My First and Only Love: Un’ode all’incrollabile dedizione palestinese nel preservare la propria storia e la propria terra

Club del libro: Scritto con l’urgenza emotiva e la preveggenza che la lotta palestinese richiede, l’ultimo romanzo di Sahar Khalifeh è una splendida e sincera riflessione sul senso di fermezza palestinese, dall’amore alla resistenza.

Fonte: english version

Di Aisha Yusuff – 4 giugno 2021

Foto di copertina: Una storia di resistenza profondamente poetica raccontata attraverso gli occhi di una giovane ragazza palestinese [Hoopoe Fiction]

Le storie di coraggio palestinese sono all’ordine del giorno e molte persone in tutto il mondo hanno visto questa impressionante dedizione, in particolare nelle ultime settimane dopo la campagna #SaveSheikhJarrah. La campagna ha invaso i social media quando i coloni israeliani hanno iniziato a espellere con la forza le famiglie palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah, un quartiere a Gerusalemme Est.

Molto rapidamente, questa campagna è dilagata per denunciare altre comunità minacciate di spopolamento come Silwan e la più ampia oppressione e apartheid che i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania subiscono. Ora più che mai, questa formidabile volontà di sopravvivenza palestinese è visibile al mondo e My First and Only Love (Il Mio Primo e Unico Amore) di Sahar Khalifeh è un’ode a quella volontà palestinese.

La storia segue Nidal, una donna di settant’anni che torna a ricostruire la sua casa di famiglia a Nablus dopo anni di esilio. La casa e il suo contenuto portano ricordi del suo primo amore, Rabie, durante gli ultimi giorni del Mandato Britannico e l’apice della resistenza palestinese contro l’occupazione inglese.

Un giorno, mentre Nidal ripercorre i suoi ricordi, la realtà della vita sotto l’occupazione israeliana e le rovine della casa della famiglia Qahtan, Rabie appare alla sua porta, aggiungendo altri ricordi, e la incoraggia a riscoprire la sua famiglia e la storia nazionale attraverso le memorie inedite di suo zio.

My First and Only Love si alterna tra gli anni ’30 durante la resistenza prima della formazione di Israele e gli anni 2000 con la Cisgiordania e Gaza sotto l’occupazione israeliana. Queste molteplici istantanee ci permettono di condividere alcuni aspetti dell’esperienza palestinese. Il libro è un’ode all’incrollabile dedizione palestinese di preservare la propria storia e la propria terra ed è evidenziato dal modo in cui i personaggi di Khalifeh perseguono costantemente questa passione, anche quando sono pieni di pessimismo, perdono la fede o affrontano una perdita apparente, riescono sempre a onorare questo impegno e rimangono saldi nella loro lotta con esso.

Khalifeh inizia la storia dall’inizio dell’occupazione odierna, dettagliando i fattori che hanno facilitato la perdita della “santa lotta”, nonostante la forza della volontà palestinese. Questi fattori includono l’ingiusto sostegno della Gran Bretagna ai coloni mentre fingeva la neutralità; sostegno straniero ai coloni di paesi potenti come l’America; l’avidità e la divisione all’interno dei ranghi palestinesi; le decisioni prese dalla Lega Araba che sono alimentate da motivi diversi dalla preoccupazione per la vita dei palestinesi; e pratiche patriarcali all’interno delle comunità.

In questo modo, distribuisce efficacemente la colpa identificando così l’oppressore senza ignorare i mali all’interno della comunità che hanno incoraggiato altre forme di oppressione o la perdita di vite e terre.

Khalifeh sfata anche molte falsità in questa storia. Un esempio calzante è l’idea diffusa che Israele sia stato creato su una terra disabitata e desolata, che gli israeliani hanno preparato per essere fruttuosa, il mito di “una terra senza popolo per un popolo senza terra”. Per demistificare questo, i narratori di Khalifeh evocano gli scenari che li circondano usando un linguaggio lieve e poetico.

Durante la resistenza, Nidal descrive frutti vari, corsi d’acqua, insetti e altri animali, il cielo e la natura in modi colorati e rilassanti. Anche suo zio Amin usa questo stesso tono per descrivere i dintorni anche se la tensione aumenta e la creazione di Israele si avvicina. Questa enfasi sulla natura colorata, bella e accattivante della Palestina espone con impeto questo mito come falso.

Inoltre, i personaggi femminili di Khalifeh sono forti, ostinati e decisi nel loro desiderio di libertà. Sono diversi e nutrono un rapporto complesso con i principi patriarcali della loro comunità.

Hasna, l’amata dello zio maggiore di Nidal, è sincera, fisicamente forte e si impegna con fermezza nei piani di libertà. Allo stesso tempo, Widad, la madre di Nidal, è enigmatica, distaccata, contribuisce alla santa lotta fornendo assistenza medica come infermiera. Altri personaggi spesso la respingono, ma si scopre presto che è più di una semplice “infermiera scostante”.

La nonna di Nidal è conservatrice e crede nella sua fede e nelle regole patriarcali che guidano la loro società. Tuttavia, ha anche un lato fermo che i lettori vedono quando ammonisce e incoraggia i suoi figli ogni volta che perdono di vista la lotta.

Infine, Nidal stessa è l’essenza della forza. Dopo essere sopravvissuta molti anni da sola in paesi sconosciuti, senza notizie dalla sua famiglia, torna per ricostruire la sua casa di famiglia in una città che ora è sotto assedio. Questi personaggi smantellano le idee sbagliate, anche se a volte fondate, che le donne palestinesi siano soggiogate a causa della loro identità e che l’occupazione israeliana sia in qualche modo più liberatoria per loro.

L’amore e gli orologi sono due interessanti analogie che compaiono ripetutamente nella storia. Khalifeh ci spinge a riesaminare l’idea di amore perché amare intensamente in un ambiente che minaccia abitualmente la propria vita e dignità è un forte atto di resilienza.

I personaggi di My First and Only Love si innamorano sfacciatamente. Il loro amore romantico spesso si intreccia con l’amore per la loro terra in modo che i lettori non possano dire dove finisce uno e inizia l’altro. Khalifeh esplora questa mescolanza di amore nel “leader”, Abdel Qader al-Husseini e l’amore, la riverenza e l’adorazione che i personaggi hanno per lui. Così, come un quadro in movimento, questa esplorazione diventa una lezione storica che ravviva gli eventi che hanno portato alla scomparsa di al-Husseini. I lettori possono anche avere uno scorcio su come la sua morte innesca l’agevole attivazione del “Piano Nakhshun/Nachshon” che porta alla formazione dello Stato israeliano.

Khalifeh sottolinea anche la forza della scrittura e ci insegna l’importanza della documentazione nella personalità di zio Amin. Al culmine della resistenza, alcuni personaggi hanno deriso la preferenza di Amin per la scrittura e ne hanno messo in dubbio l’utilità per la lotta, a differenza delle armi. Khalifeh stabilisce la forza della scrittura con il potere che le memorie di zio Amin donano a Nidal quando alla fine le legge. Questa forza è ulteriormente evidente nel modo in cui le opere degli autori palestinesi preservano la storia e promuovono la causa palestinese per la libertà fino ad oggi.

Nonostante le dolorose ed estenuanti lezioni di storia in My First and Only Love, Khalifeh regala ai lettori una gioia epocale per riaccendere la speranza, come è consuetudine e rappresenta la volontà palestinese. È anche doveroso sottolineare come la traduzione di Aida Bamia enfatizzi la bellezza della lingua araba in cui questa storia è stata inizialmente scritta.

Infonde l’eloquenza, il sapore e il ritmo per cui l’arabo è noto in modo che i lettori abbiano un chiaro senso della scrittura originale di Khalifeh. Mette inoltre in evidenza le carenze della lingua inglese nel mettere in relazione alcune parole arabe mantenendole senza equivalenti inglesi. Trovo che questo sia un piccolo atto di resistenza che senza sforzo giustifica l’essenza palestinese di questa storia.

My First and Only Love è un libro cupo ma pieno di speranza, brillante ed essenziale che ogni lettore merita di provare almeno una volta.

Aisha Yusuff è una recensionista di libri con un indirizzo sulla letteratura africana e musulmana. I suoi lavori si possono trovare su @thatothernigeriangirl e su riviste digitali come Rewrite London. Seguitela su Twitter: @allthingsaeesha

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org