Tu, caro Mughini, sei un “intellettuale” come lo descriveva Pasolini l: “l’intellettuale è dove l’industria culturale lo colloca: perché è come il mercato lo vuole”.
Lorenzo Poli – Invictapalestina -30 maggio 2021
Immagine di copertina (credit Dagospia)
“Se Gaza fosse nelle mani di un gruppo dirigente tedesco o israeliano o nordeuropeo, in questi ultimi vent’anni avrebbe potuto diventare una ridente cittadina che si affaccia sul Mediterraneo. Molti di noi avrebbero scelto volentieri di passarci qualche giorno di vacanza, di tastare con mano le condizioni della gente palestinese, nostri fratelli né più né meno che la gente israeliana.”
Queste le parole di Giampiero Mughini, scritte su Dagospia, sugli attacchi israeliani a Gaza (https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/versione-mughini-origini-tragedia-questi-undici-giorni-271597.htm)
Da notare che la preoccupazione per Mughini è, a quanto pare, andare in vacanza a Gaza. Nessuna parola sulla situazione, sulle ragioni, sulle cause dell’attacco.
Il problema per Mughini è rendere Gaza l’ennesima forma-merce per un “turismo coloniale” ad uso e consumo di chi va e non per chi ci abita.
L’interesse di Mughini è pensare a Gaza come una “cittadina turistica”, senza pensare che prima sarebbe bello diventasse abitabile per i suoi abitanti.
Sempre su Dagospia, nel 2014, Mughini scriveva sulla Palestina durante l’operazione Margine Protettivo, dicendo che stava “al 55% dalla parte di Israele”, pur non riuscendo “a tifare per le bombe israeliane che piovono su Gaza fino a ridurla una landa priva di acqua ed elettricità”. (https://m.dagospia.com/mughini-sto-al-55-dalla-parte-di-israele-ma-non-riesco-a-tifare-per-le-bombe-israeliane-82150) Questo indica palesemente come Mughini faccia fatica ad esporsi sui grandi temi e come il cerchiobottismo sia una sua prerogativa.
Caro Mughini… Gaza è una prigione a cielo aperto, una città che vive una situazione umanitaria disastrosa, una città che vive il blocco economico e sanitario israeliano (che sarebbe più corretto chiamare “assedio”) che vige dal 2007 e che è costato alla Palestina 16,7 miliardi di dollari di perdite. Un blocco ormai riconosciuto dal rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) del 25 novembre 2020 (https://unctad.org/news/israeli-occupation-cost-gaza-167-billion-past-decade-unctad-estimates).
Una sistematizzazione della violenza e della repressione, dell’occupazione coloniale che pone in secondo piano l’idea di una “Gaza turistica” con alberghi di lusso per i ricchi borghesi europei e, chissà, forse anche israeliani o sauditi. E questo è bene ricordarlo soprattutto a persone come te che nei talk show televisivi del mainstream si divertono a parlare delle “priorità”.
Per Gaza le “priorità” sono altre e sono diverse dalle tue.
Le “priorità” dei ricchi borghesi come te, caro Mughini, che si riempiono la bocca con la “Rivoluzione culturale del Sessantotto” di cui tu più volte hai ormai rinnegato la valenza storica- politica; di persone come te che, spacciandosi per “intellettuali”, in realtà sono “l’intellettualismo degenerato” di cui parlava Adriana Zarri o degli intellettualucci che si vantano del loro “essere colti” sfoggiando frasi da “nozionismo vuoto” senza collocare in un discorso costruttivo e, forse, rivoluzionario per le nostre società.
Tu, caro Mughini, sei un “intellettuale” come lo descriveva Pasolini l: “l’intellettuale è dove l’industria culturale lo colloca: perché è come il mercato lo vuole”.
Sei, come molti altri, un “giullare del potere”, ridicolo, conformista e soprattutto “spento”, ovvero non hai più niente da dire. Godi nel renderti antipatico per aumentare audience, come un vero prodotto televisivo.
Sei un difensore dello status quo che vive di pop-indifferenza: ti esprimi solo su argomenti che non danno fastidio, ma che contribuiscono all’impoverimento culturale del nostro Paese, abbassando anche il livello del dibattito nei talk show politici.
Non ti paragono a Barba D’Urso o ad altri personaggi della TV-spazzatura solo perché, a differenza loro, hai cultura, ma il problema rimane come la usi. Per me la cultura è una possibilità di lotta per cambiare il sistema-mondo e le forme-pensiero che portando ad affermazioni come quella che hai detto su Gaza.
I “pentiti del Sessantotto”, come tu sei, sono una categoria pedagogicamente diseducativa per le generazioni future e per i giovani, oltre ad essere stati nauseanti per i nostri genitori che già vi vedevano come “coloro che parlano con la pancia piena e con tutte le comodità”.
Siete stati attaccati dalla destra perché siete un bersaglio facile e ridicolo; un bersaglio facilmente attaccabile perché la vostra contraddizione è palpabile.
È più difficile attaccare un Luciano Canfora o un Guido Viale, che portano avanti le loro riflessioni con coerenza e con un certa autorevolezza.
Siete un facile bersaglio per i Gasparri di turno perché siete sullo stesso loro livello di derisione, di credibilità e di nauseante tono di voce.
Siete attaccati da sinistra perché, pur riempiendovi di retoriche parole dalla grande funzionalità discorsiva, siete in tutti i sensi degli “imborghesiti” di destra, siete coloro che nascono “incendiari” e che muoiono “pompieri”. Nel 1969, caro Mughini, sei stato tra i fondatori de “Il Manifesto” e dopo qualche mese hai abbandonato per “incompatibilità”; hai lavorato nel quotidiano di Lotta Continua e poi hai abbandonato, forse ancora per incompatibilità. Dopo 20 anni di militanza politica, in cui ti sei ritagliato notorietà, hai abbandonato scrivendo “Compagni addio” per poi criticare la sinistra extraparlamentare e prendere una posizione vergognosa sull’omicidio di Calabresi nel libro “Gli anni della peggio gioventù. L’omicidio Calabresi e la tragedia di una generazione”, uscito nel 2009.
Ma la cosa peggiore che hai fatto è quella di sostenere l’estraneità dei terroristi neofascisti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro e ciò che è accaduto nella strage di Bologna, una strage fascista e di Stato.
Ecco dove portano le vostre degenerazioni: a tutto e al contrario di tutto, alla confusione. Sembrate quasi fatti apposta. Con i vostri artifici retorici siete capaci di spiegare tutto e il suo opposto, di sostenere una causa e la sua opposizione. Sembra proprio, caro Mughini, che tu sia stato sempre “incompatibile” con un certo mondo politico e piuttosto affine con un altro.
Tu e molti altri siete la feccia politica, siete quella parte di storia che non dà dignità a quella parte di storia; siete l’espressione dell’opportunismo più becero, i rassicuratori sociali di qualsiasi politica governativa e i sostenitori del pensiero unico neoliberista.
Siete, dopo il capitalismo finanziario, la globalizzazione e l’avanzata delle destre neopopuliste, la cosa peggiore che ci potesse capitare: annientamento del pensiero critico per accomodarsi nella società che, volendolo cambiare, avete preferito assecondare, strisciando e ritagliando il vostro spazio di visibilità, autoreferenzialità e personalismo.
Caro Mughini, con l’uscita su Gaza non solo hai toccato il fondo, ma hai mostrato la tua “indifferenza snob”, la mancanza di consapevolezza di ciò che dici e il tuo essere parte della parassitosi del senso critico nel dibattito pubblico in Italia.