L’occupazione israeliana cerca di espandere e consolidare la colonizzazione della Palestina imprigionando i leader del popolo palestinese come Khalida Jarrar e attaccando le organizzazioni che difendono i prigionieri e i detenuti palestinesi.
Fonte: english version
Samidoun PPSN -1 marzo 2021
Nell’ultima ingiustizia perpetrata negli illegittimi tribunali militari israeliani, la femminista palestinese di sinistra, parlamentare e difensore dei diritti dei prigionieri, Khalida Jarrar, è stata oggi condannata a due anni di prigione. Ciò significa che sarà rilasciata alla fine dell’ottobre 2021, due anni dopo il suo più recente arresto effettuato da oltre 70 soldati armati, che il 31 ottobre 2019 invasero la sua casa. Ciò avviene solo pochi giorni dopo che la femminista palestinese Khitam Saafin è stata condannata ad altri quattro mesi di detenzione amministrativa, ovvero una reclusione senza accusa né processo. Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network denuncia l’ingiusta condanna inflitta a Khalida Jarrar e chiede il suo rilascio immediato e quello delle sue compagne palestinesi trattenute in carcere.
La leader politica di fama internazionale era stata accusata di “detenere una posizione in un’organizzazione proibita”, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, davanti a un tribunale militare israeliano. Come tutti i principali partiti politici palestinesi, il FPLP di sinistra è etichettato come “organizzazione proibita” dall’occupazione israeliana. Queste accuse arrivarono dopo i precedenti attacchi mediatici anti-palestinesi contro Jarrar e i suoi compagni.
Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network esorta le organizzazioni femminili, i movimenti sociali e tutte le persone di coscienza a mettere in luce le lotte, le esperienze e la resistenza di Khalida Jarrar, Khitam Saafin e di tutte le donne palestinesi, comprese quelle detenute nelle carceri israeliane, come parte delle attività della Giornata internazionale della donna, l’8 marzo 2021. Ciò include il lavoro – in occasione della Giornata internazionale della donna e successivamente – per sostenere attivamente il boicottaggio di Israele, delle sue istituzioni accademiche e culturali e di società complici come HP, Puma, Teva Pharmaceuticals e G4S.
L’occupazione israeliana cerca di espandere e consolidare la colonizzazione della Palestina imprigionando i leader del popolo palestinese come Khalida Jarrar e attaccando le organizzazioni che difendono i prigionieri e i detenuti palestinesi.
Jarrar è stata arrestata solo otto mesi dopo il suo rilascio da 20 mesi di detenzione amministrativa – reclusione senza accusa o processo – dopo il suo ultimo arresto da parte delle forze di occupazione nel 2017. Durante la sua detenzione dal 2017 al 2019, oltre 275 organizzazioni firmarono un appello internazionale per il suo rilascio. L’attacco del 2019 da parte delle forze di occupazione israeliane arrivò mentre si accingeva a insegnare alla Bir Zeit University diritto internazionale e storia del movimento palestinese. La sua classe venne forzatamente cancellata e gli studenti furono presi di mira per le loro attività politiche e studentesche nel campus.
Jarrar è una sostenitrice di lunga data della libertà dei prigionieri palestinesi ed è stata l’ex vicepresidente e direttore esecutivo della Addameer Prisoner Support and Human Rights Association. È anche membro del comitato palestinese che ha aderito allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale e ha presentato prove all’organismo internazionale sui crimini israeliani in corso.
Il suo arresto – e una sfilza di propaganda mediatica israeliana contro di lei – è avvenuto proprio quando il procuratore capo della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, aveva annunciato di aver raccomandato alla CPI di avviare un’indagine formale sui crimini di guerra israeliani e sui crimini contro l’umanità in Palestina. Oggi, la sua sentenza arriva solo poche settimane dopo che la CPI ha affermato la sua giurisdizione sulla Palestina occupata per indagare i crimini dell’occupazione israeliana e dei suoi sostenitori imperialisti globali.
Dalla sua ultima detenzione nel 2019, Khalida Jarrar ha continuato a resistere e a parlare, rompendo l’isolamento che il regime israeliano tentava di imporle. Ha scritto la prefazione al libro di Ramzy Baroud, “These Chains Will Be Broken”, che racconta le storie di prigionieri politici palestinesi e detenuti:
“In realtà, queste non sono solo storie di prigionia. Per i palestinesi, la prigione è un microcosmo della lotta molto più ampia di un popolo che rifiuta di essere ridotto in schiavitù sulla propria terra e che è determinato a riconquistare la propria libertà, con la stessa volontà e lo stesso vigore di tutte le nazioni una volta colonizzate. . ”
Le figlie di Jarrar, Suha e Yafa, avevano consegnato un messaggio di Jarrar al Festival della Letteratura degli Scrittori Palestinesi, tenutosi nel dicembre 2020. La sua lettera parlava del regime di sorveglianza e del rifiuto di accesso alla letteratura e alle opere culturali imposto alle prigioniere palestinesi e del lavoro educativo da loro organizzato, della loro creatività e resistenza continua.
Scriveva:
“Dalla prigione israeliana di Damon situata in cima al Monte Carmelo ad Haifa, porgo i saluti a nome mio e delle mie 40 compagne combattenti per la libertà palestinesi nelle carceri israeliane. Estendiamo il nostro saluto e il dovuto rispetto a tutti gli scrittori, studiosi, intellettuali e artisti che dicono la verità e chiedono la libertà e la giustizia di tutte le persone e che difendono il diritto delle persone all’autodeterminazione e si oppongono alla dominazione razzista coloniale.
In questa occasione, permettetemi anche di inviare i nostri saluti e il nostro sostegno a tutti gli scrittori, studiosi, intellettuali e artisti arabi che rifiutano la normalizzazione con il sistema coloniale israeliano e che hanno rifiutato di accettare gli accordi di normalizzazione degli Emirati, del Bahrein e del Sudan con l’entità sionista . Sono iniziative come queste che rappresentano i veri legami tra il nostro popolo nel mondo arabo e danno potere a noi prigionieri. Sebbene fisicamente siamo tenute prigioniere dietro recinzioni e sbarre, le nostre anime rimangono libere e si librano nei cieli della Palestina e del mondo. Indipendentemente dalla gravità delle pratiche dell’occupazione israeliana e dalle misure punitive imposte, la nostra voce libera continuerà a parlare a nome del nostro popolo che ha subito catastrofi terribili, sfollamenti, occupazione e arresti. Continuerà anche a far conoscere al mondo la forte volontà palestinese di rifiutare e sfidare incessantemente il colonialismo in tutte le sue forme. Lavoriamo per stabilire e consolidare i valori umani e ci sforziamo di ottenere la liberazione sociale ed economica che unisca insieme le persone libere del mondo … “
Nel 2014, resistette a un tentativo israeliano di spostarla con la forza dalla sua casa di famiglia a el-Bireh a Gerico. Solo nove mesi dopo, nell’aprile 2015, fu sequestrata dalle forze di occupazione israeliane e condannata alla detenzione amministrativa, incarcerazione senza accusa né processo. Dopo una protesta globale, venne portata davanti ai tribunali militari israeliani e dovette rispondere di 12 accuse basate sulla sua attività politica: dal tenere discorsi, alla partecipazione a eventi a sostegno dei prigionieri palestinesi. Scontò 15 mesi e rimase quindi libera solo per 13 mesi prima del suo arresto nel 2017.
Chiediamo l’immediato rilascio di Khalida Jarrar e ci impegniamo a organizzare la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi, e della Palestina, dal fiume al mare!
Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org