Altre attiviste per i diritti delle donne rimangono detenute nelle prigioni saudite
Fonte: English Version
Nadda Osman – 10 febbraio 2021
Immagine di copertina: le attiviste per i diritti delle donne ancora dietro le sbarre in Arabia Saudita (Illustrazione di Mohamad Elasaar / MEE)
Dopo più di 1.000 giorni di detenzione, l’attivista per i diritti delle donne saudite Loujain al-Hathloul è stata rilasciata mercoledì in libertà vigilata, come riferisce sua sorella.
Loujain is at home !!!!!!
تم الافراج عن لجين pic.twitter.com/fqug9VK6Mj— Lina Alhathloul لينا الهذلول (@LinaAlhathloul) 10 febbraio 2021
Hathloul era stata arrestata nel maggio 2018 negli Emirati Arabi Uniti (EAU) ed estradata in Arabia Saudita, dove venne processata applicando una legge contro il terrorismo formulata in modo approssimativo e spesso utilizzata per perseguire gli attivisti.
Un’eminente difensore dei diritti delle donne che ha guidato la campagna per la libertà delle donne di guidare, Hathloul è diventata rapidamente un’icona internazionale che simboleggia la repressione delle libertà in Arabia Saudita, con organizzazioni per i diritti umani che hanno lanciato campagne per chiedere il suo rilascio.
La notizia del rilascio di Hathloul in libertà vigilata è stata ampiamente celebrata online, tuttavia molte attiviste per i diritti delle donne languono ancora dietro le sbarre.
Come Hathloul, molte sono state arrestate nel periodo in cui l’Arabia Saudita revocò il divieto alle donne di guidare, il 24 giugno 2018.
Human Rights Watch ha criticato le autorità saudite per aver continuato a reprimere i dissidenti, inclusi attivisti per i diritti umani e religiosi indipendenti.
“Nonostante le importanti riforme dei diritti delle donne negli ultimi anni, compresa la fine delle restrizioni di viaggio, le donne saudite devono ancora ottenere l’approvazione di un tutore maschio per sposarsi, lasciare la prigione o ottenere assistenza sanitaria”, ha scritto il gruppo. “Le donne continuano a subire discriminazioni in relazione a matrimonio, famiglia, divorzio e decisioni relative ai bambini, inclusa la custodia dei figli. ”
MEE dà uno sguardo ad alcune di coloro che ad oggi sono ancora dietro le sbarre.
Nouf Abdulaziz
Poco dopo la notizia del rilascio di Hathloul, è stato comunicato che mercoledì anche Nouf Abdulaziz ha lasciato la prigione.
Anche Abdulaziz, una blogger, fu arrestata durante la repressione del 2018 contro le attiviste per i diritti delle donne , il 6 giugno di quell’anno.
Scriveva regolarmente sui diritti delle donne, sulla necessità di riforme e sul destino delle attiviste incarcerate.
Secondo le autorità saudite i suoi articoli, apparsi sul suo blog personale e sul sito femminista saudita “Noon al-Arabyiah”, trattavano “questioni delicate”.
Yahya Assiri, la fondatrice di Al-Qst, organizzazione per i diritti umani che si concentra sull’Arabia Saudita, ha detto al Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) che a seguito delle pressioni dei funzionari nel 2019 Abdulaziz fu costretta a smettere di scrivere i suoi articoli.
Secondo la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), Abdulaziz è stata arrestata nella sua casa di Riyadh con un raid della polizia e da allora è tenuta in isolamento.
Al-Qst ha riferito che il 18 luglio 2019 Abdulaziz è stata condannata con accuse relative ai suoi post sui suoi social media. Nel giugno 2019, l’organizzazione aveva anche riferito che la sua salute era peggiorata dopo che era stata presumibilmente torturata, incluso l’essere stata picchiata con una pesante corda.
L’organizzazione ha anche affermato che Abdulaziz è apparsa l’ultima volta di fronte a un tribunale penale a Riyadh il 25 novembre.
Hana al-Khamri, un’amica di Abdulaziz, pubblicò una sua lettera poco dopo il suo arresto.
Nella lettera, Abdulaziz chiede perché sia considerata una criminale nel suo paese d’origine.
“ Sono sempre stata una brava cittadina che amava il suo paese e ne desiderava il meglio, una figlia amorevole, una studentessa laboriosa e una lavoratrice devota, che non ha mai umiliato, odiato o invidiato nessuno”, scriveva.
“Prendete la mia vita, il tempo, la salute, prendete tutto ciò che possiedo se è a beneficio del mio paese, prendete il mio presente, il futuro e tutto ciò che amo se questo vi soddisfa e se è per il bene della nostra gente, ma non mi togliete il diritto alla vita, alla libertà e alla dignità.
“Non portatemi via tutto ciò per cui ho sognato e ho lottato solo per essere un capro espiatorio a beneficio di altri.”
Secondo Reporter Senza Frontiere, nel 2016 la famiglia di Abdulaziz aveva ricevuto avvertimenti dal ministero degli Interni, con i quali si dichiarava che la stavano tenendo sotto controllo.
Eman al-Nafjan
La blogger, autrice ed editorialista Eman al-Nafjan, che dibatteva regolarmente di femminismo nella società saudita e che collaborava con articoli di opinione con la CNN, il Guardian and Foreign Policy, è stata arrestata nel maggio 2018.
Nafjan aveva aperto un blog nel 2018, in cui parlava delle sue opinioni sulla campagna per consentire alle donne di guidare, nonché su altre questioni relative ai diritti delle donne,alle leggi saudite contro il terrorismo e agli attivisti per i diritti umani.
Madre di tre figli e assistente di linguistica presso l’Università di Riyadh, parlava regolarmente dei problemi delle donne nel regno e incoraggiava i suoi studenti a discutere apertamente di tali questioni.
“In nessuna parte del mondo credo che le differenze di genere siano così sentite come in Arabia Saudita”- Eman al-Nafjan, attivista
In un articolo pubblicato nel 2012 sul Guardian, scriveva: ” In nessuna parte del mondo credo che le differenze di genere siano così sentite come in Arabia Saudita”.
In un altro articolo pubblicato nel 2012, sottolineava che mentre molte atlete avrebbero partecipato alle Olimpiadi di Londra, le donne saudite erano ancora bandite dallo sport.
Secondo il Gulf Center for Human Rights, Nafjan guidò pubblicamente un’auto nel 2013, in barba alla legge dell’epoca, sfida per la quale fu successivamente minacciata e interrogata.
La blogger e attivista saudita Omaima al-Najjar, studentessa di Nafjan, ha scritto della sua lotta senza paura e della sua campagna per i diritti delle donne in Arabia Saudita.
“Mi ha subito colpito come una donna progressista con opinioni forti, che si preoccupava dei diritti delle donne e non esitava a dichiararlo pubblicamente … Eman ci ha insegnato il valore della libertà di parola e della tolleranza, insistendo sul fatto che tutti noi – conservatori o liberali – dovevamo poter esprimere le nostre opinioni apertamente “, ha scritto.
Secondo il CPJ, alla fine del 2018, le autorità saudite non avevano pubblicamente mosso alcuna accusa contro Nafjan. Nel marzo 2019, Human Rights Watch riferì che i pubblici ministeri non avevano specificato le accuse contro di lei. Da allora non ci sono stati aggiornamenti sul suo caso.
Human Rights Watch ha dichiarato che potrebbe essere accusata di minare la sicurezza e la stabilità dello Stato, nonché di aver avuto contatti sospetti con parti straniere,accuse che potrebbero portare a una pena fino a 20 anni di carcere.
Samar Badawi
Samar Badawi, la sorella del blogger saudita Raif Badawi, imprigionato anch’esso, è stata arrestata il 30 luglio 2018.
Badawi era nota per il suo lavoro in difesa dei diritti umani ed è stata tra le prime a intentare una causa chiedendo che le donne potessero votare e a presentarsi come candidata alle elezioni municipali nel 2011.
Badawi ha spesso promosso campagne per la fine del divieto di circolazione delle donne e delle leggi sulla tutela da parte degli uomini, in quanto riteneva che limitassero le libertà delle donne.
Secondo Al-Qst, Badawi fu arrestata nella sua casa con un raid della polizia ed è attualmente detenuta nella prigione centrale di Dhahban a Jeddah. Ha anche affermato che durante la detenzione Badawi e altre attiviste sono state sottoposte a “torture gravi e brutali e a molestie sessuali”.
Il 19 febbraio 2020, Badawi è stata convocata per una udienza segreta presso il tribunale penale, udienza alla quale gli osservatori internazionali non hanno potuto partecipare. Secondo la BBC, Badawi è comparsa in tribunale anche nel novembre dello stesso anno. Tuttavia, da allora nessuna informazione sulle accuse mossele è stata resa pubblica.
Nassima al-Sadah
L’attivista Nassima al-Sadah ha sostenuto una campagna per i diritti civili e politici, i diritti delle donne, nonché i diritti della minoranza musulmana sciita nel Paese.
Nel 2016, mise in dubbio le leggi sulla tutela, che secondo lei non avevano senso. “Perché un ragazzo minorenne dovrebbe essere il tutore di una donna adulta?
“Perché non c’è un’età in cui una donna diventa adulta, responsabile delle sue decisioni e della sua vita? Perché dovrebbe essere un uomo,il responsabile della sua vita?” scrisse.
Sadah fu arrestata il 31 luglio 2018 e da allora è stata tenuta in isolamento , mentre per mesi le venne proibito di vedere i suoi figli o il suo avvocato.
‘Perché un ragazzo minorenne dovrebbe essere il tutore di una donna adulta?’ – Nassima al-Sadah, attivista
Dal suo arresto è apparsa in tribunale due volte. La terza udienza, che doveva tenersi nel marzo 2020, è stata annullata a causa dello scoppio della pandemia Covid-19. La BBC ha riferito che è comparsa in tribunale a novembre, ma nessun dettaglio sul suo caso è stato reso pubblico.
Una fonte vicina alla famiglia di Sadah ha detto a “Vice” che si batteva per la parità di diritti per le donne, nonostante fosse consapevole dei pericoli che avrebbe dovuto affrontare.
“In sostanza, questo spirito di lotta è ciò che la rende ciò che è. Non credo che possa essere definita al di fuori di questo “, ha detto la fonte.
Secondo il rapporto, prima del suo arresto Sadah aveva ricevuto molte minacce su Twitter per il suo attivismo.
Mayaa al-Zahrani
Mayaa al-Zahrani venne arrestata il 10 giugno 2018 dopo aver espresso sostegno online a Nouf Abdulaziz.
Zahrani aveva condiviso un articolo scritto da Abdulaziz, in cui quest’ultima si offriva volontaria per mettere le persone in contatto con avvocati e organizzazioni per i diritti umani.
Secondo la FIDH, Zahrani è stata condannata a cinque anni e otto mesi dal tribunale penale speciale dell’Arabia Saudita il 28 dicembre 2020, in relazione alla sua difesa dei diritti e dell’attivismo delle donne.
Il gruppo per i diritti ha aggiunto che il tribunale ha sospeso due anni e 10 mesi della pena, il che significa che dovrebbe essere rilasciata all’inizio del 2021. Tuttavia, il rilascio parziale arriverà con un periodo di prova di tre anni e con un divieto di viaggiare per cinque anni.
“Queste sentenze mirano senza dubbio a punirle per il loro attivismo a favore della promozione dei diritti delle donne, compreso il diritto delle donne alla guida, concesso dal principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, poche settimane dopo il loro arresto.” ha dichiarato il gruppo per i diritti sul suo sito web.
Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”-Invictapalestina.org