Israele: come una triade di casi giudiziari potrebbe consolidare i 12 anni di regno di Re Bibi

Tre distinti casi giudiziari si sono intrecciati in Israele per fornire a Netanyahu la copertura di cui ha bisogno per mantenere il potere in mezzo a un flusso infinito di controversie.

Fonte: English Version

Miko Peled – 16 febbraio 2021

Foto di copertina: Manifestanti israeliani brandiscono cartelli durante una manifestazione contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme, 26 dicembre 2020. In ebraico si legge: “Mafioso”. Sebastian Scheiner | AP

Tre questioni giudiziarie sono state recentemente sui titoli dei giornali israeliani, tutte di natura molto seria e tutte atte ad agevolare il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu nelle prossime elezioni israeliane

La prima è l’udienza in tribunale del Primo Ministro incriminato all’inizio di febbraio in merito al suo caso di corruzione in corso.  La seconda è che il procuratore presso la Corte Penale Internazionale ha annunciato che i territori occupati da Israele nel 1967 sono sotto la sua giurisdizione, il che significa che molti israeliani potrebbero essere oggetto di indagini sui crimini di guerra. La terza è una sentenza del tribunale israeliano del gennaio 2021 che vieta il film del 2003 “Jenin, Jenin”, realizzato dall’attore e regista palestinese Mohammad Bakri. Il film documenta le atrocità commesse dalle forze dell’IDF nel campo profughi di Jenin nella primavera del 2002. È probabile che tutti e tre suscitino serie preoccupazioni tra i più alti ranghi del governo israeliano.

Tuttavia, anche se questi casi giudiziari incombono su di lui, sul suo governo e sull’esercito israeliano, e con le elezioni nazionali che si avvicinano rapidamente, per Netanyahu queste crisi rappresentano un’opportunità. Adottando il linguaggio del PlayBook (manuale delle strategie) di Trump, Netanyahu può trasformare ogni accusa di corruzione in un attacco da parte dei liberali, qualsiasi accusa di crimini di guerra, o persino di cattiva condotta da parte delle forze israeliane, in un attacco a tutti gli ebrei da parte delle forze antisemite. Solo nell’Israele di Netanyahu tanti problemi possono essere una benedizione.

Infatti, Netanyahu e i suoi sostenitori sostengono che le accuse di corruzione contro di lui rappresentano la persecuzione del Primo Ministro da parte della stampa liberale e di un sistema giudiziario di parte. Sta guidando la carica per attaccare la Corte Penale Internazionale e ha già dichiarato che la sua decisione non è altro che l’antisemitismo che si ripresenta. Quanto a “Jenin, Jenin”, in Israele è stato unanimemente condannato e bollato come diffamatorio e totalmente falso.

Quando sei Benjamin Netanyahu, il miglior giocatore di carte nel casinò della politica israeliana, quando sei quello che sa come battere tutti gli altri giocatori, grazie a decenni di esperienza, non c’è niente di meglio di una bella crisi. Aiuta a  compattare le persone intorno a te. In effetti, affrontare le crisi è ciò che Netanyahu sa fare meglio.

Messa in atto d’accusa? Nessun problema!

Secondo il Times of Israel, poiché il caso di corruzione di Netanyahu è nei notiziari già da quasi cinque anni, “una qualsiasi ricaduta politica è già insita nelle opinioni, nelle risposte ai sondaggi e nei calcoli di voto da tutte le parti”. In altre parole, a nessuno importa, e i risultati delle elezioni non saranno influenzati in alcun modo significativo.

Inoltre, il Times afferma che molti dei sostenitori di Netanyahu “concordano con lui sul fatto che sia ingiustamente preso di mira da un processo politicizzato”. Coloro che ritengono che le accuse di corruzione addebitategli abbiano un merito affermano che “i vantaggi che porta come leader superano di gran lunga qualsiasi possibile illecito rivendicato nell’atto d’accusa”. Infatti, i sondaggi citati nel Times mostrano che “fino al 54% degli israeliani pensa che sia il miglior candidato Primo Ministro”.

Fare un patto con il diavolo

Quando nessuna crisi è disponibile, Netanyahu crea la sua. Le tensioni lungo il confine con la Siria, una minaccia dall’Iran o un’imminente guerra a Gaza sono le più consumate e funzionano molto bene.

Nei giorni scorsi Netanyahu e il suo partito Likud hanno firmato un accordo con gli elementi più estremisti dello spettro politico sionista. I peggiori fanatici religiosi neofascisti all’interno di Israele sono sempre stati i suoi alleati naturali e ora è giunto a un’intesa ufficiale con loro su un accordo di condivisione dei voti chiamato “eccedenza di voti”. In base all’accordo, “il Likud ha promesso che Netanyahu avrebbe incluso i parlamentari del sionismo religioso in qualsiasi governo che egli dovesse formare”. Ciò significa che dopo che saranno stati conteggiati i voti della Knesset e applicati ai seggi nel parlamento israeliano, qualsiasi voto rimanente deve essere condiviso con i militanti israeliani fanatici religiosi estremisti di destra.

Gli accordi di condivisione dei voti in eccesso sono ampiamente utilizzati nelle elezioni israeliane e consentono ai partiti di garantire che i voti in più non vadano sprecati. Invece, i partiti li utilizzano attraverso accordi speciali con altri partiti.

Mentre l’accordo di condivisione dei voti ha irritato molti al centro e in quello che a volte viene definito il centro-sinistra della politica israeliana, ciò mostra ancora una volta che Netanyahu prende le decisioni come meglio crede. Se in questo caso altri membri della Knesset e persino del suo stesso partito sono scontenti, sono invitati ad andare altrove. Tuttavia, senza nessun altro posto dove andare, anno dopo anno ed elezioni dopo elezioni, non solo i membri del suo partito corrono da lui, ma anche i membri degli altri partiti.

I partiti con cui il Likud di Netanyahu ha firmato l’accordo di condivisione dei voti includono il Partito Sionista Religioso di estrema destra di Bezalel Smotrich e il dichiaratamente razzista “Otzma Yehudit” o Potere Ebraico di Itamar Ben-Gvir. I membri di questi partiti sostengono un’ideologia che include l’espulsione dei palestinesi che rifiutano di dichiarare lealtà a Israele e non accettano uno status ridotto in uno stato ebraico allargato. Alcuni membri del partito sostengono anche la terapia di conversione LGBT. Questi fanatici partiti sionisti religiosi rappresentano bande armate che terrorizzano apertamente i palestinesi in tutto il paese.

La sentenza della Corte Penale Internazionale

Dopo lunghe discussioni che hanno portato a una decisione storica, la Corte Penale Internazionale ha stabilito di avere giurisdizione sui crimini di guerra commessi da Israele in Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Questa sentenza apre la strada a possibili accuse penali contro il personale militare israeliano e potenzialmente anche contro funzionari governativi.

Netanyahu ha definito la decisione del tribunale internazionale “puro antisemitismo”, un’affermazione priva di fondamento che non è riuscito a spiegare. La sentenza affronta episodi specifici in cui è stato coinvolto l’esercito israeliano e non ha assolutamente nulla a che fare con il popolo ebraico.

Dopo quasi 20 anni, una sentenza del tribunale vieta Jenin Jenin

Il Tribunale del Distretto Centrale di Israele ha vietato la proiezione del film documentario del 2003 “Jenin Jenin” e ha ordinato la confisca di tutte le copie del film nel paese. Inoltre, il tribunale ha ordinato al regista del film, Mohammed Bakri, di risarcire il tenente colonnello Nissim Magnagi, uno degli ufficiali riservisti che era presumibilmente presente durante l’assalto al campo profughi di Jenin e che è stato mostrato per un breve momento nel film, con 175.000 shekel (44.000 euro) oltre a 50.000 shekel (12.500 euro) di spese legali.

Bisogna mettere in discussione la rilevanza di vietare un film nel 2021 quando è stato girato nel 2003. Non ci sono proiezioni pubbliche del film e gli unici spettatori che lo guardano lo fanno online, e questo ovviamente non può essere bandito. L’ammenda, tuttavia, è un duro colpo e non si sa ancora cosa accadrà quando la decisione raggiungerà un tribunale superiore per l’appello.

Delle tre questioni giudiziarie qui enunciate, solo una riguarda Netanyahu ed è probabile che abbia poco o nessun effetto sulle sue possibilità di vincere le elezioni. Le altre due confermano solo ciò che l’elettorato israeliano già crede, che la Corte Penale Internazionale è antisemita e che un film girato da un palestinese che mostra i crimini dell’esercito israeliano deve essere una menzogna viziosa e diffamatoria, e la convinzione comune è che Netanyahu sa meglio di chiunque altro come trattare con gli antisemiti.

L’elettorato israeliano è abituato sia alle crisi che alle polemiche che circondano il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. I risultati delle prossime elezioni, così come i risultati delle tre precedenti, sono quasi garantiti per risolversi  a suo favore.

 

Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. È l’autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five”.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org