La regista palestinese Mai Masri racconta le lotte dei rifugiati

Mai Masri è una regista e produttrice palestinese i cui film sono principalmente documentari incentrati sulle lotte della vita reale delle donne e dei bambini che vivono nei territori palestinesi occupati e in Libano.

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Noura su Hamze, Ruby Haji Naef e Samia Al Tall – 16 marzo 2021

Foto di copertina: La regista palestinese Mai Masri.

Mai Masri è una regista e produttrice palestinese i cui film sono principalmente documentari incentrati sulle lotte della vita reale delle donne e dei bambini che vivono nei territori palestinesi occupati e in Libano. Ha diretto e prodotto film pluripremiati che sono stati trasmessi su più di 100 emittenti televisive in tutto il mondo.

In questo evento, Masri si concentra sulla sua trilogia: Children of Fire (Figli del Fuoco), Children of Shatila ( Figli di Shatila) e Frontiers of Dreams and Fears (Frontiere di Sogni e Paure). Parla anche di un quarto film su cui ha lavorato, “3000 Nights” (3000 Notti), dove ha condiviso le sue sfide, i suoi sogni e le sue aspirazioni, facendo luce sull’importanza di lavorare con i bambini, in particolare quelli del suo paese che le hanno dato un senso di amore e appartenenza.

Mai all Università Statale di San Francisco nel 1980.

Gli esordi

Mai Masri è nata in Giordania ed è cresciuta a Beirut in un momento in cui c’era un solo canale disponibile in TV. “Il cinema non era una cosa scontata, ci andavamo a malapena”, dice Masri, che ha scoperto casualmente il suo amore per la settima arte, in una fase successiva della sua vita.

Nel 1975 in Libano scoppiò la guerra civile. Questo portò Masri a recarsi negli Stati Uniti raggiungendo suo fratello ed è qui che ha frequentato un corso di cinema e si è innamorata della sua professione.

Mai Masri, alla domanda su un film che l’ha ispirata e che ha avuto un grande impatto sul suo percorso artistico, nomina l’opera di Youssef Shahine, “Al Ard – La terra”, i film del neorealismo italiano, il cinema latinoamericano, e cinema verità come quello spagnolo, cubano e brasiliano, che trasmettevano messaggi forti. Questi modelli cinematografici sono stati quelli che hanno maggiormente ispirato Masri.

Mai Masri con il marito Jean Chamoun nel 1988 durante le riprese del film sulla guerra israeliana in Libano.

Il primo film che Masri  ha realizzato è stato in collaborazione con suo marito durante l’invasione israeliana del Libano nel 1981-1982. Quel film simboleggiava la realtà sotto le macerie, la guerra e le rivolte.

Children of Fire (Figli del fuoco)

Quando Mai Masri tornò nella sua città natale, Nablus, dopo quattordici anni di assenza, scoprì una nuova generazione di combattenti palestinesi:  i figli dell’Intifada. Vincitore del Premio del Pubblico al “Feminin Pluriel Festival”, il Festival del Pluralismo Femminile, “Children of Fire” cattura su pellicola la loro coraggiosa storia e dipinge un audace ritratto della rivolta palestinese.

Immagini dalla Prima Intifada.

L’intero film è stato girato in segreto, come  rivela Mai Masri. Nablus  venne e gli israeliani uccisero molte persone, due  delle quali erano vicini di casa di Masri. Questo film  aiutò Masri a scoprire la Palestina in un momento molto difficile. “Questo film è diventato il modello su come fare un film sotto occupazione. Ci nascondevamo, filmavamo in segreto dalle finestre. I soldati bussavano alle porte”, dice Masri.

Children of Shatila (Figli di Shatila)

Cinquant’anni dopo l’esilio dei loro nonni dalla Palestina, i bambini del campo di Shatila tentano di venire a patti con la travolgente realtà di crescere in un campo profughi sopravvissuto al massacro, all’assedio e alla fame. Attraverso le storie di Farah e Issa, di 11 e 12 anni, il film esplora il mondo immaginario dei bambini dove il gioco, il sogno e la fantasia li aiutano ad affrontare le difficoltà della loro vita quotidiana.

Masri consegnò ai due bambini una videocamera digitale prima che l’uso di questi strumenti diventasse comune  tra i bambini. Quello che voleva fare era vedere la vita attraverso i loro occhi, lasciare che filmassero da soli la loro realtà e che raccontassero le loro storie.

Mai Masri mostra l’uso della videocamera ai bambini nel campo profughi di Shatila.

Issa e Farah erano due bambini di 11 e 12 anni che vivevano a Shatila. La videocamera era, per loro, come un giocattolo di cui erano entusiasti. Uno di loro  intervistò un vecchio e le sue parole furono molto toccanti nel raccontare le sue storie. Disse loro: “promettetemi che non dimenticherete mai la Palestina”. L’intero film parlava del legame tra la terza  e la quartagenerazione attraverso i ricordi che  venivano passati alle nuove generazioni con molta giocosità e spontaneità.

Frontiers of Dreams and Fears (Frontiere di Sogni e Paure)

L’idea di questo film  ebbe inizio con gli stessi bambini di Shatila. Per loro Internet era un fenomeno nuovo. Improvvisamente i palestinesi nei campi profughi  furono in grado di comunicare con i parenti in Palestina.  Iniziavano a comunicare con le nuove generazioni attraverso Internet, inviando messaggi. Era entusiasmante vederli comunicare attraverso questo nuovo mezzo.

Mona e Manar, due ragazze palestinesi cresciute nei campi profughi di Beirut e Betlemme, si incontrano al confine libanese.

Mona e Manar sono due ragazze palestinesi cresciute nei campi profughi di Beirut e di Betlemme. Nonostante le enormi barriere che le separano, le ragazze stringono una forte amicizia attraverso lettere e drammaticamente si incontrano al confine libanese.

Girato durante la liberazione del Libano meridionale dall’occupazione israeliana e all’inizio dell’Intifada palestinese, “Frontiers of Dreams and Fears” articola i sentimenti, le speranze e il crescente attivismo di una generazione di giovani palestinesi che vivono in esilio.

Mona, uno dei personaggi principali del film, usa immagini e parole poetiche e parla del suo sogno di essere una farfalla o un uccello per volare in Palestina. Quelle parole hanno guidato Masri attraverso il film. Fortunatamente, Masri è stata in grado di farle incontrare quando il sud del  venne liberato.

Una immagine tratta dal film Frontiers of Dreams and Fears, 2001.

Three Thousand Nights (Tremila notti)

“Three Thousand Nights” è un film su una giovane insegnante palestinese accusata ingiustamente che dà alla luce suo figlio in una prigione israeliana dove  lotta per proteggerlo, sopravvivere e mantenere la speranza.

Come dice Masri, attraverso questo film voleva avere un maggiore controllo sulla narrazione e poter lavorare su diversi livelli ricreando il dramma di un bambino che cresce in una prigione e di una madre che riesce a creare un mondo per un bambino che non ha mai visto il mondo esterno. Questo, secondo Masri, è stato il primo film  su di una prigioniera palestinese.

La locandina del film 3000 Nights

Gli Oscar e i prossimi progetti

Dopo aver parlato dei suoi quattro film, Mai Masri  condivide con Mikey Muhanna, il fondatore di Afikra, i suoi attuali progetti. Masri ora fa parte dell’Oscar Academy, ecco perché attualmente sta visionando molti film.

Due dei suoi prossimi lavori saranno un film di finzione da girare a Nablus, dove vuole ritornare e ambientare la storia, e un documentario su Beirut durante le rivolte, incentrato su 4 giovani donne artiste.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org