Tre giornalisti in tre articoli esprimono il loro punto di vista sulla situazione siriana. Il primo analizza il potere come crimine morale che oscurerà a futura memoria il satrapo siriano Bashar al-Asad, il secondo giornalista attraverso una analisi geopolitica, il terzo attraverso un’intervista a Firas Lutfi, siriano, francescano di Terra Santa, ministro della Regione San Paolo che comprende oltre la Siria, il Libano e la Giordania.
Articolo pubblicato precedentemente sul BLOG Invictapalestina:
1) Siria, come il potere disintegra un popolo
2) 10 anni dopo Deraa – la situazione di stallo in Siria
9 marzo 2021 – Steven Sahiounie
Fonte: https://www.mideastdiscourse.com
Traduzione a cura di: Gb.P. OraproSiria
Il 15 marzo è la data che molti usano per l’ inizio della rivolta siriana nel 2011. Per molti anni, la guerra in Siria è stata una voce costante sui media occidentali; tuttavia, negli ultimi anni i combattimenti si sono interrotti, il processo di pace di Ginevra non ha prodotto risultati e alcuni Paesi hanno iniziato a rimandare a casa i profughi siriani. I campi di battaglia sono silenziosi, ma la sofferenza continua a causa delle sanzioni USA-UE che privano i cittadini di alcune forniture mediche e dei materiali da costruzione per riparare le loro case e imprese. L’economia è in caduta libera, mentre il COVID-19 si è aggiunto alla disperazione che molti sentono. La popolazione non ha ancora ricevuto le prime vaccinazioni.
Le parti opposte in campo
I media occidentali hanno descritto l’Esercito Siriano Libero (FSA) come combattenti per la libertà e per la democrazia. Le atrocità della FSA non sono state denunciate , mentre gli Stati Uniti e i loro alleati hanno utilizzato la FSA come soldati di fanteria nel progetto del “cambio di regime”.
Dei 23 milioni di cittadini in Siria, circa otto milioni erano minoranze, come cristiani, drusi e alawiti, che erano protetti esclusivamente dal governo siriano. Il presidente Assad è il leader del partito Ba’ath, il più antico partito in Siria, e ha un’ampia base di appoggio tra il popolo siriano. Certamente, c’è un’opposizione politica in Siria, ma solo una piccola minoranza dell’opposizione sostiene la rivoluzione armata e la distruzione dello Stato. Questa è la ragione per cui la “rivoluzione” è fallita: non è stata sostenuta dalla maggioranza.
Aleppo è stata attaccata dall’FSA perché era favorevole al governo. L’FSA ha risposto con un brutale giro di vite contro la cittadinanza disarmata oltre a combattere i cittadini che si ribellavano alla loro ideologia islamica radicale.
I media occidentali vorrebbero farvi credere che la maggior parte delle morti in Siria siano state causate dal governo siriano, ma non sentirete parlare delle migliaia di civili disarmati uccisi, violentati, mutilati e torturati dall’FSA e dai loro alleati. Altrettanto erroneamente riportato è il numero di soldati dell’Esercito Arabo Siriano che sono morti, che si ritiene siano almeno la metà delle morti segnalate.
L’FSA ha rubato le riserve di grano ad Aleppo e le ha vendute a commercianti turchi, saccheggiato i farmaci e distrutto le scuole, mentre brutalizzavano il popolo siriano, le loro case e le imprese.
L’FSA ha implementato la legge della Sharia, costringendo i cittadini a rispettare leggi che non avevano mai dovuto affrontare prima, nella Siria laica.
L’FSA ha prodotto un video ampiamente visto, di un bambino di 12 anni costretto dall’FSA a tagliare la testa a un ufficiale dell’Esercito Arabo Siriano.
Quando l’FSA fu sconfitto sui campi di battaglia, inviò una richiesta di aiuto ai suoi compagni d’armi di Al Qaeda, e i terroristi internazionali iniziarono a riversarsi in Siria dalla Turchia, che era il loro rifugio sicuro. Fornire ufficialmente ad Al Qaeda denaro e armi era contro le leggi statunitensi, quindi Washington ha semplicemente esternalizzato il sostegno all’Arabia Saudita e al Qatar che hanno entrambi rifornito Jabhat al-Nusra, l’affiliata di Al Qaeda in Siria.
Il 31 dicembre 2012, l’ Huffington Post ha scritto: “L’Occidente non dovrebbe sorprendersi se uno Stato islamico emerge da una vittoria dell’FSA. In tal caso, saranno stati complici del risultato”.
Il piano USA-NATO di “cambio di regime” per la Siria doveva culminare in uno Stato islamico, guidato dai Fratelli Musulmani, che erano stati il braccio politico dell’opposizione siriana sostenuta dagli Stati Uniti e dall’UE a Istanbul. Gli Stati Uniti hanno architettato le elezioni egiziane che hanno portato al potere i Fratelli Musulmani, solo per poi essere cacciati dalla carica dalle proteste di massa.
Il gruppo chiamato ISIS (ISIL o Daesh) ha capitalizzato il caos che gli Stati Uniti avevano creato in Siria per proclamare un “califfato” a cavallo tra Siria e Iraq che ha scioccato il mondo. Mentre gli Stati Uniti e l’UE sostenevano l’FSA e i loro alleati di Al Qaeda, le forze della coalizione statunitense stavano combattendo per sradicare l’ISIS.
I terroristi sono stati trasferiti con accordi di resa nella provincia nord-occidentale di Idlib , dove circa tre milioni di persone vivono ora in condizioni disastrose sotto l’occupazione di Hayat Tahrir al-Sham (Ex Al Nusra), l’affiliata di Al Qaeda in Siria.
Proclami su armi chimiche
Nel 2012, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha tracciato un’ipotetica insuperabile linea rossa e ha affermato che l’uso di armi chimiche in Siria avrebbe provocato l’intervento militare degli Stati Uniti. I gruppi terroristici hanno preso questa linea rossa come un semaforo verde.
Nel maggio 2013, Carla Del Ponte , ex procuratore generale svizzero e procuratore presso il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY), ha affermato che le prove indicano che i “ribelli” utilizzano il gas sarin. Era un membro di spicco di una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite.
Nell’agosto 2013, Obama si è trovato di fronte alla decisione se attaccare la Siria in una decimazione pianificata del governo e delle infrastrutture. Tuttavia, l’ha annullata.
Nell’aprile 2014, Seymour M. Hersh ha pubblicato un’indagine che descriveva in dettaglio l’autostrada per armi illecite dell’amministrazione Obama in Siria gestita dalla CIA, pubblicando anche il rapporto del Laboratorio di Difesa del Regno Unito a Obama, secondo cui il gas sarin utilizzato in Siria non proveniva da riserve del Governo Siriano.
Nell’aprile 2018 il corrispondente di guerra veterano del Medio Oriente Robert Fisk è andato alla ricerca della verità sull’ asserito uso di armi chimiche fatte a Douma. Fisk aveva mantenuto una posizione anti-Assad per tutta la guerra, ma andò a Douma con gli occhi aperti, cercando la verità. Quello che ha scoperto è stato l’altro lato del video mostrato in tutto il mondo. Dopo aver intervistato medici, infermieri e astanti, ha scoperto che il video dell’attacco con gas mostrava pazienti sopraffatti non dal gas ma dalla fame di ossigeno nei tunnel e negli scantinati in cui vivevano, in una notte di vento e pesanti bombardamenti che provocarono una tempesta di sabbia.. La gente del posto che ha interpellato ha parlato dei terroristi di Jaish al-Islam (Esercito dell’Islam), supportati dal re dell’Arabia Saudita, che hanno occupato le case, gli uffici e le imprese e hanno soggiogato i residenti.
Gli “White Helmets” erano i responsabili del video, che ha approfittato della situazione e lo ha descritto falsamente come un attacco di gas. Adulti e bambini sono stati annaffiati con getti d’acqua per fornire la prova di un attacco chimico.
Giorni dopo il rapporto Fisk, i funzionari russi hanno mostrato un ragazzo di 11 anni, Hassan Diab in perfetta salute, che era nel video a Douma. I media occidentali hanno screditato la conferenza stampa russa come propaganda. Il ragazzo è stato accompagnato da suo padre mentre descriveva di non essere stato attaccato da sostanze chimiche, ma costretto a essere inzuppato d’acqua dai “Caschi Bianchi”.
La maggior parte del popolo siriano non ha lasciato la Siria. Se fossero stati tutti convinti che il governo stesse usando armi chimiche, altri sarebbero fuggiti. Di coloro che sono partiti per la Germania nell’estate 2015, la maggior parte erano migranti economici in cerca di un posto sicuro e di un reddito.
Gli attori stranieri
La guerra siriana è stato un copione scritto a Washington, DC, ma il Regno Unito, la Francia e la Germania hanno tutti svolto il loro ruolo di supporto. I leader nel 2011 di Stati Uniti, Regno Unito e Francia se ne sono andati (sconfitti alle elezioni), e rimane solo la tedesca Angela Merkel.
Timber Sycamore era un programma di rifornimento e addestramento di armi classificato gestito dalla CIA, con sede nel sud della Turchia. Nell’agosto 2017, il presidente Trump ha chiuso le operazioni segrete da 1 miliardo di dollari con cui hanno addestrato, finanziato e armato i terroristi islamici radicali per combattere in Siria. Ciò fu fatto in coordinamento con Arabia Saudita, Qatar e Turchia.
Il programma ha perso il sostegno politico al Congresso perché gran parte delle armi sono state consegnate ad Al Qaeda, che era alleata con FSA. Il presidente Barack Obama aveva avviato il programma nel 2013 per rovesciare il governo del presidente Bashar al-Assad, ma è stato sconfitto dalle defezioni dall’FSA verso Jabhat al-Nusra e l’ISIS.
L’esercito russo è entrato in Siria alla fine del 2015. Mosca non voleva permettere a un regime islamico radicale di prendere il potere in Siria, perché ciò avrebbe minacciato la sicurezza nazionale della Russia. Mosca sapeva di dover combattere e sconfiggere i terroristi in Siria o affrontarli in seguito per le strade di Mosca.
La Turchia ha circa 15.000 soldati dispiegati all’interno della Siria e esercita un’influenza significativa a Idlib, che è occupata da Hayat Tahir al-Sham, l’affiliata di Al Qaeda in Siria. La Turchia è guidata da un partito dei Fratelli Musulmani che si oppone al governo laico di Damasco. Inoltre, la Turchia ha invaso la regione nord-est dove i Curdi separatisti avevano stabilito un quasi-stato. Ankara vede i Curdi come terroristi, fedeli al PKK, riconosciuto a livello internazionale come un gruppo terroristico, responsabili di 30.000 morti in tre decenni.
L’Iran ha fornito sostegno all’Esercito Siriano e aiuti umanitari. Hanno anche fatto parte del trio russo e turco per i colloqui di pace e il cessate il fuoco.
Il prossimo passo
Il processo di pace delle Nazioni Unite sta lentamente producendo una possibile nuova costituzione e le elezioni presidenziali potrebbero essere programmate quest’estate. Niente è ancora chiaro e lo stallo politico continua, mentre la situazione economica peggiora di giorno in giorno.
Steven Sahiounie è un giornalista freelance scrive in inglese e arabo oltre che partecipare a interviste radiofoniche e televisive.
3) SIRIA 10 ANNI DOPO/ “Le vostre sanzioni ci hanno fatto diventare una grande prigione”
Fonte: Il Sussidiario.net
Era il 15 marzo 2011 quando a Deraa, nel sud-ovest della Siria, alcuni giovani scrissero sui muri: “È arrivato il tuo turno, dottore”. Il riferimento era al presidente Bashar al Assad, laureato in oculistica. I ragazzi vennero arrestati e da quell’episodio scaturì la prima manifestazione di protesta, che in meno di due anni avrebbe gettato il paese in quella che papa Francesco ha giustamente definito “una delle più gravi catastrofi umanitarie del nostro tempo”. Dietro al fallimento delle Primavere arabe l’insulsa politica dei paesi occidentali e l’incapacità di capire, come già successo in Iraq, che il nostro concetto di democrazia non si può applicare con la forza nei paesi arabi, che della società civile hanno tutt’altra idea. La Siria, pur sottoposta a una dittatura decennale in cui la libertà di stampa e l’opposizione politica erano state censurate, era infatti un paese che viveva nella convivenza e nella pace fra le diverse comunità sociali e religiose, in totale libertà. “Fu chiaro sin da subito che dietro le prime manifestazioni pacifiche c’era un progetto di distruzione del sistema siriano alimentato da potenze straniere e che sarebbe sfociato nella violenza” ci ha detto padre Firas Lutfi, ministro francescano della Regione San Paolo (Giordania, Libano e Siria). Dieci anni dopo, dice ancora padre Lutfi, “restano mezzo milione di morti, sei milioni di profughi, altrettanti sfollati, due milioni e mezzo di bambini che non possono andare a scuola e una povertà estrema”.
Quando sono cominciate le prime manifestazioni contro il regime, che cosa avete pensato? Immaginavate che si sarebbe arrivati a questa tragedia che ha sconvolto la Siria?
I primi giorni tutto il paese fu coinvolto in queste grandi manifestazioni di massa, che ben presto si trasformarono in scontri armati. Si percepiva che sarebbe sfociato tutto in tragedia, anche perché c’era un clima particolare intorno a quella che è stata chiamata Primavera araba e capivamo che le cose non erano così semplici come si voleva far credere.
In che senso?
Si capì che c’era un progetto che andava avanti da tempo per rovesciare il governo in carica e, mentre questo progetto avanzava, diventava tutto sempre più complicato, fino ad arrivare a una guerra che ha distrutto centinaia di migliaia di vite umane e l’intero paese. Quello che è diventato, ed è tuttora, il dramma più eclatante del secolo.
Dieci anni dopo, dalla Libia all’Egitto fino alla Siria, tutti i paesi coinvolti nelle Primavere arabe vivono ancora situazioni drammatiche. L’Occidente ha sostenuto quelle proteste senza però capire la realtà profonda dei paesi arabi, è così?
Sì. I cambiamenti devono rispettare l’indole di ogni singola società e d’altra parte non si possono cambiare i paesi capovolgendo la società in modo violento. È più appropriato sostenere, anche se ciò richiede maggiore fatica, un processo di evoluzione e non di rivoluzione. L’Europa e gli Stati Uniti hanno agito pensando a sostenere le rivoluzioni, un rovesciamento radicale che ha causato ferite che non si potranno rimarginare se non fra molti anni. Oltre ai morti e al patrimonio storico di Siria e Iraq andato distrutto, c’è l’aspetto umanitario, in cui siamo ancora coinvolti, a partire dai bambini: affamati e costretti a vivere al freddo, non possono andare a scuola e rimangono quindi senza un’educazione.
È stato un fallimento collettivo quello dell’Occidente?
Dai risultati si giudicano i fatti. I paesi occidentali non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, spargendo benzina sul fuoco, perché un fuoco che covava c’era già. In Oriente ci sono tante etnie e religioni diverse. Invece di incrementare e sostenere la convivenza e l’unità hanno fatto il gioco sporco, venduto armi e condotto una politica dannosa per i propri interessi economici.
Qual è stato il momento peggiore in questi dieci anni?
Certamente quando il paese è stato sconvolto dalla crisi umanitaria: le sanzioni europee hanno reso la Siria una grande prigione, dove ogni otto ore muore un bambino siriano. E poi abbiamo una economia bloccata, con un alto costo dei beni essenziali che rende difficile una vita dignitosa. Hanno rubato le risorse come il petrolio e il gas e poi hanno lasciato un paese completamente in rovina. E non sappiamo quando potrà finire.
Il Papa continua a rivolgere il suo pensiero “all’amata e martoriata Siria”, chiedendo che “la convivenza ritorni a fiorire”. Cosa ci vuole per far rinascere una nuova Siria?
Fermare le sanzioni internazionali, impedire che paesi esteri continuino a mettere le mani in Siria, favorire un processo di riconciliazione, avviare quello che il Papa ha fatto ad Abu Dhabi, incontrando i leader islamici e con l’enciclica Fratelli tutti. Dialogo e convivenza sono i valori del Vangelo. Occorre far sì che i paesi che hanno distrutto la Siria ne avviino adesso la ricostruzione, parlare faccia a faccia con tutti loro: dai paesi europei che hanno venduto armi alla Turchia ai paesi del Golfo, che hanno sostenuto i terroristi. Papa Francesco più volte ha chiesto chi finanzia i terroristi: bisogna che i nomi vengano allo scoperto, è una questione molto seria che va affrontata e risolta.
Paolo Vites, giornalista da oltre 25 anni, attualmente redattore del quotidiano online ilsussidiario.net.