Foglie di gelso, viaggi e reportage

La sua lettura mi è costata qualche notte insonne, ma, vi assicuro, ne è valsa decisamente la pena.
Aniello Andreotti –  20 febbraio 2021

Se, come me, avete l’abitudine di leggere a letto di sera, questo libro non è assolutamente indicato. E già, perché la lettura di queste storie, rapportate alla situazione politica, all’indifferenza – se non all’inimicizia – della comunità internazionale, fa montare una rabbia da togliere il sonno.
Allora inizi a pensare che, stante la totale inerzia nei confronti di questo popolo che subisce ogni forma di discriminazione e violenza, forse c’è qualcosa da capire e conoscere meglio, nonostante ti occupi della questione dai tempi del liceo. Desideri ardentemente che qualcosa ti possa essere sfuggita, che non può essere possibile questo appoggio da parte del democratico e civile occidente all’oppressore anziché all’oppresso.
Ecco allora che continui a studiare, a leggere documenti storici, a ricercare più approfonditamente, e ti rendi conto che la posizione dell’occidente è consapevole, ma lontano anni luce dalla giustizia.
Poi la rabbia inizia a scemare: ti chiedi come possa essere possibile che i protagonisti di questa colossale, ingiusta, indifferenza possano generare una scrittura così delicata, atmosfere così tenere, legami tanto profondi. Non vi è traccia di odio, di inimicizia, ma solo voglia di raccontare, di far conoscere, di scongiurare l’oblio, la cancellazione sistematica, vigliacca di una civiltà fastidiosa all’invasore.
Ma il racconto di per sé è memoria, è tempo presente, è addirittura “creazione” del tempo, come ci ha insegnato Ricoeur. Allora ti rendi conto che la forza di chi racconta è superiore alle armi, ai mezzi supertecnologici, alle falsità storiche.
Insomma questo libro è uno strumento culturale quasi perfetto: ti stimola la voglia di approfondire, ti trasmette la cordialità e l’affetto di una famiglia che racchiude tutto un popolo. È esattamente quello che deve fare un’opera culturale. La sua lettura mi è costata qualche notte insonne, ma, vi assicuro, ne è valsa decisamente la pena.