Qui a Gaza, le persone inviano messaggi di addio ai propri cari

Scrivo per dirvi che questa lotta, prima ancora che politica o storica o ideologica, è la nostra lotta umana. Una lotta per la nostra stessa umanità.

Fonte: english version

Ismail – 17 maggio 2021

Immagine di copertina: Centinaia di palestinesi partecipano al funerale della famiglia Abu Hatab a Gaza City, il 15 maggio 2021. Otto bambini e due donne della famiglia sono stati uccisi dopo il crollo del loro edificio di tre piani nel campo profughi di Shati a seguito di un attacco israeliano. (Mohammed Zaanoun / Activestills)

Ho notato un nuovo fenomeno sui social media a Gaza: le persone inviano messaggi di addio ai propri cari   consapevoli della possibilità di essere uccisi. Sulle pagine Facebook e Twitter ho visto lo status dei miei amici, con messaggi come: “Se ho ferito qualcuno di voi, mi scuso e se devo qualcosa a qualcuno, gli chiedo di perdonare il mio debito. ”

Ho notato che alcuni dei miei amici hanno incluso un versetto del Corano. Una preghiera che “li ammetterà in paradiso”.

Mio Dio, cosa sta succedendo qui? Il mondo si chiede in modo disgustoso chi ha torto e chi ha ragione, chi ha iniziato e chi ha finito, e di chi è la colpa.

I bambini vengono uccisi e inceneriti, le torri residenziali vengono completamente distrutte, i ricordi vengono cancellati. Eppure, alcune persone sono ancora impegnate a puntare il dito e a scrivermi: perché non hai condannato una parte o l’altra? Come se questo fosse ciò che fermerà la violenza.

Mi scrivono: “perché non fate così e così?” e “se solo aveste agito diversamente”. Un’inesorabile reazione a catena che la loro logica genera unicamente per giustificare la crudeltà, per mettere a tacere la voce del Dio che piange dentro di noi e grida: “Questo è sbagliato, ciò che sta accadendo è sbagliato”.

Non posso accettarlo. Non posso accettare che vediate tutto il sangue e la crudeltà di Gaza e non ve ne importi. Che non siate disposti a fare nulla oltre ad accontentarvi di giustificazioni che proteggano le vostre  azioni militari. La voce di Satana ora infuria dentro di noi.

Una donna palestinese cammina tra le macerie dopo un attacco aereo israeliano, il 16 maggio 2021 (Mohammed Zaanoun / Activestills)

Scrivo per dirvi che questa lotta, prima ancora che spolitica o storica o ideologica, è la nostra lotta umana. Una lotta per la nostra umanità, e in essa esiste tutta la complessità dell’uomo: il bello e il brutto. Non fraintendetemi, non sono un uomo giusto o che vuole fare proseliti. Non vorrei che mi vedeste così. A volte, e specialmente quando sono depresso, nella mia mente compaiono pensieri che l’anima non accetta.

La scorsa notte, mentre i bombardamenti senza fine continuavano tutto intorno a me, ho sentito una grande impotenza. Mi sono chiesto: cosa posso fare? Sono impotente. La mia voce non cambierà nulla.

E forse quello che sto scrivendo non ha senso. Mi sembra che il mondo intero parli la lingua del potere. Niente a Gaza ha senso, e non solo in tempo di guerra. La realtà a Gaza era illogica ancor prima della guerra, è illogica durante la guerra e sarà illogica dopo la guerra. Questo conflitto sarà risolto solo quando ci saranno uguali sofferenze, distruzione e vittime da entrambe le parti?

Cosa sto facendo? Non devo pensare in questo modo. Ma è così che pensano i leader politici e militari. Vedete? Anch’io non sono del tutto innocente.

Eppure, faccio tutto il possibile per evitare che il diavolo dentro di me, da questa profonda depressione, si impadronisca del mio spirito. Ho fatto la doccia, mi sono lavato le mani, ho pregato. È stato rasserenante. Ho preso il telefono e ho aperto YouTube, ascoltando musica che mi avrebbe distratto.

Quando scelgo una canzone, cerco di esaminare i miei sentimenti e adattare la mia scelta in base ad essi. Ho scelto la canzone di Sting “Fragile”: “Forse quest’ultimo atto è destinato a ribadire una fondamentale verità, che dalla violenza non può e non potrà mai nascere nulla”

Un uomo palestinese  nella sua casa dopo che è stata distrutta da un attacco aereo israeliano, il 15 maggio 2021 (Mohammed Zaanoun / Activestills)

Per i politici, siamo tutti numeri o obiettivi strategici o danni collaterali o vittime o martiri o eroi. Queste sono descrizioni aride, parole fredde che aprono un abisso tra noi e noi stessi. Pertanto, proveremo dolore e tristezza solo per pochi minuti o ore o forse pochi giorni, e questi termini ci faranno dimenticare chi siamo. Non saremo più in grado di vedere gli altri, sentirli – sentirli veramente – come può fare qualsiasi persona che persegue la pace e la giustizia.

E nel mondo politico, bisogna scegliere da che parte stare. Se conducessi una ricerca accademica o sociale, penserei sia importante che la ricerca si basi su diverse opinioni e sulle voci di persone diverse. Ma la politica, per quanto sporca, richiede sempre che tu scelga. E perché? Perché se non scegli, non cambierai nulla. Sarai debole. Questa è la politica.

Gaza, nonostante la sua crudeltà, mi ha insegnato molte cose. Ad esempio, quando la voce del tribalismo e del nazionalismo si intensifica, è una cattiva notizia, poiché le voci gentili della verità scompaiono – e rimane solo una grande confusione. A quelli di voi che hanno la voce gentile, una voce di verità, dico: vi amo. E lo so, questi sono tempi difficili. Ti chiameranno “traditore” privo di sentimento nazionalista e cercheranno di farti sentire disumano. Non è certo una novità. Loro, che serrano i ranghi e raggiungono i loro obiettivi politici, sono convinti di essere intelligenti. Ma il loro pensiero ci porterà solo a un’ulteriore distruzione e ci farà  svanire tutti da questo mondo, lentamente.

Ismail è lo pseudonimo di un giornalista di 27 anni di Gaza che ha chiesto di restare anonimo per paura di rappresaglie.

 

Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org