Ma le conseguenze di qualsiasi trasferimento dell’ambasciata – o accettazione da parte di Trump che Gerusalemme sia davvero la capitale di Israele – saranno enormi. Dirà agli arabi, sia musulmani che cristiani, che la loro seconda città più santa appartiene agli ebrei di Israele e non a loro. Dirà agli iraniani lo stesso. Significherà lo stesso per tutti i paesi musulmani del mondo.
Trump potrebbe aspettarsi un altro caloroso benvenuto e la tradizionale danza della spada a Riyad? I sauditi avrebbero scelto di comprare tutti quei miliardi di armi dagli Stati Uniti se consegnasse Gerusalemme agli israeliani? I musulmani generalmente credono che il Profeta, nato in Arabia, sia asceso al cielo da Gerusalemme.
In Occidente, darà un ulteriore strappo alle relazioni tra Washington e Unione Europea, danneggerà le relazioni Canada-Stati Uniti – perché Ottawa sicuramente non seguirà la mossa di Washington – e l’UE, che crede ancora con affetto nel famoso “processo di pace”, certamente non risponderà spostando le proprie ambasciate a Gerusalemme. Ci sono, ovviamente, i consolati europei a Gerusalemme – ma per coprire Gerusalemme Est e la Cisgiordania, non Israele.
Bibi Netanyahu e il suo straordinario governo israeliano di destra saranno certamente felici perché si scatenerà una nuova e molto più grande espansione delle colonie ebraiche – che ancora stranamente chiamiamo “insediamenti” – in terra araba, aggravando ulteriormente i palestinesi. Gli israeliani hanno rubato terre ai loro proprietari legali arabi per anni, ma il presidente Trump toglierebbe loro anche la speranza di una capitale a Gerusalemme Est.
E come reagirebbero i palestinesi dei campi profughi in Libano? Non c’è quasi casa palestinese senza una foto della moschea Al-Aqsa sul muro. Come risponderà Hezbollah? Possono semplicemente accontentarsi della retorica – o sentiranno il bisogno di sparare alcuni missili sul confine israelo-libanese per esprimere la loro furia?
E i russi, il più grande alleato della Siria – dove Bashar al-Assad sicuramente dichiarerebbe il suo regime portabandiera in una nuova battaglia per una “Gerusalemme liberata” – difficilmente lasceranno passare un simile momento senza prendere le parti degli arabi. E vendendo loro le navi da guerra, gli aerei da combattimento e i missili che hanno finora acquistato dagli americani.
Un sogno israeliano potrebbe avverarsi se Trump annuncia Gerusalemme come capitale di Israele. Ma così sarà un incubo arabo. Almeno, fintanto che Gerusalemme rimaneva oggetto di negoziati israelo-palestinesi, gli arabi della Cisgiordania potevano ancora credere nella vaga speranza di condividere la città. Ma se Trump procede, l’America non potrà mai mettere sul tavolo un altro “processo di pace”, anche immaginario. “Un errore colossale” sarà il minimo che il mondo dirà degli Stati Uniti se Trump non firmerà la rinuncia.
Traduzione di Simonetta Lambertini – invictapalestina