Finanziato in gran parte attraverso donazioni deducibili dalle tasse provenienti dagli Stati Uniti, Regavim chiede al governo israeliano di sfrattare i palestinesi con il pretesto di proteggere l’ambiente.
Fonte: english version
Di Jessica Buxbaum – 5 maggio 2021
Foto di copertina: La polizia israeliana sorveglia un bulldozer militare che distrugge una casa palestinese nelle colline a sud di Hebron. Foto | Movimento di Solidarietà Internazionale.
Nel villaggio di Khan al-Ahmar, nella Cisgiordania occupata, decine di famiglie beduine rischiano di perdere le loro case e diventare di nuovo rifugiati entro luglio. Nonostante siano il governo e l’esercito israeliano a mettere in atto le demolizioni e le deportazioni, i loro sforzi sono in gran parte guidati da un’organizzazione no profit pro-coloni supportata da enti di beneficenza americani.
Sebbene sia mascherato da organizzazione ambientalista, il lavoro di Regavim implica continui appelli al governo israeliano di demolire le strutture e perseguire gli sfratti per palestinesi e beduini con il pretesto di proteggere “le risorse più rare e preziose di Israele: riserve di terra, acqua, qualità dell’aria”, anche se gran parte dell’attenzione dell’organizzazione è focalizzata sui territori palestinesi occupati. Gli obiettivi più recenti di Regavim sono stati i villaggi di Khan al-Ahmar e Susya, situati nell’Area C della Cisgiordania, che è sotto il totale controllo militare israeliano. Israele approva raramente i permessi di costruzione per gli abitanti dell’Area C, quindi la maggior parte delle costruzioni palestinesi e beduine è considerata illegale.
In collaborazione con i vicini insediamenti israeliani, dal 2009 Regavim ha presentato una petizione alla Corte Suprema israeliana per demolire centinaia di edifici a Khan al-Ahmar. Il governo israeliano ha continuamente ritardato lo sfollamento, costringendo Regavim a presentare ripetutamente ricorsi al fine di accelerare il processo di evacuazione, il più recente dei quali è stato depositato nel novembre 2020. In risposta all’ultimo ricorso di Regavim, l’Alta Corte ha concesso allo Stato tempo fino a luglio per demolire Khan al-Ahmar. Regavim non ha risposto a una richiesta di commento.
Un’organizzazione di coloni finanziata dai contribuenti
Regavim è stata fondata nel 2006 da Bezalel Smotrich, un ex membro del Parlamento israeliano e capo del Partito Religioso Sionista.
“Regavim è riuscito a influenzare fortemente il sistema politico israeliano”, ha detto Cody O’Rourke del Good Shepherd Collective (Collettivo del Buon Pastore), un movimento di resistenza non violento con sede in Cisgiordania, riferendosi a come il partito politico di Smotrich sia stato in grado di assicurarsi sei seggi nelle elezioni di marzo.
“L’esercito israeliano deve rispondere alla politica israeliana”, ha continuato O’Rourke. “Quindi, avendo il loro co-fondatore ora alla Knesset, sono in grado di esercitare una sorta di pressione sull’esercito e sull’Amministrazione Civile israeliani per cacciare queste persone fuori dalla propria terra”.
Tuttavia, i legami di Regavim con il governo non si fermano al suo fondatore. Un’indagine di Haaretz del 2018 ha scoperto che il gruppo pro-coloni è finanziato dai contribuenti israeliani attraverso i consigli dei coloni locali e ha raccolto donazioni dai contribuenti americani. “Regavim è stata anche in grado di sfruttare il sistema 501 (3) degli Stati Uniti per ricevere donazioni di beneficenza allo scopo di concentrarsi completamente in quella che è essenzialmente la pulizia etnica del paese”, ha detto O’Rourke.
Gli enti di beneficenza statunitensi dietro Regavim
Regavim è sostenuta da donazioni fiscalmente deducibili da tre organizzazioni no-profit con sede a New York: The Central Fund of Israel (Fondo Centrale di Israele), One Israel Fund (Fondo Unico Israeliano), e Israel Independence Fund (Fondo per l’indipendenza di Israele). Secondo i rapporti finanziari più recenti disponibili dal Registro delle associazioni israeliane, il Fondo Centrale di Israele ha dato a Regavim 1.804.175 shekel (450.000 euro) nel 2019.
Le informazioni sulle donazioni da One Israel Fund e Israel Independence Fund non sono disponibili per il 2019. Tuttavia, secondo le dichiarazioni fiscali del 2018, il One Israel Fund ha indirizzato più di 2 milioni di dollari in sovvenzioni verso il Medio Oriente, e l’Israel Independence Fund ha dichiarato di aver devoluto 580 dollari (480 euro) a Keren Nahlat Atzmaut (il braccio esecutivo dell’Israel Independence Fund). Gli enti di beneficenza esentasse non devono elencare i nomi delle organizzazioni straniere a cui contribuiscono.
Complessivamente, nel 2019 Regavim ha ricevuto 319.603 shekel (80.000 euro) dall’estero. Le donazioni israeliane ammontavano a 3.748.584 shekel (937.000 euro). Hagit Ofran del gruppo di controllo degli insediamenti israeliano, Peace Now, ha detto che il rapporto sbilanciato delle donazioni potrebbe essere dovuto al fatto che Regavim contrassegna le donazioni delle organizzazioni con sede negli Stati Uniti come israeliane quando questi donatori hanno uffici in Israele. “Quindi il denaro proviene da donatori statunitensi, ma passa attraverso l’ufficio israeliano, quindi possono definirla una donazione israeliana”, ha detto Ofran.
Per classificarsi come ente di beneficenza esentasse 501 (c) (3), un’organizzazione deve essere autorizzata a livello federale e statale. L’Agenzia delle Entrate e il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti determinano se un’organizzazione no-profit aderisce alle linee guida di beneficenza a livello federale, mentre il Procuratore Generale dello Stato applica tali conclusioni a livello statale.
Considerando questo, il Good Shepherd Collective sta attualmente conducendo una campagna online affinché il Procuratore Generale di New York revochi lo status di beneficenza delle organizzazioni coinvolte nel finanziamento di Regavim. “Queste organizzazioni non seguono le linee guida della beneficenza”, ha detto O’Rourke. “E impegnarsi in quello che la Corte Penale Internazionale ha definito crimini di guerra, non adempie una identificazione di beneficenza”.
Le normative fiscali richiedono alle organizzazioni no-profit americane di effettuare quella che viene chiamata “una determinazione dell’equivalenza” quando forniscono sovvenzioni all’estero, il che significa che devono garantire che il destinatario straniero agisca secondo le stesse regole di un’organizzazione no-profit statunitense. Le linee guida di beneficenza stabiliscono che le donazioni esentasse sono definite come “riduzione degli oneri amministrativi; diminuzione delle tensioni di vicinato; eliminazione di pregiudizi e discriminazioni; difesa dei diritti umani e civili garantiti dalla legge; e contrasto al degrado sociale e alla delinquenza giovanile”.
Inoltre, alle organizzazioni esenti da imposte è vietato fornire contributi in conflitto con la politica estera americana o che favoriscano soggetti coinvolti in atti illegali. Gli esperti affermano da tempo che il sostegno agli insediamenti israeliani, che sono illegali secondo il diritto internazionale, rientra perfettamente in questa categoria.
Dopo l’indagine di Haaretz del 2015 sullo status di esenzione fiscale delle organizzazioni che finanziano l’attività di insediamento, la Casa Bianca ha risposto che “la politica di ogni amministrazione dal 1967, democratica e repubblicana, è stata quella di opporsi agli insediamenti israeliani oltre i confini del 1967.”
Le donazioni senza scopo di lucro negli Stati Uniti sono spesso avvolte nella segretezza e mancano di trasparenza. Halah Ahmad, analista politico presso il Collettivo palestinese Al-Shabaka, ha osservato che ciò è dovuto a una carente supervisione governativa. “Se un’organizzazione no-profit ottiene lo status di esenzione fiscale dagli Stati Uniti, ci sono organizzazioni che potrebbero essere complici di violazioni dei diritti umani”, ha detto Ahmad. “Regavim è solo una delle tante organizzazioni che sono parte di questo problema.”
Il Central Fund of Israel e One Israel Fund non hanno risposto alle inchieste della stampa, ma l’Israel Independence Fund ha negato che il suo coinvolgimento con Regavim violi il diritto internazionale e le normative statunitensi e ha fatto riferimento al popolo ebraico come alla popolazione autoctona della Cisgiordania, affermando che “L’Israel Independence Fund era, è e rimarrà un fiero sostenitore di Regavim”.
Queste tre associazioni non sono tenute a rivelare da dove provengono le loro donazioni. Tuttavia, le fondazioni private devono informare l’Agenzia delle Entrate di eventuali sovvenzioni nazionali che concedono. Diversi importanti filantropi hanno fatto donazioni considerevoli a queste organizzazioni, tra cui il defunto magnate dei casinò e super-donatore repubblicano Sheldon Adelson e il controverso Irving Moskowitz, che ha cercato di usare la sua ricchezza per creare una maggioranza ebraica nei quartieri arabi di Gerusalemme Est.
Di seguito sono riportate le fondazioni di sostegno seguite dall’importo e dall’anno della loro donazione più recente. Queste informazioni sono state raccolte utilizzando lo strumento Nonprofit Explorer di Propublica:
Fondazione Jack H. Ashkenazie: $ 6.380 (€ 5.300) al Central Fund of Israel (Fondo Centrale di Israele) nel 2018
Fondazione di Famiglia Dennis Berman: $ 3.500 (€ 2.900) al Central Fund of Israel nel 2018
C Funding: $ 101.000 (€ 84.000) al Central Fund of Israel nel 2019
Fondazione di Famiglia Carl & Sylvia Freyer: $ 80.000 (€ 66.000) al Central Fund of Israel nel 2019
Fondazione Abraham ed Esther Hersh: $ 18.000 (€ 15.000) al Central Fund of Israel nel 2019
Jewish Communal Fund (Fondo Comune Ebraico): $ 2.413.281 (€ 2.000.000) al Central Fund of Israel nel 2019; $ 40.600 (€ 34.000) all’Israel Independence Fund (Fondo per l’indipendenza di Israele) nel 2019; $ 49.602 (€ 41.000) a One Israel Fund (Fondo Unico Israeliano) nel 2019
Fondazione Cherna Moskowitz: $ 6.003.000 (€ 5.000.000) al Central Fund of Israel nel 2019; $ 230.000 (€ 190.000) a One Israel Fund nel 2019
Fondazione Ner Tzion: $ 735.000 (€ 610.000) al Central Fund of Israel nel 2018
Fondazione Ben ed Esther Rosenbloom: $ 7.000 (€ 5.800) al Central Fund of Israel nel 2018
Fondazione Benjamin e Susan Shapell: $ 10.000 (€ 8.300) a One Israel Fund nel 2019
Fondazione di Famiglia Adelson: $ 50.000 (€ 41.500) al Central Fund of Israel 2018
Fondazione Irving I Moskowitz: $ 2.106.000 (€ 1.748.000) al Central Fund of Israel nel 2018; $ 400.000 (€ 332.000) a One Israel Fund nel 2018
Fondazione Edwin Soforenko: Importo sconosciuto a One Israel Fund nel 2018
Parte dell’apparato dell’apartheid
Il finanziamento del movimento dei coloni israeliani passa attraverso una varietà di canali e si basa su un’ampia rete di supporto organizzativo e governativo. Neve Gordon, un professore israeliano presso l’Università Queen Mary di Londra, ha condotto una ricerca su Regavim, concludendo che l’uso di organizzazioni no-profit è solo una parte del più ampio “apparato dell’apartheid”, spiegando che:
“Per creare un regime fondato sulla discriminazione istituzionalizzata e sulle identificazioni etniche e razziali, è necessario mettere in atto un intero apparato. In parte legale. In parte governativo. E parte di esso è il ramo esecutivo del governo. Quindi, ci sono i tre rami, ma poi una parte, e questo è ciò che spesso non viene discusso, sono gli organi della società civile. E Regavim è un organo della società civile che consente l’apartheid”.
E indipendentemente dal fatto che questi donatori sappiano per cosa viene utilizzato il loro denaro, Gordon ha sottolineato che esporli come “promotori dell’apartheid” è cruciale per smantellare questo sistema.
Jessica Buxbaum è una giornalista con sede a Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è stato pubblicato su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org