Jeremy Corbyn il politico che non si inginocchia e per questo motivo non piace a israele.
26 marzo 2018 – Jonathan Cook
Dopo una breve tregua seguita all’inatteso successo di Jeremy Corbyn nelle elezioni generali in Gran Bretagna l’anno scorso, quando ha perso solo di poco il voto popolare, la maggior parte dei parlamentari del partito laburista sono tornati alla carica, decisi a farlo cadere. E, ancora una volta, con al seguito i mezzi d’informazione aziendali aggressivamente mobilitati. La settimana scorsa Corbyn era una spia sovietica. Questa settimana ci troviamo in un territorio più familiare, anche se ha una nuova svolta: Corbyn non è solo un amico degli antisemiti ma, a quanto pare, si mette in giro che lui stesso lo sia segretamente.
In breve, i Blairiani nel partito stanno intensificando la loro strategia. L’agenda di Corbyn per la giustizia sociale, il suo ripudio delle guerre di aggressione neoconservatrici mascherate da “umanitarismo” – ingrassando le casse delle élite militari-industriali occidentali – è una vera minaccia per coloro che dirigono le nostre società nell’ombra.
Questa volta il coltello scelto dai Labour per pugnalarlo alle spalle è un murale rimosso da East London nel 2012. A quel tempo, prima di diventare leader laburista, Corbyn espresse il proprio sostegno su Facebook all’artista, Kalen Ockerman, noto come Mear One. Corbyn osservò che un famoso murale anticapitalista dell’artista messicano di sinistra, Diego Rivera, era stato analogamente rimosso nel 1934 dal Rockefeller Center di Manhattan.
È interessante notare che il problema del sostegno di Corbyn al murale – o per lo meno all’artista – è divampato inizalmente alla fine del 2015, quando il Jewish Chronicle diffuse il suo post su Facebook. Se guardiamo alla copertura mediatica, all’epoca due cose erano notevolmente diverse.
Innanzitutto, in quell’occasione, nessuno a parte il Jewish Chronicle sembrò mostrare molto interesse alla questione. Il suo “scoop” non è stato seguito dal resto dei mezzi d’informazione. Quello che ora è apparentemente uno scandalo importante, che solleva dubbi sull’idoneità di Corbyn a essere il leader del Labour, è stato un non-problema due anni fa, quando per la prima volta se ne è avuta conoscenza.
In secondo luogo, il Jewish Chronicle, solitamente così pronto ad allarmarsi al più piccolo segno di antisemitismo, nel 2015 non era del tutto convinto che il murale fosse antisemita. In realtà, suggeriva solo che il murale potesse avere “venature antisemiti” – e attribuiva persino quella pretesa ai critici di Corbyn.
E invece di affermare, come fanno ora tutti i nezzi d’informazione aziendali, che il murale raffigurava una cabala di banchieri ebrei, il Chronicle descriveva la scena come “un gruppo di uomini d’affari e banchieri seduti attorno a un tabellone in stile Monopoli e contando soldi”. Al contrario, il Guardian ha abbandonato ieri le usuali consuetudini del fare cronaca per dichiarare esplicitamente nelle sue pagine delle notizie – anziché i quelle dei commenti – che il murale era “evidentemente antisemita”.
Non sia mai che qualcuno ora ci stia a sentire, ma l’artista stesso, Kalen Ockerman, ha detto che il gruppo nel suo murale comprendeva figure storiche strettamente legate al settore bancario. Il suo murale, dice , parlava di “classe e privilegio”, e le figure raffigurate includevano sia “ebrei che anglosassoni bianchi”. Il fatto che abbia incluso banchieri famosi come i Rothschild (ebrei) e i Rockefeller (non ebrei) non sembra, a prima vista, confermare l’antisemitismo. Sono semplicemente le più note dinastie bancarie che la maggior parte delle persone, me compreso, potrebbe citare. Queste famiglie sono quanto di più strettamente identificabile col capitalismo.
C’è una discussione sulle responsabilità degli artisti – anche degli artisti di strada – di stare attenti nelle loro rappresentazioni visive. Ma il messaggio di Ockerman non era sottile o sfumato. Stava descrivendo la guerra di classe, la guerra che la classe capitalista fa ogni giorno ai deboli e ai poveri. Se il messaggio di Ockerman è provocatorio, lo è molto meno della realtà di come le nostre società sono state costruite sulle spalle e sulle sofferenze della maggioranza.
Corbyn si è inchinato ai suoi critici – un mix di Blairiani all’interno del suo partito e di sostenitori di Israele – e si è scusato per aver offerto sostegno ad Ockerman, proprio come ha ceduto alla pressione ogni volta che la carta dell’antisemitismo è stata giocata contro di lui.
Potrebbe sembrare una politica saggia o sicura per i suoi consiglieri. Ma questi critici hanno solo due possibili esiti che li soddisferanno. O Corbyn sarà tormentato dalla leadership del partito, o sarà costretto a diluire la sua piattaforma fino a renderla irrilevante – diventando solo un altro politico compromesso che si occupa degli interessi dell’1 per cento.
Gli squali che girano intorno a lui non ignoreranno l’odore delle sue ferite sanguinanti; che anzi scateneranno la loro frenesia alimentare. Per quanto ciò sia difficile da fare, quando le élite vogliono così chiaramente distruggerlo, Corbyn deve ritrovare la sua spina dorsale e restare saldo.
AGGIORNAMENTO:
Questo articolo del quotidiano liberale israeliano Haaretz del loro anziano columnnist Anshel Pfeffer riassume molti dei sofismi (intenzionali o meno) sottolineando la conflittualità delle critiche di sinistra del neoliberismo e del globalismo con l’ultranazionalismo e l’antisemitismo di destra.
Pfeffer scrive :
Le teorie del complotto di banchieri globalisti che utilizzano i media mainstream e i politici neoliberali corrotti per servire i loro sinistri scopi egoistici, anziché che quelli della gente comune, sono identiche sia che vengano dalla sinistra che dalla destra.
E da ambo le parti, la maggior parte dei teorici non ammetterà mai di essere antisemita. Sono solo “anti-razzisti” o “anti-imperialisti” se a sinistra, o “filo-Israele” se a destra. E la maggior parte di loro crede davvero di non avere nulla contro gli ebrei, anche se ripetono a pappagallo temi presi direttamente dai Protocolli [degli Anziani di Sion].
Notare qui il problema. Se sei una sinistra radicale che crede, come hanno fatto generazioni di sinistra prima di te, che le élite militari, politiche, dei media e finanziarie operino nell’ombra per promuovere i loro interessi, per condurre una guerra di classe, allora non solo sei un teorico della cospirazione secondo Pfeffer, ma sei anche per definizione antisemita. Se credi che un establishment o uno Stato profondo esista per far avanzare i suoi interessi contro la grande maggioranza, devi odiare gli ebrei.
Raramente la logica dei critici di Corbyn è stata espressa in modo così esplicito e così insensato come l’ha fatto qui Pfeffer. Ma fate attenzione, è questa la logica dei suoi critici.
Trad. Raffaele Simonetti – Invictapalestina.org
Fonte: https://www.jonathan-cook.net/blog/2018-03-26/the-sharks-circling-around-corbyn-scent-blood/