Un’intera nazione non può porgere l’altra guancia a una potenza seriamente dedita al Genocidio.
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Craig Murray – 20 Maggio 2021
Foto di copertina: Giornalisti palestinesi filmano la distruzione lasciata dai bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, il 14 maggio. (Osps7, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)
I media e i politici occidentali sono ora saldamente uniti intorno alla narrazione del governo israeliano. Israele sta combattendo controvoglia una guerra di autodifesa a Gaza dopo che le ostilità sono state avviate da un aggressivo attacco militare di Hamas. L’assalto alla moschea di Al Aqsa, gli spari contro le persone in preghiera, la folla di estremisti della destra sionista che attacca Gerusalemme Est, la distruzione in stile “Notte dei Cristalli” delle imprese palestinesi e il linciaggio degli arabi israeliani; nulla di tutto ciò è mai accaduto. Quello che è successo è che Hamas ha lanciato una guerra missilistica e Israele è stato obbligato, con molta riluttanza, a esercitare il suo diritto di autodifesa, con enorme cura di non colpire i civili, tranne che, del tutto accidentalmente, l’esercito ha ucciso un paio di centinaia di civili compresi decine di bambini.
I palestinesi muoiono con la voce passiva dei media occidentali. I media dicono sempre che “sono morti”; non sono mai stati “uccisi” e non c’è praticamente mai alcuna attribuzione della morte. Al contrario, gli israeliani sono voce attiva “uccisi da Hamas” o “uccisi da attacchi missilistici”. Fate attenzione a questo paralogismo giornalistico: una volta che ci si abitua è per sempre.
Ero un fermo oppositore degli attacchi missilistici da Gaza. La mia opinione era principalmente che non possono essere presi di mira militarmente, quindi costituiscono un attacco ai civili; secondo, che erano una manna per la propaganda israeliana; e terzo, che sono militarmente inefficaci. Tutto ciò rimane vero, eppure il mio punto di vista è cambiato e mi ritrovo a celebrare il fatto che Hamas, contro ogni previsione, sia riuscita ad acquisire più e migliori missili. Parte di questo cambiamento di opinione è che sono arrivato a capire che non esiste un colonizzatore senziente innocente. Ma la parte più importante è che non riesco a vedere cos’altro dovrebbero fare i palestinesi.
I politici occidentali ovviamente credono che i palestinesi dovrebbero accettare l’apartheid e avere la cortesia di estinguersi in silenzio. I leader ultra-corrotti della maggior parte degli stati arabi vorrebbero anche che i palestinesi scomparissero permettendogli così di godere dei generosi benefici personali delle loro nuove alleanze con Israele. È assolutamente chiaro che non c’è alcun processo politico in preparazione per alleviare la difficile situazione palestinese, che anche quei politici occidentali “liberali” che hanno lanciato l’idea di una “soluzione a due Stati” intendevano, nella migliore delle ipotesi, segregazionismo e ghettizzazione internazionalmente riconosciuti. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden vanta la straordinaria impresa di essere ancora più sionista di Donald Trump.
Se fossi palestinese, avrei indubbiamente concluso che per un’intera nazione porgere l’altra guancia a una potenza seriamente dedita al Genocidio, non è una politica praticabile. La resistenza militare può sembrare senza speranza, ma a volte tentare di vivere ribellandosi e impegnandosi nella lotta è l’unica opzione dignitosa che rimane a un essere umano.
Domenica è stata una bella giornata a Glasgow per la manifestazione organizzata dal Comitato Scozzese di Solidarietà per la Palestina (SPSC), ed è stato fantastico poter incontrare di nuovo così tante persone magnifiche e animate dal senso civico. Era una folla particolarmente giovane, il che era di buon auspicio, e ho potuto incontrare molti palestinesi che hanno tratto conforto dal sostegno popolare in un momento traumatico.
Guardando Mick Napie, l’organizzatore dell’evento, sono rimasto colpito pensando che ci sono così tante persone davvero straordinarie e altruiste che impegnano tutte se stesse e la loro intera esistenza in buone cause senza chiedere nulla in cambio. Mick è stato coinvolto con l’SPSC da quando ho memoria, ha vinto importanti cause in tribunale in Scozia contro ridicole accuse di antisemitismo, e l’ho visto alle veglie nelle notti fredde e umide insieme a una dozzina di persone . Mi ha fatto capire quanti Mick Napiers ho avuto il grande privilegio di conoscere. Non dobbiamo dare per scontato l’altruismo.
Craig Murray è autore, conduttore televisivo e attivista per i diritti umani. È stato ambasciatore britannico in Uzbekistan dall’agosto 2002 all’ottobre 2004 e rettore dell’Università di Dundee dal 2007 al 2010.
Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org